19 dicembre 2017

la posta dei lettori_20.12.2017


Scrive Giancarlo Consonni a proposito degli “scali” – Magistrale la sintesi di Sergio Scotti Camuzzi a proposito di quel che si è consumato con l’“Accordo di programma” sugli scali ferroviari di Milano. Aggiungo solo che ci sono due antecedenti: la vicenda legata alle ex Varesine (il cui esito finale è lo scempio di Porta Nuova) e quella legata alla dismissione, in periodo fascista, della vecchia stazione ferroviaria in piazza Fiume (oggi piazza della Repubblica) e delle linee situate nel tessuto urbano che vi pervenivano. Su questa vicenda più lontana nel tempo, scrive Dario Franchi (Interventi edilizi e piani regolatori a Milano 1923-1934, in D. Franchi e R. Chiumeo, Urbanistica a Milano in regime fascista, La Nuova Italia, Firenze 1972, p. 50): «Scopo unico dell’amministrazione ferroviaria era insomma la preoccupazione di procurarsi un forte realizzo dalla vendita delle vecchie sedi ferroviarie, che, a suo modo di vedere, avrebbe dovuto compensare in buona parte le spese della nuova stazione. Né erano affatto definite le questioni preliminari che dovevano essere alla base delle convenzioni da stipularsi tra Comune e Ferrovie: il primo sosteneva la tesi secondo la quale doveva ricevere gratis le sedi stradali se le altre aree rimanevano allo Stato, poiché in pratica queste ultime erano rivalutate dai lavori compiuti dal Comune stesso». Sempre Franchi aggiunge in nota. «La lotta tra Ferrovie e Comune era impari, trattandosi nel primo caso di un ente statale i cui interessi erano legati più direttamente alla vita del regime. Inoltre il Comune sarà costretto ad accettare le condizioni imposte dalle Ferrovie essendo, agli occhi dell’opinione pubblica desiderosa di una rapida sistemazione, il solo responsabile della lentezza delle opere di riordino stradale».

Novant’anni dopo la vicenda si ripete in peggio, con il Gruppo F.S. lasciato libero dal Governo di assumersi un ruolo da immobiliarista e dal Comune di decidere il futuro della città.

Scrive Mariagrazia Tagliabue a proposito dei vigili in bicicletta sul marciapiede – Sto vedendo quanto i ciclisti creino problemi in città(io vivo a Milano) sono già stata investita da un ciclista che mi ha preso alle spalle mentre camminavo sulle zebre, per non parlare di quelli che vanno contro mano e gli automobilisti non sanno più da che parte guardare: recentemente in via Melzi d’Eril ho incontrato un gruppo di giovani vigili in bicicletta che scorrazzavano tranquillamente e velocemente sul marciapiede. Ormai siamo arrivati ad un punto in cui anche chi dovrebbe far rispettare la legge se ne frega. L’ anarchia regna assoluta, la delinquenza pure, ma almeno il sindaco non potrebbe fare qualcosa?



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