5 luglio 2017
LADY MACBETH
di William Oldroyd [Regno Unito, 2016, 89′]
con Florence Pugh, Cosmo Jarvis, Paul Hilton, Naomi Ackie, Christopher Fairbank
Inghilterra del Nord 1865, la giovane Katherine è stata venduta dalla sua famiglia a un appartenente alla piccola nobiltà in cambio di un terreno. Si trova così a vivere reclusa in un palazzo isolato, in mezzo alla campagna. Anche il marito, Alexander, ha subito il matrimonio, voluto dal padre. Per questo ignora la giovane sposa, la rifiuta sessualmente e non perde occasione di umiliarla. Il suocero, invece, la tormenta, perché vuole un erede.
La vita della giovane trascorre tra noia e solitudine, le è vietato uscire di casa, finché un giorno apprende che sia il marito sia il suocero si assenteranno per un po’. Katherine coglie l’occasione per uscire dal palazzo e incontra, seppure in modo brutale, i lavoratori al servizio della famiglia. Si invaghisce di uno di loro, un giovane stalliere senza scrupoli, e intreccia con lui una folle relazione amorosa. Lo ospita nel proprio letto, incurante della servitù e, quando il suocero fa ritorno, allertato da voci sul comportamento della nuora, decide di non tornare indietro e di liberarsi di chiunque possa impedirle la libertà di amare chi vuole.
Del suocero si libererà con funghi avvelenati, assistendo ai suoi spasmi in compagnia della cameriera Anna che, scioccata, diverrà muta. Katherine si rivela una lady sensualissima, ingenua e allo stesso tempo crudele. Da vittima si trasforma in carnefice: nulla la frena nella convinzione di avere diritto a vivere come vuole e, quando lo ritiene necessario, non esita a rimuovere gli ostacoli, siano essi uomini, donne o bambini.
Il film si rifà a un racconto del russo Nikolaj Leskov Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk. Il regista William Oldroyd ha apportato diverse modifiche alla storia originale sia nel finale sia per quanto concerne l’ambientazione che dalla campagna russa si sposta al nord dell’Inghilterra.
Tutto accade dentro e intorno a un gelido maniero sobrio, con colori nordici e fotografato come una serie di dipinti fiamminghi. Su questo sfondo spicca ancor più la recitazione di Florence Pugh (Katherine) che da ragazzina disorientata di inizio film si trasforma in una donna sensuale, capace di follie e malvagità.
Da notare che il film affronta anche temi come gli abusi in famiglia, la violenza di classe e il razzismo. Infine, ricordiamo che il racconto di Leskov ha ispirato un’opera a Shostakovich nel 1934 e un film ad Andrzej Wajda nel 1962.
Dorothy Parker
questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi