11 aprile 2017
TERRITORIO E MOBILITÀ: L’IMPRONTA DEGLI SCALI FERROVIARI
Un appunto dopo il passaggio a Scali Milano Vision nel Fuori Salone FFSS
11 aprile 2017
Un appunto dopo il passaggio a Scali Milano Vision nel Fuori Salone FFSS
Venerdì 7 aprile FS Sistemi Urbani ha presentato i cinque scenari di progetto per gli scali ferroviari di Milano, predisposti dai gruppi incaricati. I progettisti hanno esposto e confrontato gli elementi essenziali delle loro proposte. L’assessore Maran ha spiegato il senso dell’operazione e i successivi sviluppi. Secondo Maran gli scenari interpretano e “territorializzano“ le linee di indirizzo del Consiglio comunale.
Il Comune, d’accordo con i Municipi e la Commissione consigliare e d’accordo con Ferrovie, dovrebbe trarne le fila per arrivare a un masterplan, una guida progettuale, come parte integrante dell’Accordo di programma. Poi seguiranno la fase attuativa e i concorsi di idee sui singoli interventi.
Mi pare utile valutare l’operazione non tanto nei contenuti dei progetti che meritano un esame approfondito, quanto rispetto ai processi decisionali, considerando le due scale territoriali: la scala urbana e quella metropolitana.
A scala urbana – I lavori hanno offerto molte idee sull’assetto urbanistico delle aree e del loro ruolo nella città, di indubbio valore; tutti gli scenari contengono proposte meritevoli di considerazione e approfondimenti. A prima vista lo scenario più approfondito e convincente mi è parso quello di Stefano Boeri il cui progetto di anello verde riserva il 90% della superficie a verde e il 10% all’edificazione. Non so se sia anche lo scenario preferito da Ferrovie.
In complesso l’operazione a scala urbana ha dato un contributo utile alla formazione delle decisioni da assumere in coerenza con il documento di indirizzo del Consiglio comunale. Sta al Comune ora, come ha del resto dichiarato Maran, prendere in prima persona il governo dell’operazione e portarla al confronto con i Municipi i quali dovranno esprimersi circa la corrispondenza degli scenari proposti alle esigenze locali.
All’Assessore quindi il compito di istruire la “pratica” che sarà costituita da due parti: uno schema urbanistico che costituirà il disegno della variante urbanistica dell’Accordo di programma; un programma di riorganizzazione del trasporto pubblico concordato con Regione e FFSS.
Sulla base del disegno urbanistico di variante e del programma dei trasporti andrà sviluppato con Regione e FS il bilancio economico dell’operazione che evidenzierà i costi, le plusvalenze e la fattibilità: i contenuti convenzionali supportati dal bilancio economico dovranno essere oggetto di discussione pubblica come lo sono stati i progetti di scenario.
Il documento finale, avvallato dalla Commissione consiliare che ne valuterà la rispondenza agli indirizzi del Consiglio comunale (delibera sulle linee di indirizzo e delibera sulle funzioni) e assunto dal Sindaco e dalla Giunta, costituirà la base dell’Accordo di programma che sarà approvato infine dal Consiglio comunale, dalla Regione e da FFSS. Seguiranno i Piani attuativi per le singole aree e i concorsi di idee.
A scala metropolitana – L’esito dell’operazione è debole. In realtà l’operazione Scali, così come impostata riguarda i milanesi: non coinvolge i 3 milioni e più di cittadini metropolitani. Al dibattito non hanno partecipato gli amministratori della Città Metropolitana, nessun sindaco di grande comune pur interessato da impianti ferroviari; la Regione si è tenuta ai margini.
La mobilità, tema proprio della scala metropolitana, è stata affrontata dai progetti, alcuni meglio di altri, prevalentemente a scala urbana. Interessante la proposta del gruppo Mecanoo di fare delle stazioni degli Scali degli hub urbani della mobilità pubblica e dolce, mentre mi pare manchi in tutti i progetti una trattazione specifica del trasporto merci in ambito urbano, occasione da non perdere con la riorganizzazione della linea ferroviaria interna.
L’aumento del livello di offerta del trasporto pubblico e della mobilità dolce nel centro urbano, determinata dall’intervento sull’anello ferroviario, andrà certo anche a vantaggio degli utenti diurni che risiedono fuori dal capoluogo; ma lì finiscono gli interessi dei cittadini metropolitani.
Le difficoltà d’accesso alla rete del ferro fuori Milano restano e sono una delle cause della bassa propensione all’uso del mezzo pubblico (in Milano il 50% degli spostamenti avviene con il mezzo pubblico; all’esterno dei confini del capoluogo la percentuale scende al 25%). Il potenziale di riorganizzazione territoriale e urbana dei nodi della rete del ferro nell’area metropolitana resta inespresso.
In effetti, nell’operazione non emerge un indirizzo forte da parte del committente sugli aspetti della mobilità regionale e metropolitana, tema che dovrebbe essere il centro di interesse di FS. Eppure, le stesse Ferrovie dichiarano di avere altre situazioni analoghe di aree e scali dismessi, fuori Milano.
Per il processo di formazione dell’Accordo di programma sarebbe utile uno specifico documento di indirizzo per la mobilità a scala vasta, da concordare tra Regione, Città Metropolitana, Comune e Ferrovie Federali Svizzere. Il Piano regionale della mobilità (PRM) e il Piano urbano della mobilità sostenibile (PUMS) vanno aggiornati con l’operazione Scali?
Confermando un approccio al tema del riuso degli Scali limitato alla scala urbana, Milano si dichiara città metropolitana sulla carta, ma resta una città di 1.300.000 abitanti che deve competere con vere città metropolitane europee multimilionarie.
Cosa fare? Non si tratta di porre obbiettivi sempre più alti per non decidere. Si tratta di costruire parallelamente all’operazione «Accordo di programma» di scala urbana, un vero scenario metropolitano. Anche partendo dai “progetti milanesi”.
Una proposta all’assessore Maran, al consigliere delegato all’urbanistica della Città Metropolitana, Mezzi e a Sala, sindaco di Milano, ma anche sindaco della Città Metropolitana. Si proiettino gli scenari per gli scali milanesi su una carta del territorio a scala ampia, si seguano le linee dl ferro e si rilevino, sentendo i comuni, i punti critici: scali, aree industriali dismesse, stazioni obsolete, etc.
Si potrà verificare se le idee proposte per gli scali di Milano possano coinvolgere un’area più ampia, anche in una prospettiva temporale più lunga, ma comunque utile. Un’operazione che dovrebbe interessare anche lo Stato e le sue Ferrovie. Una rete sulla quale appoggiare il progetto della mobilità metropolitana capace di attrarre utenti non solo per la maggiore efficienza trasportistica ma per l’offerta di opportunità e qualità urbana nei punti di accesso alla rete. Un struttura portante per il nuovo piano territoriale metropolitano.
Nell’area metropolitana il livello dei servizi di base e di coesione sociale è ancora forte grazie all’azione diffusa dei comuni. Ma in prospettiva se quei territori non saranno resi partecipi delle opportunità di crescita economica e sociale che oggi offre la città di Milano, rischiano di diventare, in un prossimo futuro, periferie metropolitane.
Ugo Targetti