10 maggio 2017

cinema – MEXICO! UN CINEMA ALLA RISCOSSA


MEXICO! UN CINEMA ALLA RISCOSSA
di Michele Rho [Italia, 2016, 73’]
con Antonio Sancassani

cinema16FBCapitol, Astra, Mignon, Mediolanum, Ambasciatori, Pasquirolo, i più noti che con un’altra dozzina di sale distribuite nei pressi di corso Vittorio Emanuele, davano vita a quella che veniva chiamata la “piccola Broadway”. E poi ancora tanti altri meno noti e più periferici con nomi fantasiosi e non facili da ricordare, che letti in fila suonavano come una variopinta cantilena: Abadan, Abanella, Abanera, Abc, Adria Rugabella, Alce, Alcione, Eolo, Golden, Obraz, President … .

Si potrebbe continuare a lungo con l’elenco dei cinema milanesi di un tempo che, uno dopo l’altro, sono scomparsi, sostituiti da grandi magazzini, banche, locali. Erano quasi duecento le sale negli anni ‘60, distribuite tra il centro e la periferia, dalla prima alla terza visione, ai cinema d’essai, in gran parte monosale, che negli ultimi decenni non hanno resistito al calo di pubblico, alla concorrenza del piccolo schermo o delle multisale dell’hinterland. E hanno chiuso.

Ma c’è un cinema che continua a fare storia, punto di riferimento dei cinefili milanesi, avamposto resistente gestito da un eroe resistente: il cinema Mexico di Antonio Sancassani in via Savona.

Questo bel documentario di Michele Rho rende omaggio alla sala cinematografica attraverso un intenso ritratto di quest’uomo indipendente e coraggioso che con caparbietà ha fatto, e fa ancora quotidianamente, con il suo cinema, un servizio culturale pubblico, scegliendo film di qualità, dando spazio a chi spazio non ce l’ha, a chi è stato dimenticato, facendo crescere il suo pubblico.

L’opera di Michele Rho è anzi più di un bel documentario, è un film sul cinema, raccontato attraverso la passione di Antonio Sancassani per il suo mestiere, la sua determinazione nelle scelte, la sua schiettezza (nelle telefonate con gli autori che si propongono, nei consigli a coloro di cui proietta i film, nelle riflessioni sui meccanismi difficili della distribuzione). La sua storia è quella del ‘suo’ cinema Mexico.

La storia di un proprietario di sala che vuole fare il suo lavoro bene, fino in fondo, scegliere personalmente i film, conoscere i suoi autori e avere un rapporto diretto con loro e con il suo pubblico.

Due anni di riprese per raccontare la bella avventura di un uomo appassionato che si occupa della sua sala cinematografica a 360 gradi, dalle fotocopie, alla sostituzione delle locandine, alla scelta di autori e pellicole dai festival internazionali, fermandosi spesso alla cassa per accogliere gli spettatori all’ingresso o per scambiare con loro le impressioni all’uscita. Scegliendo la strada dell’indipendenza, strada faticosa e in salita come dice lui, fatta di scelte controcorrente, di indipendenza e di rischio, sempre con grande rispetto per il suo pubblico.

Un pubblico sempre più affezionato e appassionato che va al Mexico quasi senza guardare quale film ci sia in programmazione, perché sa che vedrà una pellicola, film o documentario che sia, scelto con grande cura e attenzione.

La libertà è la cosa più bella del mondo. La libertà è quella che io inseguo da sempre. La libertà è il sale della vita. Tu avevi dubbi?”, dice Antonio a inizio film. Antonio Sancassani dubbi non ne aveva quando ha cominciato e non ne ha ancora adesso.

La storia del Mexico è una storia di libertà, di coraggio e di scommesse vinte: da quando arrivato da Bellagio a Milano Sancassani decide di investire in questo cinema in declino lontano dal centro, sperimentando un nuovo modo di fare programmazione cinematografica.

A cominciare dalla grande scommessa dei musical, di uno in particolare (Rocky Horror Picture Show), trasformando il Mexico in una ‘Rocky Horror House’, dove il film cult americano viene proiettato da 36 anni (in pellicola) con continuità e spettacolarizzato in sala grazie a giovani attori che recitano davanti allo schermo e coinvolgono il pubblico.

Un cinema che ha osato dove altri avevano rinunciato, come con il Il Vento fa il suo giro, film d’esordio di Giorgio Diritti, pluripremiato, ma senza alcun distributore in Italia a un’anno e mezzo dalla sua uscita, che ha trovato casa al Mexico per quasi due anni, con la fila per entrare fuori dalla sala, diventando un simbolo di indipendenza autoriale, produttiva e di distribuzione.

Ai racconti del patron si alternano immagini in bianco e nero delle sale negli anni d’oro, quando in un giorno si incassava quello che adesso si recupera in non meno di una settimana. Le parole di Paolo Mereghetti e Maurizio Porro che accompagnano il repertorio dell’Istituto Luce ci ricordano cosa significava andare al cinema nel momento del massimo fulgore delle sale, quasi un bisogno primario, che diventava abituale argomento di conversazione, e sono un’amara riflessione sulla crisi delle sale in corso oggi, e sulla perdita di quell’emozione collettiva e condivisa.

È un film intenso, che emoziona ed è capace di restituire il fascino e la fatica di una professione, il valore sociale della visione del film in sala, della fruizione collettiva, la funzione della sala cinematografica come luogo di aggregazione.

Michele Rho è capace di tratteggiare con affetto la naturalezza di un personaggio che incarna questi valori con tratti quasi epici (e il ritratto della locandina western ne interpreta perfettamente lo spirito resistente e indipendente), senza nessuna concessione alla retorica, ma privilegiando la cifra della schiettezza e dell’ironia, supportato dall’ intensa fotografia di Marco Rossi che restituisce primi piani bellissimi del protagonista nella penombra della sala.

Emozioni e passione per il grande schermo che ricorrono anche nelle altre testimonianze presenti nel film: critici cinematografici, registi, attori e giornalisti, e persone che lavorano o hanno lavorato al cinema Mexico, mescolati abilmente e armonicamente da un montaggio curato e efficace.

Andatelo a vedere, vi ritroverete perché c’è un pezzo di storia di Milano, e una bella storia di libertà e indipendenza … e anche d’amore.

Adele H.

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org



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