10 aprile 2018

sipario – «RAVEL PROJECT»: UN TRITTICO DARK AL TEATRO CARCANO


Teatro Carcano di Milano, recita dell’8 aprile 2018.

Piano. Musica di Maurice Ravel. Coreografia di Massimiliano Volpini. Costumi di Atelier della Danza MP. Luci di Salvo Manganaro. Produzione di JAS Art Ballet. Pianoforte: Stefano Salvatori.

La Valse. Musica di Maurice Ravel. Coreografia di Giorgio Azzone. Luci di Salvo Manganaro. Produzione di JAS Art Ballet.

Boléro. Musica di Maurice Ravel, arrangiata da Massimo Margaria. Coreografia di Francesco Ventriglia, assistita da Veronika Maritati, rimontata da Stefania Ballone. Costumi di Gianluca Falaschi. Luci di Salvo Manganaro. Produzione di JAS Art Ballet.

La musica di Ravel sembra scritta per la danza. Nelle sue stesse lettere si legge, infatti, che «le dita danzano sulla tastiera del pianoforte». Allora, i ballerini danzano sulle sue note benissimo. La sua musica fortemente espressiva, apparentemente “classica”, ma presenta evidenti rotture con la musica accademica, soprattutto nei timbri e nei colori. Anche un gran ballo può apparire funestato dalla più tetra delle presenze.

sipario14_1Questa è stata la chiave di lettura del Ravel Project presentato dalla compagnia Jas Art Ballet. La compagnia della ex prima ballerina del Teatro alla Scala, Sabrina Brazzo, e del marito Andrea Volpintesta, già nel corpo di ballo scaligero, è una abbastanza recente realtà di danza professionale milanese: ha una junior company e una senior. Sta crescendo, deve ancora migliorarsi per un raggiungimento di una maturità scenica più consapevole, ma offre a giovani danzatori un’opportunità in più per restare a Milano dopo gli studi, contribuendo alla divulgazione dell’arte coreica nella città (nonostante le molte tournée che hanno già svolto).

Il primo elemento del trittico presenta un’antologia di composizioni di Ravel molto diverse:Piano son uno stile neoclassico racconta tre coppie che si incrociano e si separano, quasi impossibilitate a comunicare, con un piano suonato in scena, richiamando le coreografie di Jerome Robbins, nonché TrioConcert Dance, che ha decretato il rientro sulle scene italiane di Alessandra Ferri. Il linguaggio coreografico si è focalizzato sulla tecnica di passo a due, con molti lift e prese, risultando ogni tanto ripetitivo, soprattutto nella ripresa di spaccate en face e developpés effacés. Si evidenziava un linguaggio più lirico sia dalla fluidità dei movimenti sia dalla linearità e morbidezza dei costumi.

Il gran ballo che con La Valse s’immagina in una sala da cerimonia delle debuttanti nella coreografia di Azzone è stato spostato in giri di valzer tra tossicodipendenti. Un “mago” Volpintesta che orchestra con i suoi artifici fatti di droghe e alcol i ragazzi di strada, in un’atmosfera che ricorda i Ragazzi dello zoo di Berlino. La coreografia mostra un’evidente impronta contemporanea votata all’espressività di tutto il corpo e il movimento senza focalizzarsi sulla linea.

La composizione su linee parallele dei danzatori ha offerto un’ambientazione un po’ troppo “Brodway”, si potevano immaginare altre figure per conferire una geometria meno televisiva al movimento. Interessante il progetto soprattutto per la dissonanza tra ambientazione e note, un po’ come avevano già fatto qualche stagione fa Stefania Ballone, Matteo Gavazzi e Marco Messina coreografando «La Valse» al Teatro alla Scala.

sipario14_2

Il Boléro di Francesco Ventriglia mostra un solido e articolato impianto coreografico, più linee, con differenze di genere e più piani (con una pedana sopraelevata che ricorda il tavolo rosso del «Boléro» di Béjart. Ma, invece, di ispirarsi al carattere gitano-andaluso, Ventriglia esplica la sensualità dark dei protagonisti attraverso il simbolismo di De Chirico. Molti sono i richiami, dal nero dominante e minimalista della scena e dei costumi, alla creazione di figure ‘mostruose’ – ora demoniache ora seducenti – con il solo ausilio del corpo, dei muscoli e della pelle nuda di Sabrina Brazzo.

Molto intensa la protagonista Brazzo e i suoi danzatori. Il corpo di ballo danza frenetico colpendosi ripetutamente sul corpo dal viso coperto: la scena mi ha ricordato le processioni di penitenza pasquale che si possono ancora vedere al Sud d’Italia e richiamano quelle cruente dei flagellanti medievali. L’oscurità attraverso la consapevolezza di sé – rappresentata dallo svelamento delle maschere che neutralizzava i danzatori – diventa luce e il nero dominante si squarcia con il bianco dell’abito di Brazzo.

 

Domenico Giuseppe Muscianisi

Foto di Franco Covi (concessione del Teatro Carcano): (1) Sabrina Brazzo e (2) la compagnia nel Boléro di Francesco Ventriglia nella sala prove.

 

questa rubrica è a cura di Domenico Giuseppe Muscianisi
rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


20 dicembre 2022

IL LATO OSCURO DI RUDOLF NUREYEV

Domenico G. Muscianisi






9 novembre 2021

IL “SENSO” RITROVATO

Paolo Viola



26 ottobre 2021

MADINA ALLA SCALA

Paolo Viola



2 maggio 2021

DA DOVE RIPARTIRÀ IL TEATRO FRANCO PARENTI?

Andrée Ruth Shammah



18 ottobre 2020

UNA CATTIVA REGIA PER UN PESSIMO SPETTACOLO

Luigi Corbani


Ultimi commenti