18 ottobre 2017

cinema – DOVE NON HO MAI ABITATO + MDFF


DOVE NON HO MAI ABITATO
di Paolo Franchi [Italia, 2017, 97’]
con Emmanuelle Devos e Fabrizio Gifuni

cinema34FBDove non ho mai abitato, opera quarta di Paolo Franchi, sembra già dal titolo assecondare la svolta stilistica e di ispirazione dell’autore, volutamente appartato nel variopinto panorama del cinema italiano.

Accantonato ogni sperimentalismo e, apparentemente, ogni rimando a una frontale ispezione psicoanalitica, Franchi ricama un racconto sentimentale quasi alla maniera del cinema classico americano e francese. La storia procede per scansioni lineari e paradgmatiche focalizzando il rapporto padre e figlia e padre e figlio-discepolo-delfino, con rimandi a tutte le relazioni possibili che da quei nuclei originari discendono.

Attraverso dialoghi essenziali ma compiuti, si coglie la profondità di sentimenti che non si sono viceversa compiuti per paura, amore di sé, insignificanza. Ma l’apparente costruzione geometrica sottende un ritratto di donna assai complesso, e questo sì compiuto, e contenuto nella profondità dello sguardo blu della protagonista (una magnifica Emmanuelle Devos).

Francesca, architetto, figlia di un archistar, abbandona lo studio paterno precocemente e lascia Torino per sposare un ricco finanziere parigino. Le motivazioni di quel duplice abbandono si rivelano postume alla stessa protagonista. Più che un’incompatibilità fisiologica padre-figlia, aggravata dall’identica professione, traspare, da una sola battuta, la prevalenza della figura materna (ancora architetto e morta qualche anno prima) e dalla incapacità di lei di con(dividere) l’amore per Manfredi, il marito, e Francesca, la figlia.

Singolare triangolo amoroso dove al narcisismo di ciascuno si aggiunge il mal di vivere in dimore agiate e silenziose. Francesca raggiunge il padre a Torino per una festa di compleanno ed è costretta a rimanere per un incidente che alletta Manfredi. È indotta seduttivamente dal padre, a completare il progetto di una villa che la farà lavorare e quindi “incontrare” con Massimo il collaboratore-erede dello studio.

L’innamoramento che attrae i due forzati collaboratori, non riesce però a scardinare le loro vite. Non tanto perché i due triangoli (Francesca e il marito finanziere, civilissimo ma silenziosamente tiranno, Massimo e Sandra, compagna-fidanzata part-time) di fatto non esigono soluzione di continuità. Ma non per inerzia rassicurata da una vita lussuosa per Francesca e inerzia inconsapevole per Massimo, che ha interrotto in passato relazioni sentimentali “senza un motivo”. Tutto nasce e muore nell’impossibilità che l’amore si compia, che l’amore salvi. L’amore resta il momento dell’incontro-rivelazione dove i due si riconoscono.

Amaro ed estremamente contemporaneo nel descrivere la nuova e diversa incomunicabilità antoniana, Franchi ci consegna, a dispetto della forma classica gradevolmente patinata, la povertà che ci riguarda, tutta condensata nell’impossibilità di rischiare per un amore mai tardivo, ma inatteso e forse per questo destabilizzante.

La musica di Pino Donaggio sottolinea ogni sfumatura dell’anima, le luci di Fabio Cianchetti integrano le parole; ottimo il cast capeggiato dal magnifico Giulio Brogi (Manfredi), Fabrizio Gifuni, Emmanuelle Devos e uno stuolo di comprimari che fanno la differenza con tanto cinema sommario e sbrigativo. Il tutto montato mirabilmente da Alessio Doglione. Da vedere assolutamente per resistenza allo sciatto linguaggio prevalente.

Virginia Woolf

MILANO DESIGN FILM FESTIVAL 2017

cinema34_2Inaugura giovedì alle 18.30 all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano il Milano Design Film Festival (MDFF), alla sua quinta edizione. Organizzato da Antonella Dedini e Silvia Robertazzi, con la curatela di Porzia Bergamasco, il Festival interpreta il mondo del design nella sua accezione anglosassone di “progetto”.

I film selezionati, infatti, sono suddivisi in sei sezioni che riportano in ciascun sottotitolo un’accezione di “tempo”, in riferimento al tema generale proposto dai guest curator: l’architetto Patricia Urquiola e Alberto Zontone.

Architecture. The Sense of a Building e Design. Past & Future raggruppano pellicole focalizzate nelle specifiche discipline e aree progettuali; Biography. Lifetime presenta i ritratti di personalità contemporanee e del passato approfondendo anche il genius loci di alcuni Paesi (Paesi Bassi e Israele) che condividono quest’anno il percorso del festival. Italian Panorama in Past & Present mette l’accento sulle realtà storiche e contemporanee del nostro Paese. Urban Life. Everyday Contemporary unisce, invece, i documentari che affrontano la vita nelle città, metropoli o borghi che siano. Infine, Art of Thinking. Examining Time: qui i film raccolti hanno carattere più filosofico, toccano aspetti universali e vogliono farci riflettere su comportamenti, desideri, modelli.

Un programma ricchissimo con più di 60 film, non destinato solo agli addetti ai lavori, ma esteso a un pubblico curioso che potrà assistere per tutto il week-end a una serie di pellicole veramente interessanti.

Alessandra Mauri

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org



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