14 ottobre 2015

ONU E AGENDA 2030: STARTING FROM GIRLS


Si prevede un boom demografico in Africa entro il 2050 con una crescita della popolazione fino a oltre 2 miliardi di persone, di cui un’ampia parte costituita da adolescenti e giovani donne. In generale, l’intera popolazione degli adolescenti è destinata ad aumentare e tra il 2010 e il 2030 ci sarà una crescita di questo gruppo demografico da 1.2 a 1.3 miliardi. Si tratta di una fetta consistente di popolazione e se non vogliamo un futuro di povertà e ai limiti della sopravvivenza per la maggior parte di loro, dobbiamo agire adesso, attraverso scelte politiche forti e condivise. Di conseguenza mai come oggi è necessario investire sulle ragazze, soprattutto nell’Africa Sub-Sahariana.

07seravesi35FBQuesto è stato il punto di partenza della riflessione lanciata a Milano ad Expo lo scorso 3 luglio, dal titolo Starting from Girls: they are the source to trigger a change!, promossa da Save the Children in collaborazione con la piattaforma WE – Women for Expo. Il momento è stato importante per promuovere una riflessione attenta su questo tema a livello internazionale. Il tema del diritto universale al cibo non può infatti prescindere da un’attenzione speciale alle ragazze che sono il vero motore del cambiamento, spesso proprio nel settore della nutrizione.

Ma perché proprio le ragazze? Facciamo un passo indietro. La maggior parte delle adolescenti in Africa Sub-Sahariana di età compresa tra i 14 e i 19 anni vive nelle zone rurali e sostiene con il lavoro nei campi e quello domestico intere famiglie e comunità. Il loro é un lavoro non remunerato e non riconosciuto, eppure fondamentale per combattere la malnutrizione dei loro figli e delle loro famiglie. I dati ci dicono che oltre il 70% della produzione agricola proviene dal lavoro delle donne che costituiscono il 43% della forza lavoro agricola.

Nonostante il ruolo chiave nell’agricoltura, le ragazze rimangono ‘invisibili’ senza accesso alla terra, alle sementi e all’educazione ma sopratutto senza la possibilità di decidere del proprio futuro. Esse sono anche vittime di matrimoni e gravidanze precoci che le portano ad abbandonare la scuola. In molti paesi in via di sviluppo appena il 60% delle ragazze completa il ciclo di istruzione primaria e solo il 30% accede alla scuola secondaria. Alla dispersione scolastica si aggiunge la violenza perpetrata negli ambienti domestici e scolastici.

La mancanza di attenzione e sopratutto di politiche adeguate in favore di queste giovani donne, il cosiddetto “girl gap” non solo ha effetti devastanti sulle vite di queste donne ma è anche tra le cause principali di una bassa produzione di cibo, di scarsi guadagni e di alti livelli di malnutrizione. Si stima che assicurando alle ragazze e alle donne le stesse risorse degli uomini, il numero di bambini e persone malnutrite diminuirebbe di 100-150 milioni. È anche dimostrato che a un aumento del 10% dei tassi di iscrizione delle adolescenti alla scuola secondaria, corrisponde una riduzione di circa 350.000 morti infantili ogni anno e di circa 15.000 morti materne. Inoltre, una adolescente istruita impiegherà il 90% dei suoi successivi guadagni a favore della famiglia mentre un ragazzo ne utilizzerà solo il 35%.

È quindi cruciale investire sulle adolescenti e metterle al centro dell'”agenda dello sviluppo” mondiale perché sono loro la leva del cambiamento globale e il vero antidoto alla malnutrizione e mortalità infantile. Queste giovani donne devono avere maggiori tutele e diritti a partire dall’età adolescenziale e anche nell’ottica di future mamme. Questo processo richiede un cambiamento profondo del paradigma dello sviluppo, così come un sostegno allo sviluppo di quadri normativi, di politiche e di investimenti che garantiscano alle adolescenti pari diritti e accesso alle risorse. Bisogna mettere in campo politiche e iniziative più appropriate per dare visibilità a questa fetta di popolazione. L’intera comunità internazionale a partire dalla nuova agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile lanciata a New York a settembre, deve impegnarsi per dare l’opportunità a queste giovani donne di costruire il proprio futuro.

C’è la necessità di tradurre gli impegni presi in atti concreti favorendo maggiori investimenti nel campo dell’educazione e nell’accesso all’imprenditoria, ai crediti finanziari e alla terra. In questo contesto diversi attori sono chiamati a partecipare tra cui i rappresentati di Governi, delle Nazioni Unite, della Società Civile e del settore privato. Durante la fase preparatoria all’Agenda 2030, il governo italiano ha rinnovato il suo impegno a sostenere politiche per la parità di genere, il cui obiettivo specifico deve essere trasformativo, in grado, cioè, di affrontare le cause strutturali delle disuguaglianze fra uomini e donne. In questo scenario e sull’onda delle dichiarazioni recenti del Presidente del Consiglio sull’aumento dell’aiuto pubblico allo sviluppo, si auspica che una particolare attenzione venga data a questo tema. Ci auguriamo che il nostro paese possa fare la sua parte nel contenere il Girl Gap e in tempi stretti visto che di tempo ne abbiamo poco.

 

Simona Seravesi

International Policy & Advocacy Advisor Save the Children


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