29 marzo 2017

cinema – IL DIRITTO DI CONTARE


IL DIRITTO DI CONTARE
di Theodore Melfi [USA, 2016, 127’]
con Taraji P. Henson, Octavia Spenser, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kristen Dust, Jim Parsons

cinema12FBRacconta la storia di tre giovani donne afroamericane assunte dalla Nasa nel periodo della segregazione razziale americana. Il loro compito è eseguire a mano i calcoli per fissare le traiettorie dei razzi del programma spaziale Mercury e della missione Apollo 11.

Le tre donne sono la matematica Katherine Johnson, l’ingegnere aerospaziale Mary Jackson e la matematica Dorothy Vaughan. Lavorano in una sezione staccata, riservata alle persone calcolatrici di colore (colored computers). Siamo nei primi anni ’60, negli anni delle marce di Martin Luther King per i diritti degli afroamericani.

I loro calcoli sono preziosi, indispensabili; eppure quando una di loro viene spostata per ricontrollare i lavori degli ingeneri, nella palazzina dei bianchi subito viene scambiata per la donna delle pulizie, tanto era forte lo stereotipo sulle donne di colore. Per il bagno, addirittura, deve recarsi nella palazzina dei colored computers, a un chilometro di distanza.

Ma il razzismo, come il riconoscimento delle capacità delle donne, ha le ore contate e la distruzione, da parte del capo supremo, delle insegne che distinguevano i bagni dei bianchi da quelli dei neri, è un momento vissuto con piacere dagli spettatori del film.

La storia del bagno, a quanto testimonia la novantottenne Katherine Johnson, unica sopravvissuta delle tre donne e presente sul palco la notte degli Oscar, è una trovata cinematografica, ma rende bene il clima di segregazione allora presente.

Il film rende giustizia a questo gruppo di donne che ha permesso agli Usa di tenere il passo e di superare i “nemici” sovietici nella conquista dello spazio. Alla missione di Yuri Gagarin, primo uomo a compiere un’orbita completa intorno alla Terra, gli Usa hanno risposto con la missione Apollo 11, alla cui guida era John Glenn.

Il successo della missione ha favorito il superamento dei pregiudizi nei confronti delle persone di colore. Tant’è che anche l’arrivo nella sede Nasa del primo computer (calcolatore) Ibm, il team che lo usò fu guidato da Dorothy Vaughan e i nuovi calcoli, facilitati dalla macchina, portarono alla prima missione sulla Luna.

La pellicola ha un impianto tradizionale, un po’ didascalico, ma colpisce raccontando una storia sconosciuta, eppure vera. Le tre attrici sono bravissime, come lo è un ritrovato Kevin Kostner. C’è chi ha parlato di film “obamiano” per il suo voler sottolineare la partecipazione dei neri alla sfida spaziale. Infatti, in due mesi di governo di Trump, forse, è legittimo avere un po’ di nostalgia di Barak Obama e godere di un film un po’ piatto, ma con il vantaggio di raccontarci un doppio percorso di emancipazione di tre talentuose donne nere, brave come e più dei colleghi maschi e brave come e più dei colleghi bianchi.

Ma cosa ne è stato delle donne protagoniste  del film?

Dopo il successo della missione Friendship 7, raccontata nella pellicola, Dorothy Vaughan divenne una grande esperta di un importante linguaggio di programmazione di computer. Smise di lavorare nel 1971 e morì nel 2008. Mary Jackson lavorò alla Nasa fino al 1985, poi si occupò di diritti delle donne e delle minoranze fino al 2005, anno della sua morte. Katherine Johnson calcolò anche le traiettorie per le missioni Apollo 11 e Apollo 13, smise di lavorare nel 1986.

Nel 2015 Barack Obama le ha assegnato la Medal of Freedom [medaglia presidenziale della libertà], la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti. A lei è intitolato anche un importante centro di ricerca della Nasa.

Dorothy Parker

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org



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