7 giugno 2017

la posta dei lettori_07.06.2017


Scrive Claudio Bacigalupo sulla riapertura dei Navigli – La pacata risposta di Giuseppe Ucciero ai curatori del progetto di riapertura dei Navigli Antonello Boatti e Marco Prusicki elenca una serie di motivazioni che condivido totalmente, a cui vorrei aggiungere quanto segue.

Il percorso del Naviglio ri-Scoperto (NS) attraversa contesti di valore estetico ed economico variabilissimo: da storico, ad ambientale, ad espansioni e ricostruzioni urbane moderne e recenti. Non è difficile ipotizzare quali parti del percorso potrebbero essere interessate da rifacimenti totali vantaggiosi per la città, e quanta sia la parte immodificabile per valore economico o storico.

È evidente che tentare un recupero fiscale significativo delle opere del NS da immobili non modificati significa forzare le proprietà a ristrutturazioni onerose, con frequente allontanamento e sostituzione di inquilini, raccogliendo larghe ostilità di tutti i coinvolti. Quindi tale fiscalità può essere solo marginale, minima e al massimo modestamente progressiva. Una imposizione significativa potrebbe venire solo da zone completamente ricostruite, estese, consistenti. Operazioni edilizie delicate e sicuramente discusse e discutibili, che potrebbero trovare minori ostilità solo se adeguatamente preparate presso le proprietà e la cittadinanza, e garantite da concorsi e grande qualità degli interventi.

Tempi lunghi, per ogni fase, fino al ritorno fiscale, quindi niente fretta, per favore! Nessuno osa un discorso così disinibito. Ma non raccontiamoci che l’esperienza della troppo lunga navigazione tra le nuove chiuse milanesi sarà un viaggio tra straordinarie bellezze. Qualche novità qualificata non guasterebbe.

Ma c’è un altro grosso argomento che si elude sistematicamente. Milano ha quattro circonvallazioni. L’esterna est (Romagna, etc.) quasi valida, svolta con diverse rotture di sezione a sud e vi muore in un sussulto. (Famagosta). La Filoviaria è completa, con diversi punti problematici. I Bastioni sono spezzati da Porta Volta a Porta Vercellina, i Navigli anche, da Pontaccio a Carducci. In questa città di strade spezzate e incomplete eliminiamo una circonvallazione efficiente (Castello escluso) senza prevedere alcuna opera di miglioria sulla confinante, oltretutto margine della Zona C?

Si tratta di eliminarvi ovunque la sosta sul viale principale (!!!), eliminare le intersezioni secondarie, avere una semaforizzazione intelligente coordinata ai flussi e alla velocità. Investimenti coordinati e prioritari a qualsiasi modifica sui Navigli. Fatto ciò, si tratta di rivedere totalmente e sperimentare a fondo la circolazione in centro storico senza l’uso dei Navigli, ridotti a stradina. Ne parlo sempre, nessuno risponde. Giochiamo a venderci come città europea, ipotizziamo un futuro di scomparsa del traffico privato, di pedonalizzazioni estese, di zone 30 coincidenti con tutto l’edificato denso, e regolarmente riteniamo inutile predisporre le condizioni indispensabili alle trasformazioni desiderate.

In linguaggio politico: “fughe in avanti”, più familiare: “bambinate”. Riaprire – beninteso – riaprire i Navigli va benissimo, ci vogliono 10 anni di progetti che consentono la cosa, senza arroganza e senza scaricare in giro disagi e violenze.

Scrive Stefano Limido sul Giardino dei Giusti – Ho letto con piacere l’articolo di Giuliano Banfi in cui fa riferimento alle opere aggiuntive al progetto originario da lui eseguite e chiude con l’invito “si viva in allegria questo luogo simbolo di tante cose tra cui la memoria dei Giusti”. Niente di più giusto poteva essere detto!

Peccato che, contrariamente a quelle opere citate che si inseriscono armoniosamente ai piedi del Monte Stella, il Giardino dei Giusti si trovi all’interno del parco e quindi dovrebbe, secondo il mio punto di vista, esserne parte, non stravolgerlo completamente come prevede il progetto tanto contestato.

Per avere una vaga idea di come sarebbe il parco se l’ampliamento del Giardino dei Giusti fosse come da progetto presentato, vi allego un’immagine comparativa. Vi invito a pubblicarla per completezza d’informazione.

Scrive Donatella De Col sul paesaggio del Monte Stella – Sul n. 20/2017 di ArcipelagoMilano abbiamo letto, non senza sconcerto, l’articolo dell’architetto Giuliano Banfi Paesaggio del Monte Stella e il Giardino dei Giusti. È molto apprezzabile la sensibilità da lui dimostrata a suo tempo nella progettazione del cavalcavia di piazzale Kennedy, rispettosa verso il Monte Stella, per la quale tutti noi cittadini di Milano dobbiamo essergli grati.

A noi del Comitato Proteggiamo il Monte Stella sembra invece assai riduttiva e non condivisibile la riflessione contenuta al settimo capoverso, che allude alle contestazioni e al ricorso al TAR contro il progetto di “riqualificazione” che era stato proposto più di due anni fa dall’Associazione per il Giardino dei Giusti. Dice infatti Banfi: “Bottoni è stato un maestro e un capo scuola, osteggiato dal fascismo prima e negli anni cinquanta poi, quelli della restaurazione anche a Milano, per la sua collocazione di intransigente comunista. E capisco che ogni alterazione del suo progetto originale venga respinto quasi a priori da parte dei suoi allievi più stretti, senza valutarne, con elasticità, le finalità condivise”.

Facciamo presente all’architetto Banfi che il respingimento di cui parla, dovuto proprio all’invasività del progetto Valabrega nella sua volontà di lasciare un ‘segno forte’ sul Monte Stella, era venuto non da un ristretto numero di allievi del Bottoni, bensì da un vero e proprio sollevamento della cittadinanza.

Il 2 luglio 2015, infatti, i rappresentanti di sei Comitati cittadini presentarono tre distinti appelli al sindaco Pisapia in difesa del Parco Monte Stella e del Giardino dei Giusti ”nella sua attuale connotazione” – sottoscritti complessivamente da più di 2.500 cittadini col sostegno di 256 insigni esponenti del mondo della cultura.

Anche nella conclusione del suo articolo Banfi dimostra di non essere bene informato quando afferma: “Anche se le procedure autorizzative sono ancora sospese da un giudizio definitivo del Consiglio di Stato mi pare che i contrasti abbiano portato a un affinamento del progetto, che è passato da un giudizio negativo della Sovraintendenza a un assentimento per aver ottemperato alle prescrizioni”.

Evidentemente è sfuggito a Banfi il fatto che il giudizio positivo della Sovrintendenza risale al 26 giugno 2015 mentre il ricorso al TAR fu invece presentato dai cittadini, con Italia Nostra come prima firmataria, cinque mesi dopo e cioè il 1 dicembre 2015, proprio per l’inconciliabilità delle posizioni.

Il consenso che Banfi auspica a chiusura del suo articolo potrà essere raggiunto solo a patto che l’Associazione per il Giardino dei Giusti accetti di avviare un sostanziale ripensamento del suo progetto architettonico, questa volta lavorando insieme e non in contrapposizione alla cittadinanza e senza necessariamente attendere la sentenza del Consiglio di Stato, a cui Italia Nostra ha presentato appello lo scorso 11 aprile.

Scrive Francesca Trimarchi Banfi sulle privatizzazioni – Caro Direttore, il suo editoriale denuncia l’equivoco delle “privatizzazioni”, questione centrale, che non mi risulta percepita come tale, nei dibattiti correnti. Grazie!

Scrive Giorgio Dodero sulla presenza dei vigili nelle strade – Vorrei segnalare che a Milano ormai sono spariti i vigili urbani. Per esempio a città studi dove abito è più di un anno che non vedo un vigile urbano. Quando sono venuto a Milano nel 1950 in Piazza Piola c’erano sempre due o tre vigili che poi sono spariti. Ovviamente senza controlli il numero delle infrazioni stradali aumenta di giorno in giorno. Quanti sono i vigili urbani oggi a Milano rispetto agli anni ’50 e ’60? Sarebbe inoltre auspicabile anche una maggiore presenza sulle strade della polizia o carabinieri. Scippi: il 21 maggio a mia moglie hanno sottratto la borsa in Via Pinturicchio. Nello stesso giorno sempre in Via Pinturicchio altri due scippi.



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