24 ottobre 2017

cinema – IL LUNGO WEEKEND DEL MILANO DESIGN FILM FESTIVAL


Quattro giorni dedicati alla proiezione di film e documentari sull’ architettura, il design, l’ambiente, la città, con ospiti, chiacchierate, lectures e workshop: questo è stato il Milano Design Film Festival che si è appena concluso all’Anteo di Milano.

MDDƒ_pathTutto è cominciato con grande entusiasmo e il tutto esaurito, la sera di mercoledì, con l’inaugurazione in Triennale e la proiezione speciale dell’anteprima assoluta di Gillo Dorfles. In un bicchier d’acqua, cortometraggio di 11 minuti con la regia delicata e rispettosa di Francesco Clerici: girato nell’appartamento milanese di Gillo Dorfles ci rende partecipi del dialogo fra il giovane regista e il critico d’arte e design ( uno dei cinque uomini più vecchi del pianeta, con i suoi lucidissimi 107 anni), tanto essenziale quanto poetico, svelandoci il valore della memoria e dei sentimenti legati agli oggetti.

Con Big Time, regia di Kasper Astrup Schröder, siamo poi entrati nella vita di Bjarke Ingels, architetto danese fondatore dello Studio BIG, definito dalla rivista Time una delle 100 persone più influenti del mondo che qui mostra anche l’aspetto fragile della sua personalità esuberante mentre The Happy Film (H. Curtis, S. Sagmeister, B. Nabors) ci ha mostrato il tentativo del grafico austriaco Stefan Sagmeister, che vive a New York e ha successo nel suo lavoro progettando le copertine degli album dei Rolling Stones e dei Talking Heads e che decide di trasformare la sua vita in un progetto. E ri-progettare la sua personalità per diventare più felice. Un momento di assoluta bellezza, fantasia e immaginazione l’abbiamo vissuto con The Fall, film visionario uscito nel 2006, girato in 18 Paesi dal regista Tarsem Singh: un grande omaggio alla magia del cinema.

Walking Life, film d’animazione del regista Richard Linklater (un cult californiano, animato da giovani illustratori americani nel 2001), The Storyteller. After Walter Benjamin di Nathaniel Knop, Design Is A Verb dei Leftloft e Punto di non ritorno di Fisher Stevens, hanno dato spunti di riflessione sui significati delle azioni creative e sulla responsabilità dell’uomo nei confronti del pianeta, nel momento in cui si formano teorie e atteggiamenti in campo economico, creativo, ambientale.

Milano è stata ricordata attraverso le biografie di Maddalena De Padova (Maddalena!) e di Franco Albini (Franco Albini. Uno sguardo leggero), entrambe per la regia di Valeria Parisi, e con La chiesa di vetro di Giuseppe Baresi, titolo che riprende il nome di uso comune attribuito nel tempo alla parrocchia di Nostra Signora della Misericordia a Baranzate, a Nord di Milano. Quest’architettura singolare è uno dei casi più rilevanti delle nuove chiese volute dal Cardinal Montini tra 1955 e 1963, per animare i grandi agglomerati delle periferie che in quegli anni sorsero ai margini della città.

Hanno riscontrato molto interesse i documentari che hanno narrato storie di partecipazione e dibattito cittadino sullo sviluppo urbano: Citizen Jane. Battle For The City, regia di Matt Tyrnauer, che ci ricorda il fondamentale pensiero dell’antropologa e attivista Jane Jacobs. Autrice del rivoluzionario Vita e morte delle grandi città. Saggio sulle metropoli americane (1961), criticò fermamente il modello di sviluppo delle città moderne e fu accesa sostenitrice del recupero a misura d’uomo dei nuclei urbani, enfatizzando il ruolo della strada, del distretto, dell’isolato, della vicinanza e della densità, della eterogeneità degli edifici. Maria Arena ha presentato un montaggio ad hoc della sua web serie San Berillo, che descrive il quartiere di Catania vittima di una delle più gravi e sciagurate operazioni urbanistiche del secondo dopo-guerra e da allora ghettizzato e lasciato all’incuria.

Patrizia Santangeli in Monte Inferno narra invece la rabbia e disagio dei cittadini di Borgo Montello, piccola comunità in provincia di Latina, che si è vista sconvolgere la vita dalla discarica a cielo aperto che ha avvelenato la terra: chi cercò di denunciare quegli affari camorristi, come Don Cesare Boschin fu ucciso e anche la bonifica è molto lontana dall’essere finanziata. Sarah Marder, americana che vive tra Milano e Cortona, racconta con The Genius of Place / L’anima di un luogo quanto è accaduto nella tranquilla cittadina toscana, che viene improvvisamente catapultata sotto i riflettori dal libro di Audry Wells Sotto il sole della Toscana: il fragile equilibrio del territorio è analizzato con lucidità e il documentario ci mostra gli aspetti positivi e negativi del cambiamento generato dall’impatto turistico.

Analisi, considerazioni, proposte con Ri-formare Milano, Nuovi paesaggi urbani: dieci brevi documentari, molto interessanti, realizzati da Lab Immagine, Dipartimento di Design del Politecnico di Milano con gli studenti della Scuola di Architettura e Società, in collaborazione con il centro Sperimentale di Cinematografia Lombardia: dieci luoghi dismessi e abbandonati della nostra città, con la voce narrante di cittadini e amministratori, tra bisogni sociali, fragilità e possibilità inedite.

E ancora l’omaggio Heinz Emigholz, celebrato e raffinato regista di documentari di architettura, con i suoi ultimi quattro film; la lecture Towards Immersion, tenuta da Daniel Bas Bobrova, architetto e docente di progettazione digitale a Madrid e quella di Carlo Gandolfi, che ha presento il suo libro Quarantacinque domande a Paolo Mendes da Rocha e introdotto il documentario sull’architetto e urbanista brasiliano It’s All a Plan / Tudo é Projeto.

Infine, nessuno è rimasto indifferente alla bellezza delle immagini dei giardini progettati da Piet Oudolf, il paesaggista olandese che, col regista Tom Piper ha presentato Five Seasons, un viaggio tra i luoghi da lui trasformati, a partire dal suo giardino privato sino alla High-Line di New York. Oudolf è l’autore, insieme a Petra Blaisse della Biblioteca degli alberi, il progetto paesaggistico dell’area verde di Porta Nuova: avremo presto anche noi, qui a Milano, un segno della sua straordinaria visione della natura.

Alessandra Mauri

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org



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