10 ottobre 2017

cinema – AMMORE E MALAVITA


AMMORE E MALAVITA
di Marco e Antonio Manetti (Manetti Bros) [Italia, 2017, 134’]
con Giampalolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso

cinema33FBGuardare film può essere molto utile nella vita, parola dei Manetti Bros. Ammore e malavita racconta la guerra tra fazioni malavitose e camorristiche, la voglia di sopravvivere alla morte certa per dedicarsi alla bella vita a fianco del proprio amore. Tutto mischiando diversi generi cinematografici: la commedia, il musical, la sceneggiata, il thriller, il film d’azione.

Siamo a Napoli, la città di Gomorra, dove i turisti vanno a visitare le Vele di Scampia e, se vengono scippati, non se la prendono, convinti di aver vissuto un’esperienza verace che sottolineano con un bel coro e un balletto. Nella stessa città una fazione della malavita si è occupata di Vincenzo il pescivendolo (Carlo Buccirosso), ovvero di colui che controllava il mercato ittico di Pozzuoli e dintorni; lo ha fatto secco in una vasca di cozze.

Ma Vincenzo non è morto, è stato solo colpito nei glutei, eppure i killer lo ritengono defunto. E che tutti lo ritengano dipartito può essere utile. Almeno così pensa sua moglie Maria (Claudia Gerini), grande appassionata di cinema che crede di aver trovato la soluzione per salvare il marito, la sua vita coniugale e i 24 diamanti che possiede, ispirandosi ai film di James Bond, l’agente 007. Maria assieme ai fedelissimi organizza la cerimonia funebre del marito. Vincenzo sarà creduto morto: un suo sosia, un povero commesso di un negozio di scarpe, debitamente assassinato, involontariamente presta il suo corpo al boss con la sua esposizione nella bara.

Il funerale è messo in scena, la tv riprende la cerimonia, l’intera famiglia del boss è all’oscuro della realtà. Mentre i riflettori sono accesi sulla messa funebre, Vincenzo esce dal suo nascondiglio e va in ospedale dove un chirurgo compiacente gli estrarrà le fastidiose pallottole. Tutto non filerà liscio, colpa di una giovane infermiera precaria (Serena Rossi), che non esita a entrare nella stanza in cui si trova il boss sentendolo lamentarsi. È una testimone che va eliminata.

A pensarci sono le due guardie del corpo di Vincenzo, chiamate tigri, allevate come famigli, formate nelle migliori scuole di tiro, di arti marziali e trasformate in ninja. Sono Ciro (Giampaolo Morelli, già ispettore Coliandro per i Manetti) e Rosario (Raiz degli Almamegretta). È Ciro a intercettare la bella infermiera, che, guarda un po’, si rivela Fatima, il suo grande amore dell’adolescenza. L’amore giovanile è stato così travolgente che i due sono rimasti single, incapaci di elaborare il lutto. E allora come può Ciro uccidere il suo grande amore che, per di più, gli canta What a Feeling di Flashdance in napoletano, con relativo balletto in corsia dei pazienti di ogni tipo e grado? Non resta che la fuga per salvare Fatima.

Ciro tradisce Rosario e il clan di Vincenzo. Seguono sparatorie, uccisioni cruente, canzoni, avventure che sconfinano fino a New York. Come uscire da inseguimenti, sparatorie, incomprensioni, tradimenti, e anche con il senso che almeno una parte della giustizia è fatta? Grazie alla passione per il cinema di un’altra donna, Fatima. Il film è pieno di rimandi (da Hollywood a Bollywood, alla sceneggiata), di attori bravi e divertenti che giocano con gli stereotipi del loro personaggio.

Certo c’è qualche piccola caduta, ma Ammore e malavita conquista con il suo kitsch, con il suo amore per il cinema nelle sue diverse declinazioni, con le citazioni disseminate, con la sua colonna sonora, con la bravura degli attori che sembrano divertirsi anche loro insieme agli spettatori.

Dorothy Parker

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi
rubriche@arcipelagomilano.org



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