13 novembre 2018

la posta dei lettori_14.11.2018


Scrive Luigi Pistillo riguardo l’editoriale “Milano sta aspettando” del 6 novembre 2018 – Caro direttore, mi permetta di esprimere il mio dissenso per la faziosità del suo articolo: “Milano sta aspettando”. Sorvolerei sul catastrofismo da lei espresso in relazione all’azione dell’attuale Governo e mi soffermerei, per converso, sui segnali forti che la Milano governata dalla Sinistra, a suo parere, manifesterebbe.
Trovo azzardato attribuire un titolo di merito a Milano per l’impegno a favore dell’accoglienza degli immigrati; e trovo davvero frusto, stucchevole, stantìo il tema dell’antifascismo. La contrapposizione fascismo-antifascismo appartiene fortunatamente ad un passato definitivamente sepolto. Se ne faccia una ragione.
A Milano coloro che si richiamano esplicitamente al fascismo costituiscono uno sparuto e pittoresco gruppo che non incide, in alcun modo, sulla vita politica e sociale della nostra Città. Il pericolo forse è altrove, caro il mio direttore. Come dimenticare il monito di Pasolini: “Attenti al fascismo degli antifascisti”. Era ed è, soprattutto nell’epoca coeva, un pericolo reale. Quante volte ci tocca assistere al riprovevole spettacolo di certi politici di Sinistra che ricorrono subdolamente alla “Reductio ad hitlerum” o, se preferisce, alla “Reductio ad fascistum”. Una tattica praticata disinvoltamente da chi, non avendo argomenti validi a sostegno delle proprie idee e volendo eliminare il proprio avversario, lo taccia di fascismo. Chi è fascista è un reietto, si capisce, senza il diritto di parola, indegno di vivere nel consesso delle persone civili.
Buon lavoro.

Il direttore risponde – Caro Pistillo, siamo talmente diversi per ideali, simpatie politiche e cultura che mi è difficile risponderle nel dettaglio. Comunque, come molti altri, non ritengo che la contrapposizione fascismo-antifascismo sia superata. La parola “fascismo” la uso e viene usata come sintesi di ideali, comportamenti, cultura ed altro – ripugnanti tutti – che sarebbe noioso elencare. Se ancora viene utilizzata, e ancora possiede questo peso, è perché fa parte della nostra storia. Quella storia che è meglio non dimenticare, se non si vuol essere condannati a riviverla.

 

Scrive Silvano Fassetta in merito all’articolo di Fedrighini – Molto interessante l’articolo di Fedrighini. Tuttavia, quanto alle responsabilità per tutti questi incendi DOLOSI che si verificano in Lombardia, si dovrebbero chiamare in causa anche le forze politiche che, più o meno da sempre, governano la regione e che hanno sempre smentito, contro ogni evidenza, la presenza delle mafie sul territorio. Mafie che invece ci sono, eccome, e i continui incendi di capannoni pieni di ogni genere di rifiuti (nel pavese la più alta percentuale) ne sono l’inequivocabile prova stante che, come dice bene anche Fedrighini, il business dei rifiuti (specie tossici!) è in gran parte nelle loro mani. Tuttavia, nel caso esaminato, c’è anche da chiedersi per quale motivo, dopo che la concessione alla ditta era stata sospesa per la mancata fideiussione, il comune non abbia provveduto a SIGILLARE il capannone, impedendo in tal modo che vi si potesse introdurre alcunché. Come si suole dire “è l’occasione che fa l’uomo ladro” e se quel capannone fosse stato sbarrato (e sorvegliato) il disastro ecologico non si sarebbe verificato! Complimenti per il vostro lavoro e cordiali saluti.

 

Scrive Antonella Nappi a proposito dell’articolo di Federico Bizzotto  Lei non dice perché la Tav ci serve, eppure abbiamo letto molto in questi anni delle critiche documentate alla inutilità dell’opera. Non si può ricominciare da capo senza tener conto delle contestazioni intelligenti che ci sono state. Spero si dia la parola agli anti-tav storici e documentati sulla rivista. Soprattutto il discorso fondamentale è stato quello documentato splendidamente sul loro sito degli effetti sulla salute delle opere anche pregresse su quel territorio martoriato. Dico martoriato perché ha grandi opere in eccesso: autostrada e altra ferrovia in un luogo che spande sostanze gravemente nocive per la salute degli abitanti facendo tutti quegli scavi. Gli si è negato d’avere un equilibrio vivibile e sono documentate le molte malattie dei bambini che ne sono derivate. E’ questa disumanità che atterrisce: il fregarsene degli altri, il sadicizzare chi vive le zone che non sono le tue, l’assenza di empatia, la pretesa di avere tutto a propria disposizione di cittadini che si vogliono ignoranti, da chi governa e forse un poco anche da loro stessi. Sapere, ricordare, immedesimarsi, la qualità di opere e politica pone tanti, tanti limiti. Una nuova civiltà deve nascere accettando questi limiti, e accettando che siano le minoranze a dettarli, quando illustrati e condivisibili, come quelli dettati dalla salute.



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