27 febbraio 2018

cinema – THE POST


Anno: 2017
Regia: Steven Spielberg
Attori: Tom Hanks, Meryl Streep
Paese: USA
Durata: 118 Min
Distribuzione: 01 Distribution

cinema08FBThe Post di Steven Spielberg racconta due storie: una storia d’amore per la libertà di stampa e la storia di una donna che, con fatica, riesce a far sentire la sua voce in un mondo dominato dai maschi.

Siamo nel 1971, gli Usa sono impegnati nella guerra del Vietnam, i giovani muoiono in combattimento e un ex collaboratore del Pentagono riesce a far trapelare dei documenti, in cui si ammette che la guerra è un disastro e che non si sarebbe vinta. Nonostante questa consapevolezza i giovani vengono continuamente inviati al fronte. I documenti trafugati, Pentagon Papers, sono stati commissionati dal Segretario alla Difesa Robert McNamara a beneficio degli storici futuri. Ripercorrono la posizione degli Stati Uniti nei confronti della guerra in Vietnam, a partire dalla presidenza Eisenhower. Coinvolgono, quindi, diversi presidenti tra cui Kennedy, Johnson, fino al presidente in carica Nixon. Non fu il Post a riceverli, bensì il New York Times che li fece esaminare per mesi e decise la pubblicazione. Poi lo stop. La Casa Bianca e Nixon in persona (che meditava di ricandidarsi l’anno dopo) minacciarono il quotidiano, che fu costretto a sospendere le pubblicazioni. Nel film Spielberg decide di far vedere Nixon di spalle, attraverso le vetrate della Casa Bianca, e propone la voce autentica del presidente di allora che inveisce contro la stampa.

Ed ecco, allora, entrare in scena The Post, ai tempi una testata minore, guidata da un ambizioso direttore, Ben Bradlee (Tom Hanks), che vorrebbe sprovincializzarlo. Bradlee pensa che il divieto di pubblicazione imposto al New York Times possa essere l’occasione per far emergere e far crescere il suo giornale. Con tenacia e fortuna, un giornalista riesce ad avere i documenti del Times e tutto potrebbe procedere. Ma c’è un piccolo particolare, la proprietaria della testata, Katharine Graham (Meryl Streep), è una donna insicura. Si è trovata a capo dell’azienda in seguito al suicidio del marito, è una donna che ha legami di amicizia e frequentazione con McNamara e con l’establishment; inoltre sta quotando il giornale in borsa e i suoi consiglieri le chiedono prudenza per non far scappare potenziali investitori. Eppure, questa donna che si sente fuori posto, perché riteneva normale che dell’azienda che aveva ereditato si occupasse il marito, viene convinta da un ambizioso e orgoglioso gruppo di giornalisti a schierarsi contro i suoi amici. Così fa quel che va fatto, perché, come dirà la sentenza della giuria che assolverà sia il New York Times sia The Post, “I giornali sono per i governati, non per i governi”.

Questa la vicenda, già nota da 46 anni, ma ricostruita in modo preciso e memorabile dal regista; poi ci sono le storie dei protagonisti: Bradlee e Graham. Se nella prima parte del film il mattatore è il personaggio di Tom Hanks (ambizioso, scorretto e intenzionato a forzare la mano alla proprietaria esattamente come fanno i consiglieri del board per scopi contrari ai suoi), nella seconda parte la protagonista è Katharine ovvero Meryl Streep. L’attrice è magistrale nell’interpretare una donna dapprima impegnata solo in pranzi e ricevimenti, balbettante alle riunioni del consiglio di amministrazione, preoccupata di inimicarsi le sue amicizie, e che pian piano troverà la sicurezza e prenderà una decisione impopolare per il suo ambiente. La Streep riesce a farci partecipi delle preoccupazioni di Katharine, a volte solo con piccoli gesti, senza ricorrere alla parola. Certo, la sua recitazione è supportata dalle sapienti inquadrature di Spielberg che, alzando la macchina da presa, rende più efficaci le insicurezze della donna e, al contrario, abbassandola, sottolinea la sempre maggiore sicurezza acquisita da Katharine.

Nella pellicola, oltre al tema attuale della libertà di stampa, si affianca quello del ruolo della donna e della solidarietà femminile. Spielberg ha sentito talmente tanto l’urgenza di realizzare questo film, per rispondere al clima culturale favorito da Trump, che ha interrotto il progetto a cui stava lavorando, The Kidnapping of Edgardo Mortara.

Katharine è sola, controcorrente rispetto al suo ambiente sociale, ma troverà supporto nella moglie di Bradlee e nelle pacifiste che la attendono fuori dal tribunale. La sentenza le ha dato la patente di editrice, di donna forte capace di sfidare il potere.

E dovrà essere forte anche per il nuovo scandalo che si profila e che è solo accennato nel film: il Watergate.

Dorothy Parker

Questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org



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