15 novembre 2017

cinema – BLADE RUNNER 2049


BLADE RUNNER 2049
Regia: Denis Villeneuve
Con: Ryan Gosling, Harrison Ford, Robin Wright, Dave Bautista
USA 2017, 163 min

cinema38FBTrent’anni dopo, il mondo distopico di Blade Runner di Ridley Scott è ancora più espanso e solo apparentemente meno oscuro.

Il cielo gravido di pioggia incessante del 2019, diventa plumbeo, giallognolo anche se senza sole, o lattiginoso da neve nel 2049.

La metropoli è meno esplosiva, ma altrettanto insana e opprimente.

Tributi e reminiscenze della pellicola primigenia sono disseminati per tutto il film come auto citazioni rivisitate: nei dettagli (l’occhio iniziale), nei messaggi pubblicitari divenuti ologrammi, nell’ evoluzione degli scenari urbani densamente popolati di varia umanità.

Ridley Scott, produce e Denis Villeneuve mette in scena, ricostruendo, per questo sequel attesissimo, un mondo ancora ostile e devastato, dove fa freddo e nevica, dove sono indispensabili muri incombenti per proteggersi dalla furia degli oceani, dove non c’è spazio per i boschi e il verde del finale (posticcio) in fuga di Deckard e Rachel.

Un mondo inospitale dove gli uomini e gli androidi si muovono solitari o in compagnia di droni, un mondo inquinato anche negli spazi aperti non costruiti, ordinatamente divisi in appezzamenti geometrici, coperti da spessa plastica trasparente.

Le dimensioni verticalizzate dei grattacieli illuminati da pubblicità orientale del primo film si ritrovano nel nuovo; gli interni fatiscenti e pericolanti dei palazzi ottocenteschi, teatri di duelli allora, lasciano il passo a spazi bui di abbandonate archeologie industriali o tecnologiche dove decine di bambini sperduti lavorano senza sosta,

Gli androidi di nuova generazione sono implacabili e obbedienti, vicini alla perfezione; ai blade runner rimasti, resta solo la caccia ai modelli superati fuori controllo.

Vecchi replicanti che sanno conservare in solitudine memorie e segreti, proteggendoli caparbiamente dalla polizia e dagli emissari di nuovi scienziati rapaci e senza scrupoli.

In mezzo stanno i cacciatori di androidi, come l’agente K, interpretato da Ryan Gosling, ubbidiente replicante ripulito periodicamente dal rischio di emozioni, ma caparbiamente alla ricerca di un passato e di un’umanità che sa di non possedere.

Soldato affidabile, capace di sentimenti delicati per una donna tanto sintetica quanto accogliente, per la quale prova protezione e affetto, in un rapporto che è la copia sbiadita di quello che c’era tra Deckard e Rachel.

L’agente K è un cacciatore senza ricordi suoi, ma con una (pseudo)coscienza che gli indica da che parte stare e con chi stare quando incontra il suo precursore, tanto da essere persino disposto al sacrificio nell’illusoria apparenza di un sentimento filiale.

Il finale in crescendo consacra Harrison Ford a simbolo dell’eroe riluttante, e contemporaneamente inchioda Ryan Gosling al ruolo di comprimario, che ha retto da solo fino a quel momento tutto il film, come se lo spettatore non aspettasse altro che rivedere in scena il vecchio Deckard per restituirgli lo scettro di protagonista della storia.

Blade Runner 1949 è un film che trova la sua cifra nel ricordo e nella nostalgia: dalle musiche agli ologrammi che riproducono i miti di Presley e Marilyn, al nucleo narrativo della storia dove i protagonisti cercano di ricordare o dimenticare qualcosa di vissuto.

Tutto racconta l’importanza dei ricordi nella costruzione o conservazione di sé, o del proprio passato.

Un passato ritrovato o riscoperto, fatto di oggetti antichi gelosamente o inevitabilmente conservati, siano giocattoli o liquori. Un passato da ricostruire per altri, come fa la giovane donna che vive in una bolla, la cui vocazione è quella di creare ricordi per i replicanti, attingendo alle memorie autentiche degli umani.

Anche le musiche di Zimmer, Wallfisch e Joahnnsson contribuiscono a costruire un’atmosfera sospesa. Bella la luce di Roger Deakins, britannico direttore della fotografia dei fratelli Cohen, che è in sintonia con la regia di Denis Villeneuve.

Regista di sentimento, che ha commosso nel 2011 con un toccante e drammatico film “La donna che canta”, e ha già dimostrato di avere il passo per la fantascienza con il più recente fantascientifico “Arrival”.

Forse predestinato a girare il sequel del cult della fantascienza cyberpunk anni ’80, visto che ha dichiarato di aver scelto questo mestiere dopo aver visto il primo Blade Runner e esserne rimasto folgorato.

Un film da vedere e forse rivedere, in una sala con un grande schermo e un impianto audio all’altezza.

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


2 novembre 2019

MARTIN EDEN

Jacopo Gardella



28 settembre 2019

HONEYDEW: ON THE EDGE OF ILLEGALITY

Francesco Cibati



20 maggio 2019

PORTARE LA BOSNIA A MILANO

Francesco Cibati



23 aprile 2019

IL CAMPIONE

Samuela Braga



20 febbraio 2019

UN’AVVENTURA

Samuela Braga



14 febbraio 2019

SE ANSELMO DIVENTA COPPERMAN

Samuela Braga


Ultimi commenti