22 giugno 2016

cinema – LA CASA DELLE ESTATI LONTANE


LA CASA DELLE ESTATI LONTANE
di Shirel Amitay [Israele Francia, 2015, 91′]
Con Géraldine Nakache, Yaël Abecassis, Judith Chemla, Arsinée Khanjian, Pippo Delbono

cinema23FBSiamo nel 1995, In Israele per la precisione nella cittadina di Atlit, vicino ad Haifa. Tre sorelle si ritrovano per vendere la casa dei genitori ormai scomparsi. Era la casa delle vacanze estive, giacché vivevano in Francia, ma era anche la casa dei sogni e delle speranze che accompagnano l’infanzia e l’adolescenza. Basta poco perché tra le mura scrostate e il giardino trascurato fra le tre sorelle si riaccenda l’antica complicità e allo stesso tempo riaffiorino vecchi rancori. Nel giardino c’è la tomba dell’asino Rasputin, il cui fantasma aleggia nella mente di Cali, la sorella di mezzo, insieme a quello di un ragazzino palestinese che frequentava il giardino nel passato proprio come accade ora con un altro bambino dei Territori.

La casa è malconcia e l’impianto elettrico e idraulico funzionano a casaccio: per venderla occorre darle una sistemata, liberarla da mobili malandati e ripulire il giardino infestato da erbacce. Cali si assume questo compito: pensa a come racimolare soldi che le permettano di comprarsi casa a Parigi. Darel, la maggiore che vive in Canada, è restia a vendere, ogni cosa la riporta a un passato che contrappone alla vita attuale non soddisfacente. Quanto alla figlia minore, Asia, vuole un gruzzolo per trasferirsi in India e darsi all’ayurvedica.

I giorni trascorrono tra tentativi di rendere più appetibile la casa per eventuali compratori e rievocazioni nostalgiche. Le sorelle paiono vivere in una bolla e hanno timidi rapporti con il mondo esterno. A ben vedere ogni sorella ha un interlocutore esterno: Asia un amico d’infanzia, incontrato casualmente, che la corteggia e che le racconta del suo impegno nel movimento Peace Now; Cali un vecchio amico del padre a cui racconta del nuovo ragazzino palestinese che ruba le olive del giardino; Darel, invece, intreccia una liason con l’agente immobiliare.

Nella quotidianità in attesa di qualcosa (vendere la casa, cominciare una nuova vita o la pace) fanno la loro comparsa con abbondanti apparizioni i fantasmi dei genitori, il padre impersonato dal nostro Pippo Delbono. I due erano artisti libertari che hanno lasciato un’impronta forte nella vita delle figlie, apparentemente piene di incertezze. La madre continua il suo compito di dispensatrice di suggerimenti di vita: a Darel, per esempio, suggerisce di trovarsi un amante; il padre, invece, anche dall’aldilà aggiusta impianti elettrici e tv senza averne alcuna competenza. Tra passato e presente ciascuna sorella elabora il proprio lutto, fa i conti con la sua identità ebraica (il rapporto con il bambino palestinese, “In Francia sono ebrea, qua -in Israele- sono francese” afferma Cali, il ricordo della nonna che ha attraversato a piedi l’Europa e infine è giunta in Israele) e perviene a un accordo con le altre.

Il giardino è ripulito, la casa è riordinata, nella proprietà campeggia uno striscione inneggiante alla pace, alcuni compratori americani sono disposti a comprare alla cifra richiesta … . Missione compiuta e le sorelle si avviano in macchina verso Tel Aviv per la grande manifestazione per l’accordo di pace con i palestinesi. Parlerà il premier laburista Yitzhak Rabin che con il suo ministro Shimon Peres e con Yasser Arafat è stato insignito del Premio Nobel per la pace. Le sorelle cantano leggere e speranzose, poi sulla strada uno strano silenzio, macchine ai bordi e la notizia diffusa dalla radio che Rabin è stato ucciso da un colono. Tutto cambia.

La regista Shirel Amitay, qui alla sua prima prova ha un passato di sceneggiatrice e aiutoregista al fianco di Jacques Rivette. Vive in Francia e, come Cali, sembra sentirsi ebrea a Parigi e francese in Israele.

Dorothy Parker

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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