7 marzo 2017

cinema – JACKIE


JACKIE
di Pablo Larrain [USA Cile, 2016, 91′]
con Natalie Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, Billy Crudup, John Hurt, Richard E. Grant
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cinema09FBSecondo il regista Pablo Larrain il mito dei Kennedy è opera di Jackie, la vedova del presidente John. Nei suoi abiti Chanel o Dior la donna si rivela l’adeguata moglie del giovane e brillante Presidente e un’abile costruttrice di miti.

Il film racconta alcuni giorni della vita di Jackie (al secolo Jacqueline Lee Bouvier, poi Kennedy e infine Onassis), dall’assassinio di Dallas al funerale del marito. Sono pochi giorni, ma bastano a mostrarci le capacità della donna di trasformare il funerale, che le autorità avrebbero voluto privato, per paura del terrorismo, in un evento dalla risonanza mondiale. Nel suo tailleur rosa confetto “made in Chanel” macchiato del sangue del marito la cui bara è di fianco a lei, Jackie assiste sull’Air Force One al giuramento del nuovo presidente Lyndon Johnson. Già quasi in ombra si chiede cosa resti della breve stagione in cui JFK ha governato l’America.

In un colloquio Bobby, il cognato tanto amato e consigliere di JFK, le dice di temere che non resti nulla, ma Jackie è convinta del contrario. Le speranze, le attese erano molte e lei e Jack, così chiamava il marito, incarnavano una nuova stagione. Non era forse stata lei a far entrare la televisione nella Casa Bianca? A definirla “la casa degli americani” le cui porte devono essere aperte? Non era stata lei, con il marito, a organizzare concerti nell’inaccessibile e provinciale dimora dei presidenti Usa? E non è stata forse lei a ricomprare gli arredi venduti dalla vedova di Lincoln, per ricreare nella Casa Bianca un percorso storico caro a tutti gli americani?

Il suo rapporto con la televisione ha reso Jackie un modello per le donne comuni (si vedrà una scena finale in cui i manichini dei grandi magazzini le somigliano e indossano abiti nel suo stile) e per le future First Lady. Ma, ciò che appare strabiliante nel film del regista cileno, è la determinazione della donna. Per sé, per il marito e per i figli ancora piccoli (e persino per quelli che ha perso) e, forse, per il Paese Jackie impone alle autorità un funerale grandioso, come quello di Lincoln. Incurante dei pericoli di terrorismo riuscirà a far sfilare, dietro al feretro, oltre alla propria famiglia, bambini inclusi nei loro cappottini azzurri, ben 109 tra capi o rappresentanti di stato.

Non solo, la donna ha scelto dove seppellire il marito, niente Boston né tomba di famiglia, ma un luogo pubblico e storico. Arlington, il cimitero militare dalla guerra di secessione, si rivela il luogo adatto. Al presidente ucciso si riserva un posto speciale con vista su Washington, divenuto subito meta di pellegrinaggi.

Jackie ha coronato il sogno di una Camelot americana: l’America di JFK ha trovato e perso allo stesso tempo una dinastia regale, che potrà sopravvivere nel mito e nelle gesta che lo hanno tramandato. In linea con questa interpretazione di Jackie, maestra dei media e capace di trasformare i fatti in storia e mito, è l’intervista concessa al giornalista Theodore H. White di Life nella sua elegante casa nel Massachusetts. Al giornalista, tra una sigaretta e l’altra, confida molte cose, ma gli proibisce di scriverle, gli vieta persino di sostenere che lei sia una fumatrice. E, come se non bastasse e a intervista finita, con la scusa “Siamo d’accordo che potrò rivedere l’intervista, nel caso non fossi riuscita a dire quel che intendevo”, corregge il pezzo.

Da sottolineare l’interpretazione di Nathalie Portmann così intensa che, pur non somigliando alla First Lady, nel corso del film diventa Jackie. Costumi e ambienti sono perfetti così come le musiche. Per curiosità segnaliamo un brano di Camelot, il musical prediletto dalla coppia presidenziale, cantato da Richard Burton.

P.S. Per la cronaca anche Jackie è sepolta ad Arlington con JFK.

Dorothy Parker

 

FIGLI DELLA LIBERTÀ

Segnaliamo un documentario indipendente che esce contemporaneamente in 50 sale in DVD, e in video on demand: “Figli della libertà“, a Milano al cinema Oberdan fino all’11 marzo, di Lucio Basadonne e Anna Pollio.

Seguito ideale del loro primo film “Unlearning” Il documentario racconta con freschezza, la scelta di Lucio e Anna, autori e registi del film) per la loro figlia Gaia: lasciare la scuola tradizionale per frequentare un progetto di pedagogia libertaria. “Senza compiti, Senza voti, Senza banchi, Senza materie = Senza futuro? È la domanda di una famiglia che ha lasciato l’educazione tradizionale per capire cosa succede imparando fuori dagli schemi.” Questa la breve descrizione del sito dedicato alla campagna di crowfunding dal basso attraverso cui si è finanziato il film.

Il documentario articolato in 15 brevi capitoli segue il percorso della famiglia  attraverso realtà educative anticonvenzionali, alternando l’esperienza di Gaia, le domande e i dubbi dei genitori, ad interviste con formatori, pedagogisti, educatori.

Adele H.

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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