10 gennaio 2020

SCALI FERROVIARI: TRE NUOVI MASTERPLAN

Seconda puntata


Prosegue l'analisi dei nuovi masterplan per gli ex Scali Ferroviari. In questo articolo Emilio Battisti fa un'attenta disamina del progetto vincitore per gli scali Farini e San Cristoforo. Il titolo è “Agenti Climatici” e si propone di creare due grandi parchi in grado di mitigare l'impatto ambientale della città, ma anche di accogliere attività ed edifici qualora gli sviluppi socioeconomici lo richiedessero.

Vincitore del concorso per la trasformazione e rigenerazione urbana degli scali di Farini e San Cristoforo è risultato il progetto Agenti Climatici degli studi OMA di Rem Koolhaas e Laboratorio Permanente di Nicola Russi e Angelica Sylos Labini affiancati da Philippe Rahm architects, specialisti in architettura meteorologica, da Vogt Landscape Architects, dall’esperto in politiche urbane Ezio Micelli, dall’associazione culturale Temporiuso e dalle società Arcadis e Net Engineering esperte in temi di sostenibilità e trasporti.

Il progetto predilige un approccio ambientalista che tiene conto del fatto che i due scali Farini e San Cristoforo si trovano rispettivamente nel territorio asciutto e in quello irriguo, ricco di risorgive. Si concentra sulla progettazione di due parchi il cui obiettivo è di mitigare gli effetti inquinanti prodotti dalla città.

Nello scalo Farini si propone un grande bosco lineare che contribuisce a raffreddare i venti caldi provenienti da sud-ovest e a depurare l’aria dalle particelle più tossiche. Nello scalo di San Cristoforo si prevede un lungo bacino parallelo al Naviglio pavese per la depurazione delle acque, creare un ambiente in grado di ospitare attività umane a forte valenza naturalistica e favorire una variegata presenza di flora e fauna.

MASTERPLAN DELLO SCALO FARINI

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Funzionamento ambientale del nuovo parco dello scalo Farini

Gli elementi fondamentali che caratterizzano l’intervento di recupero dello scalo Farini sono:

– il parco costituito dal bosco, che affianca i binari a nordest, da via Valtellina fino all’altezza di via Caracciolo per una estensione di quasi 1500 m e una ampiezza media di 100 m. Al di là dei binari, il verde attualmente frammentato viene ricomposto e integrato con nuovi servizi pubblici;

– l’insediamento urbano costituito da isolati con una maglia stradale regolare sul versante nordorientale;

– l’individuazione di alcuni spazi pubblici che determinano centralità locali contraddistinte da differenti funzioni;

– il riutilizzo e la valorizzazione di alcune strutture esistenti all’interno dello scalo per una superficie complessiva di quasi 50.000 mq;

– Il superamento dei binari tramite due landbridge, Ponte delle Arti e Ponte Nuovo, e l’ipotizzato sovrappasso carrabile tra via Lancetti e Piazzale Lugano.

Vista generale di progetto dello scalo Farini

Vista generale di progetto dello scalo Farini

All’interno dello scenario così definito vengono suggerite una serie di funzioni in parte pubbliche, che si integrano con quelle già esistenti, nominate con espressioni assai fantasiose come Paesaggio meccanico per indicare quanto resterà dello scalo ferroviario, Parco delle sculture per il Cimitero monumentale e il termine Limpidarium mutuato dal latino ma inesistente nella lingua originaria.

Allo scalo Farini rigenerato si potrà arrivare oltre che con mezzi di superficie, dalle fermate MM Cenisio e Lancetti. Quest’ultima diventerà un nodo intermodale per il collegamento con l’area metropolitana. Il nuovo insediamento si potrà raggiungere anche con una ciclabile espressa di 6 km tra le stazioni di Porta Garibaldi e Bovisa e sarà interessato da una rete di corsie ciclabili di 8 km. Arrivandoci in auto si sarà indirizzati al parcheggio interrato con maggiore disponibilità di posti con un sistema di wayfinding digitale che ridurrà i percorsi.

L’assetto della mobilità, dopo la discussione pubblica, è stato riproposto in tre differenti opzioni con maggiore o minore traffico di attraversamento e conseguente maggiore o minor presenza di aree verdi.

Sistema di accesso e mobilità interna dello scalo Farini

Sistema di accesso e mobilità interna dello scalo Farini

Nelle Linee Guida del bando si dice che: “la finalità del Concorso non è, quindi, la redazione di elaborati analoghi ad un “Piano attuativo” né un progetto planivolumetrico dell’area, bensì la rappresentazione di una strategia di rigenerazione, con particolare riferimento alle aree pubbliche, le connessioni e le infrastrutture verdi, dimostrando sia il raggiungimento degli obiettivi generali che la resilienza nel tempo, al mutare degli scenari socioeconomici della città.“

Il team vincitore del concorso ha assolto a questo compito indicando sei scenari economici dipendenti da fattori esterni di scala macroeconomica rispetto ai quali il progetto sarebbe in grado di adattarsi secondo una pluralità di orientamenti definiti: Città globale, Capitale europea, Milano manifattura, SuperMilano, Casa dolce casa e Italexit.

Per gli autori “Il progetto infatti è attuabile sia nell’ambito di scenari di crescita economica – anche particolarmente sostenuta, ipotizzando un aumento delle volumetrie già oggi assentite (sic!)- che in contesti caratterizzati da una flessione della domanda di famiglie e imprese a seguito dei più diversi shock esterni.”

Sei scenari macroeconomici

Sei scenari macroeconomici

I progettisti dichiarano che “a restare costante nei più diversi scenari prefigurati è la maglia delle infrastrutture ambientali cui si aggiungono i molteplici sviluppi dei servizi destinati alla comunità: la città pubblica diviene quindi il principio organizzatore di molteplici scenari di sviluppo dell’area che ne declinano i futuri possibili.”

Ci si domanda tuttavia come si possa immaginare di garantire le risorse destinate alla realizzazione di infrastrutture e servizi pubblici nel caso in cui gli scenari macroeconomici non siano quelli auspicati e come si possa perfino ammettere unun aumento delle volumetrie già oggi assentite” nel caso dello scenario di massimo sviluppo rappresentato dalla cosiddetta Città globale.

La proposta per il recupero dello scalo Farini si dilunga poi in un’analisi di come i nuovi isolati possano, in analogia a quanto già accade in altre parti della città, dare luogo a fenomeni insediativi resilienti, capaci di accogliere al loro interno attività collettive, trasformando le corti private in piazze, i capannoni industriali in mercati tematici e spazi per eventi, i tetti degli edifici in terrazze pubbliche. Una porosità del tessuto che viene anche simulata con schemi planivolumetrici di carattere assai scolastico.

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IL TEMPO COME RISORSA

In un intervento di tale dimensione e complessità il tempo è un fattore strategico perché scandisce le fasi di una trasformazione che non potrà concludersi prima del 2050 e dovrebbe partire già nel 2020 con il tracciamento della nuova griglia del Masterplan, la realizzazione della pista ciclabile Farini-Bovisa, l’apertura della nuova sezione dell’Accademia di Brera e degli spazi aperti per i suoi laboratori e le installazioni del programma Brera land-art.

Inoltre si dovrà predisporre l’area per ospitare una serie di eventi: l’avvio della BUGA (Biennale internazionale di giardinaggio dedicata alla fitodepurazione) che si accompagnerà alla messa a dimora delle essenze per la bonifica dei terreni con vivai e serre didattiche e le Visite della Memoria dedicate a ciò che resterà della scalo ferroviario.

Battisti_06Fase 0 -2020

La cosiddetta Fase 0 prevede quindi una nutrita serie di iniziative e usi temporanei che potremo presto verificare quale consistenza ed efficacia potranno avere per mettere effettivamente a disposizione dei cittadini gli spazi dello scalo Farini.

A questa prima fase alla quale non si assegna una durata, seguiranno altre tre fasi decennali durante le quali andranno progressivamente a compimento spazi pubblici, infrastrutture e servizi oltre agli interventi privati, di cui si offre una generica, assai ottimistica rappresentazione senza dare indicazioni della strumentazione tecnico-economica per perseguire gli obiettivi indicati.

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Le tre successive fasi decennali dal 2020 al 2050

Con l’avvio dei lavori i lotti già bonificati potranno accogliere palchi e strutture temporanee per eventi musicali. In un lotto della griglia, riservato al deposito della terra da scavo, si potranno organizzare eventi sportivi di motocross e sci e godere dall’alto della vista sul paesaggio circostante.

 

Giardino d’inverno

Giardino d’inverno

“Nell’Ex Deposito Merci lungo la nuova pista ciclabile sorgerà un giardino d’inverno con bar e ristoranti, una ciclo officina oltre alle sedi di diverse green startup, associazioni sociali e culturali.”

 

PROGRAMMA

Molteplici funzioni sia pubbliche che private dovranno insediarsi in rapporto alle superfici assegnate, rispettivamente per le aree pubbliche di FSSU e di COIMA.

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Comparazione tra richieste di bando e progetto

L’ipotizzata porosità del cosiddetto Blocco Milano dovrebbe consentire una forte integrazione di differenti funzioni all’interno delle strutture edilizie nei nuovi isolati, ma tutto ciò dipenderà da fenomeni di mercato che non sono programmabili.

Il recupero dello scalo Farini intende qualificarsi come un sistema ecologico integrato ed equilibrato che combina varie componenti naturali e urbane “con apporti attivi e passivi a impatto zero”: dal ricorso alle fonti rinnovabili, alla riduzione del fabbisogno energetico degli edifici, avvalendosi degli effetti del parco, dei corridoi ecologici e di altri dispositivi ambientali oltre allo stoccaggio e riuso delle acque meteoriche per ottenere l’invarianza idraulica sull’intera area.

Filtro ecologico parco Farini

Filtro ecologico parco Farini

Va tuttavia osservato che l’effetto di raffrescamento e filtrazione dell’inquinamento aereo dovuto al Limpidarium come sistema ecologico integrato, cioè l’insieme delle interazioni complesse morfologiche e funzionali tra struttura vegetata e struttura urbana, sembra piuttosto debole perché non sono abbastanza definite le morfo-tipologie insediative in relazione alla prevista ”brezza urbana” generata dal sistema verde che si estende da nord/ovest a sud/est.

Essendo la maglia urbana prevalentemente perpendicolare alla direzione della brezza, l’effetto di mitigazione ambientale potrà essere rilevante solo sugli spazi e edifici contigui al parco lineare, dando un contributo minimo al raffrescamento dei corpi di fabbrica interni agli isolati.

C’è evidente discrepanza tra obiettivi molto ambiziosi e carenza di strumenti per raggiungerli. Poiché si prevede un centro di monitoraggio degli effetti del verde sulle isole di calore urbane ci si aspetterebbe qualche mappa della situazione esistente e la simulazione microclimatica ed ambientale del proposto “sistema ecologico integrato”. Ma per farlo sono necessari scenari di piano morfo–tipologici che permettano di ragionare approfonditamente su come una parte della città può prendere forma in simbiosi con le strutture verdi per la mitigazione microclimatica ed ambientale. Ma le risorse assegnate ai progettisti nella fase di concorso certamente non sono state sufficienti.

Nella terza e ultima puntata parleremo dei masterplan di San Cristoforo e di Greco-Breda.

Emilio Battiti



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  1. MarcoIl Progetto Farini non mi convince per niente. Ma non si potrebbe pensare di interrare i binari in quel tratto (come è già stato fatto in altri luoghi della città)? In questo modi si recupererebbe un mare di spazio in più e si potrebbe creare una vera interconnessione tra i due lati della città (i due ponti kilometrici mi paiono solo un palliativo).
    16 gennaio 2020 • 14:46Rispondi
  2. Andrea giudiciAndavo all’università quando si parlava de progetto....e siamo ancora lì...secondo me non si farà mai!!!
    28 aprile 2020 • 13:57Rispondi
  3. Davide Giovanni CavannaBuongiorno a tutti. ARCIPELAGO MILANO mi sembra un buon progetto (già a partire dal nome, veramente interessante!). Penso potrà essere un valido motore per proseguire nel cammino di sviluppo urbano che potrà contribuire a migliorare per la nostra città l’ottimo posizionamento in campo internazionale che già si sta sviluppando, in particolare avendo cura di offrire a Milano un servizio di welfare alle persone, alle famiglie ed alle imprese per un miglioramento della qualità della vita in tutti i suoi aspetti (penso anche potrebbe essere interessante avviare un’Associazione “ARCIPELAGO MILANO”, che aiuti a raccogliere, nel tessuto cittadino, idee, stimoli e partecipazione a questo progetto). Buon lavoro a tutti, con spirito Ambrosiano!
    15 marzo 2021 • 09:07Rispondi
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