7 giugno 2017

cinema – L’ALTRO VOLTO DELLA SPERANZA


L’ALTRO VOLTO DELLA SPERANZA
di Aki Kaurismäki [Finalandia, 2017, 98’]
con Sherwan Haji e Sakari Kuosmanen

cinema21FBL’altro volto della speranza è l’ultimo film di Aki Kaurismäki. Chi conosce il regista, che con quest’opera si è aggiudicato l’Orso d’argento per la regia a Berlino, sa di non aspettarsi retorica sull’argomento, sentimentalismo, né buone intenzioni. Kaurismäki vuole solo mostrare quel che accade.

La storia di Khaled, profugo siriano di Aleppo, giunto clandestinamente in Finlandia su un cargo di carbone, è raccontata sia dal suo punto di vista degli immigrati sia dal punto di vista dei finlandesi, immersi nei loro problemi aggravati anche dalla crisi economica. E così alla storia del profugo si affianca e intreccia quella di Wikström, un commesso viaggiatore che lascia la moglie dedita all’alcol e vuol cambiare vita.

Vende il suo magazzino di camicie e, dopo essere passato da un tavolo di poker clandestino, non proprio frequentato da brava gente, diventa ristoratore. Acquista cioè un locale (insieme ai suoi tre dipendenti). L’ambiente è fermo nel tempo, privo di attrazione e i dipendenti sembrano del tutto demotivati.

Wikström ha progetti che si infrangono, anche il ristorante stenta a trovare una propria identità: si trasforma in sushi bar e poi torna al cibo tradizionale finlandese. In questo adattarsi continuo alla realtà accade che Khaled e Wikström si incontrino. L’incontro avviene in un non luogo: lo spazio dei bidoni della spazzatura. Per uno è rifugio dopo essere scappato dal centro profughi al momento del rimpatrio in Siria (la Commissione ha giudicato Aleppo una città non pericolosa, proprio mentre alla tv si vedono le immagini della sua distruzione totale), per l’altro è il limes meno nobile della sua proprietà.

Dopo un pugno e alcuni piatti di una pseudominestra anche Khaled si imbarca nell’avventura del ristorante. Il locale diventa il luogo di incontro positivo di persone sole che la vita ha portato a condividere uno stesso tempo e uno stesso luogo, dà loro uno stipendio, un ruolo e le rende solidali.

Kaurismäki racconta il destino dei profughi e degli outsider finlandesi sullo stesso piano, ricorre alla consueta recitazione straniata, ridotta all’essenza che genera una salutare inquietudine nello spettatore. Nessuna retorica, niente sentimentalismi, per lui si tratta di mostrare e capire. Nella Finlandia democratica i profughi incontrano sia persone naturalmente solidali (Wikström e i compagni di lavoro, gli homeless) sia i nazisti sempre in caccia del diverso.

E se la realtà è quella che è, quasi priva di passato e ignara del futuro, Kaurismäki riesce a raccontarla con ironia, certo un’ironia venata di noir sempre pronta a precipitare in qualcos’altro (è come se la tragedia fosse sempre alle porte, quasi congelata). Si provano strane sensazioni di fronte a questa bellissima pellicola: si sente una passione che muove il tutto, ma pare sotterranea, sepolta in un altro livello, l’empatia lascia lo spazio alla ragione. L’inquietudine tenuta a freno genera domande.

Dorothy Parker

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


2 novembre 2019

MARTIN EDEN

Jacopo Gardella



28 settembre 2019

HONEYDEW: ON THE EDGE OF ILLEGALITY

Francesco Cibati



20 maggio 2019

PORTARE LA BOSNIA A MILANO

Francesco Cibati



23 aprile 2019

IL CAMPIONE

Samuela Braga



20 febbraio 2019

UN’AVVENTURA

Samuela Braga



14 febbraio 2019

SE ANSELMO DIVENTA COPPERMAN

Samuela Braga


Ultimi commenti