7 marzo 2017

CHE FARE DEL VELODROMO VIGORELLI? RI-USO E RI-GENERAZIONE

Fare sport in un luogo storico è un “plus”


Grazie alla determinazione di un gruppo di cittadini sensibili alla bicicletta, lo storico Velodromo Vigorelli è ormai un luogo sottoposto a vincolo architettonico da parte del MiBAC. Prima del 2013 lo era solo parzialmente, pista in legno esclusa, ora lo è in toto, pista in legno inclusa, come confermato anche dalla recentissima sentenza del TAR, in risposta al ricorso opposto dal Comune di Milano.

07tagliacrane09FBChiuso il capitolo ricorso, pensiamo al possibile futuro dello storico impianto, senza polemiche e con la consapevolezza che quello culturale-architettonico non è l’unico vincolo. Nato nel 1935 esclusivamente per il ciclismo, tale destinazione d’uso risulta oggi un vincolo troppo restrittivo. Va aggiunta anche un’altra considerazione: il beato e superbo isolamento di questo impianto, nonostante la sua posizione centrale in città. Nel senso che da fuori non si percepisce la incredibile e intrigante bellezza nascosta al suo interno.

Il Vigorelli ha rischiato più volte la distruzione e altrettante volte, è stato salvato dall’iniziativa popolare. È evidentemente un luogo del cuore, che è sempre riuscito a coalizzare l’intelligenza collettiva costruttiva. Ho letto in un bell’articolo su queste pagine, il pensiero di Elena Donaggio sulla rigenerazione urbana e i community hub, applicati allo sport.

Avendo sempre lavorato nell’ambito dello sport, vorrei approfondire il tema, dal punto di vista sportivo con la massima obiettività possibile e col pensiero rivolto solo al futuro. Un futuro che per essere economicamente sostenibile, dovrà riuscire ad andare oltre il ciclismo. Senza escluderlo.

I detrattori sono tutti dell’idea che il Vigorelli non abbia più nessuna ragione di esistere perché quel tipo di pista, troppo lunga, è inattuale e del tutto inutile. Ma qual è l’utilità intrinseca della Torre Branca? o dell’Arco della Pace? vogliamo ricordare la distruzione del Teatro Burri (perché guastava il famoso “cannocchiale”) recentemente ricostruito?

Le piste di oggi sono più corte e più veloci, quindi più “spettacolari”. Ottime ragioni, forse, per lo sport agonistico di alto livello. Non è certo una buona ragione per distruggere quello che è riconosciuto come la Scala del ciclismo. E il ri-uso, o ri-generazione è oggi una realtà di grande successo.

Il mercato dello sport è alimentato da milioni di appassionati a livello giovanile e amatoriale. Non da pochi atleti di vertice. Sono i praticanti quotidiani che comprano attrezzi, abbonamenti, viaggi per praticare lo sport preferito o assistere ad un evento sportivo. L’agonismo da podio, in qualsiasi disciplina sportiva rappresenta un ottimo veicolo promozionale per l’industria dello sport. Ma i biglietti per gli stadi li comprano i tifosi e le biciclette da migliaia di euro le comprano gli appassionati.

L’orientamento allo sport, a una vita sana e attiva, alla consapevolezza ambientale, sono oggi valori emergenti e diffusi. Rappresentano un nuovo stile di vita. Per un pubblico sempre più vasto ed esigente, che chiede impianti sportivi e luoghi non convenzionali, purché efficienti, diffusi sul territorio, accessibili, attrezzati con servizi collaterali. Luoghi dove non limitarsi a fare sport, ma anche vita sociale. Luoghi di aggregazione e incontro, da contrapporre ai non-luoghi, o luoghi di non-incontro come li definisce Marc Augé.

L’arte, la cultura, la natura e anche lo sport sono argomenti di socializzazione. I Musei oggi non sono più solo musei, ma librerie, caffetterie, luoghi di eventi. Luoghi dove darsi anche appuntamenti di lavoro. Perché non potrebbe essere così anche il Vigorelli? Spazio ai giovanissimi che vogliono essere avviati al ciclismo, d’accordo. Ma avete mai notato quanto frequentate e apprezzate sono le bocciofile? siete mai stati in un moderno impianto per giocare alle bocce, nella nostra incredibile e creativa provincia?

Proviamo a ridare davvero il giusto valore sociale allo sport, concetto oggi ridotto ad argomento da comizio o da talk-show. Ripartendo dall’idea di educazione fisica.

Nell’immaginare il futuro di un impianto come il Vigorelli applicherei due semplice regole: 1. smettere di polemizzare e contraddirsi (regola base di ogni brain storming); 2. saper pensare in modo divergente, per convergere sulle idee migliori. “Divergere” vuol dire uscire dagli schemi tradizionali, quindi anche dai rapporti istituzionali già percorsi in passato, che già nel recupero del ’98, non hanno portato i risultati sperati.

Ho fatto riferimento all’austero isolamento in cui ha sempre vissuto l’impianto. Rendiamolo dunque più permeabile. Tutto attorno all’impianto c’è parecchio spazio, con un ampio piazzale tra la curva sud e Porta Carlo Magno. La permeabilità dei luogo, va costruita con azioni concrete. Ragioniamo anche sull’esterno dell’impianto. Non sarebbe né impossibile né costoso rendere tale spazio come un’estensione dell’impianto. Un circuito ciclabile esterno da usare giorno e notte, un bike-park per BMX (credo che City Life ci abbia già pensato), un piazzale da utilizzare per far partire varie manifestazioni sportive cittadine, dove organizzare un paio di volte l’anno un mercatino dell’usato e del collezionismo ciclistico. Sono solo alcune delle possibilità. Proviamo in concreto a rigenerare la città e l’idea di città.

L’invito è ovviamente rivolto alla proprietà dell’impianto, che dovrebbe saper aggregare attorno a sé, oltre alle istituzioni dello sport (Coni e Federazioni), tutte quelle forze della società civile disposte a impegnarsi per una nuova misura di città.

Dando per buono, acquisito e positivo quanto finora definito tra le istituzioni cittadine e quelle sportive coinvolte nella vita dell’impianto (Federciclismo, Fidaf per il football, Fir per il minirugby), proviamo ad andare oltre i tecnicismi e gli ingarbugliamenti burocratici, coinvolgendo, se possibile, altre discipline sportive. Ricordo che boxe e ping-pong erano di casa al Vigorelli.

Il territorio, che per troppi decenni ha inseguito le esigenze legate alla concentrazione abitativa e industriale, deve oggi potersi rigenerare per soddisfare la crescente domanda di luoghi, spazi, servizi e attività che possano migliorare la qualità della vita. Anche attraverso lo sport a qualunque livello lo si pratichi. Soprattutto lo sport di base e amatoriale che, in uno spazio come quello all’interno e all’esterno della magica pista, saprà esprimersi al meglio della propria forma.

È dunque necessario spostare il focus verso le nuove esigenze sociali orientate anche alla nuova fruizione di spazi esistenti, curati, ricchi di valori culturali, paesaggistici e naturali, soprattutto in contesti di area metropolitana sviluppata, come quella milanese. Senza uccidere né il chiaro di luna né la nostra memoria storica.

 

Paolo Tagliacarne
presidente Asd Turbolento

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