4 ottobre 2017

cinema – L’INGANNO


L’INGANNO
di Sofia Coppola [USA, 2017, 91’]
con Colin Farrell, Nicole Kidman, Kirsten Dunst e Elle Fanning

cinema32FBCome in una fiaba Amy, giovanissima ospite di un collegio femminile, si addentra in un bosco per raccogliere funghi. Lì incontra un soldato ferito, siamo in piena guerra di Secessione e in Virginia. Il soldato (Colin Farrell) è un caporale nordista, quindi nemico, fuggito dal fronte vicino (si sentono le cannonate). La ragazza decide di aiutarlo e lo porta nel collegio. Qui è accolto dalle poche studentesse rimaste, dalla direttrice, Martha (Nicole Kidman), e dall’insegnante di francese Edwina (Kirsten Dust). Il collegio è gestito dalle ragazze e dalle due insegnanti, gli schiavi sono fuggiti in cerca di libertà. Insieme decidono, per ragioni di carità cristiana, di curare il soldato per poi affidarlo alle truppe sudiste, l’esercito con cui sono schierate.

L’uomo porta turbamento, scompiglia la quotidianità rigidamente regolata. Seduce e genera fantasie di fuga (Edwina) e di passione. Nulla è come prima e il soldato, dapprima confinato nella stanza della musica, man mano che le sue condizioni migliorano accede alla mensa. Si trova, così, al centro di attenzioni, ammiccamenti e schermaglie dettate da morbosità e pulsioni sessuali. Tenterà di approfittarne, in quella che avrebbe dovuto essere la sua ultima notte nel collegio. Sarà severamente punito dal gruppo di donne che ricordano le Menadi.

Cosa c’entrano le Menadi? L’associazione alle baccanti è evocata dal punto di vista assunto da Sofia Coppola che usa la guerra come pretesto della vicenda e, benché sia evocata dai rumori dei cannoni e dal passaggio dei soldati sudisti che si accertano che tutto vada bene, la regista sottrae la narrazione agli eventi storici, per fissare la sua attenzione sugli archetipi che dominano i sentimenti, il maschile e il femminile.

Questo suo interesse pare confermato anche dalle inquadrature di una natura rigogliosa, secolare e meravigliosa che riduce la portata degli eventi storici e sposta l’attenzione sulle sue leggi, sugli istinti primordiali. In questo contesto anche gli sforzi della razionale Martha di contenere le pulsioni delle sue allieve e di Edwina, per evitare un finale in cui il predatore si trasforma in preda, sembrano soccombere.

Il film si rifà al racconto Beguiled di Thomas P. Cullinan, già usato da Don Siegel nel 1971 per il film La notte brava del soldato Jonathan, che assume un punto di vista più storico.

Nel film di Sofia Coppola tutto è studiato, luci naturali e con candele, costumi di crinolina poco pratici, ma molto fiabeschi, per enfatizzare l’incontro del femminile con il maschile. Un po’ come nel Giardino delle vergini suicide la regista gestisce i sentimenti forti dell’adolescenza facendoli sbucare da una messa in scena minimalista dove però i dettagli, le parole e gesti assumono un grande peso.

In alcuni momenti lo spettatore ha l’impressione di essere di fronte a un esercizio di stile, dove tutto è accurato, perfetto. Si dice che la Coppola, nel suo perfezionismo, abbia richiesto ad ciascuna attrice di parlare con l’accento della città di origine del suo personaggio. Eppure il film, piacevole e con una buona tensione da thriller, lascia la sensazione di qualcosa di irrisolto.

Dorothy Parker

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org



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