16 maggio 2017

cinema – LA TENEREZZA


La tenerezza
di Gianni Amelio [Italia, 2016, 103’]
con Renato Carpentieri, Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Michela Ramazzotti

cinema18FBLa vera tenerezza per gli esseri umani ti sopraffà quando non ti stanno più intorno” (Elias Canetti). La tenerezza del titolo percorre tutto il film di Gianni Amelio. Ne è davvero la cifra, non solo simbolicamente racchiusa in quella carezza in quel delicato stringersi di mani che chiude poeticamente il film, ma costante sentimento che ritorna in molti altri passaggi, gesti e cose che accadono in questa pellicola intensa e dolorosa.

Nello sguardo affettuoso che si scambiano da sconosciuti sull’autobus un bambino e il vecchio malandato protagonista, nel sorriso aperto e non diffidente di una giovane donna sbadata e innamorata, nella delicatezza e stupore con cui un giovane uomo maneggia un giocattolo della sua infanzia, ritrovato per caso.

La vita quotidiana di Lorenzo, un anziano burbero ex “azzeccagarbugli” reduce da un grave infarto, apparentemente anaffettivo, soprattutto con i propri figli che non vede e non frequenta, scorre abitudinaria finché la sua caparbia solitudine entra incidentalmente in contatto con i nuovi vicini. Una coppia giovane, Fabio e Michela, con due bambini, trasferitasi da poco a Napoli, e senza legami familiari in città.

La scoperta di provare un affetto imprevisto per questa famiglia cambia lo sguardo di Lorenzo, che lascia che la sua abituale vita solitaria, venga affettuosamente disturbata da quella dei vicini, a cui presto si affeziona, facendosi coinvolgere profondamente dalle sue sorti.

È La tenerezza un film struggente, sulla capacità ritrovata di provare sentimenti che si credono perduti per sempre o mai provati. Sulla raggiunta consapevolezza che quella solitudine, orgogliosamente difesa, non è comunque meglio tollerabile perché si è vecchi, quando diventa difficile fare i conti con i ricordi e gli errori del passato.

Una riflessione sul rapporto padre/figlio (tema caro ad Amelio e da sempre centrale nelle sue opere fin dall’esordio di Colpire al cuore), raccontata con i silenzi e i non detti, con gli sguardi, più che con abbracci e parole. Sorretto da interpretazioni magistrali di tutti gli attori che danno ai personaggi caratteri di profonda umanità a cominciare dalla vecchiezza risoluta e orgogliosa, e a un tratto spaesata, di un grande Renato Carpentieri.

A questo fanno da contrappunto la solarità di Michela Ramazzotti e soprattutto la normalità che nasconde un’inquietudine profonda del giovane padre di famiglia interpretato da un sempre più maturo Elio Germano. E ancora Giovanna Mezzogiorno, è una figlia dimessa, combattuta interiormente.

Perfetta e pulita la presa diretta, con un sonoro limpido che restituisce anche i sospiri e i respiri della fatica. Forte e ben fotografato il personaggio che fa da cornice a tutto: Napoli, bella e vera nei suoi vicoli tra i Quartieri Spagnoli e Spaccanapoli con il sole e con la pioggia. La musica forse rivela e anticipa troppo presto il carattere del racconto, ma è un piccolo dettaglio che può essere perdonato in un film che coinvolge e affeziona.

Adele H.

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org



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