24 febbraio 2016

sipario – ADDII AL MASCHILE, MASSIMO MURRU E BENJAMIN PECH


ADDII AL MASCHILE, MASSIMO MURRU E BENJAMIN PECH

Due danzatori quasi coetanei, carriere arrivate alle stelle, il 2016 ancora li accomuna  per l’addio alle scene. Eppure, hanno avuto due modi diversi di vivere l’addio, che testimoniano due diversi insegnamenti.

Lo scorso 20 febbraio l’étoile Benjamin Pech, dopo una carriera iniziata nel 1992 a diciotto anni nel corpo di ballo dell’Opéra di Parigi, ha dato il suo addio alle scene con una beneficiata al Palais Garnier che fin dal suo ingresso nella scuola di ballo lo ha consacrato. La soirée ha previsto la coreografia Tombe di Jérôme Bel, che ha danzato in compagnia di Sylviane, una sua storica ammiratrice di ottantaquattro anni, che è salita sul prestigioso palco parigino dopo essere stata scelta per il progetto del coreografo. Raccontano le cronache sia stato emozionante dal punto di vista umano e artistico. Il programma è proseguito con In the Night di Jerome Robbins sulle note dei Notturni di Chopin insieme all’étoile Dorothée Gilbert, hanno fatto altre apparizioni colleghi e amici étoiles, come Laura Hecquet con Mathieu Ganio, Hervé Moreau con Eleonora Abbagnato, Clairemarie Osta e Laëtitia Pujol. La chiusura è stata affidata a Le Parc di Angelin Preljočaj che Benjamin Pech ha danzato con l’étoile Eleonora Abbagnato: pare sia stato un vero finale in apoteosi, come quello dei balletti tardoromantici.

sipario07FBL’addio alle scene di Massimo Murru, ammetto con un po’ di tristezza di averlo dedotto leggendo il libretto di sala del secondo titolo scaligero della stagione ballettistica 2015/16 la scorsa settimana. La foto e biografia di Murru non comparivano più sotto il paragrafo degli étoiles, nomina che ha guadagnato nel 2003 dopo la ‘scoperta’ da parte di Elisabetta Terabust; la foto compariva, invece, insieme a quella dei maîtres e professeurs del corpo di ballo scaligero. L’ultima sua esibizione è avvenuta alla chiusura dell’Expo 2015 nel Gala des Étoiles al Teatro alla Scala, in cui ha danzato il pas de deux del balcone del Romeo e Giulietta insieme a Maria Eichwald; forse per mancanza di tempo alle prove, forse chissà insieme hanno combinato in un’alchimia meravigliosa la versione Cranko (lei) e la versione MacMillan (lui) con estrema perizia, arte, poesia e partecipazione.

Due addii molto diversi: pubblico, risuonato e aspettato quello di Benjamin Pech, secondo quella che forse era la poetica di Rudol’f Nureev «il palco si vive sul palco» con annessi e connessi; in sordina, improvviso quasi e dietro le quinte l’addio di Massimo Murru, rispecchiando probabilmente la natura più riservata e riflessiva dell’intimità dell’artista e dell’uomo, che in Murru coincidono come un’equazione algebrica. Quale insegnamento se ne può trarre?

Il programma per la beneficiata d’addio di Pech con i suoi toni neoromantici e sentimentali a dispetto dell’apparenza in grande stile della serata testimonia la nostalgia e probabilmente il dispiacere di lasciare le scene che tanto hanno dato – magari anche confuso – alla vita di Pech. Titoli come Tombe insieme all’ammiratrice ottantenne, In the Night, il volo di Le Parc nel loro intrinseco crepuscolarismo trasmettono un dolce sentimento che dev’essere incoraggiato e rispettato.

L’apparente tristezza del ‘mutismo’ di Murru di fronte al suo addio, al di là dell’ovvio, intimo dispiacere di concludere un grande momento della vita, si trasforma in realtà in una volontà di manifestazione dell’esserci (il filosofo Heidegger chiama questo concetto col verbo sostantivato tedesco Dasein), come se dicesse al suo pubblico e alla danza «Questo non è un addio allo spettacolo, è piuttosto un secondo atto». Una manifestazione di positività quella di Murru, che sembra accostarsi alla poetica di Sylvie Guillem, l’unica artista che ha potuto chiamare un addio Life in Progress [vita in divenire] lasciando – come ho già scritto (Dreamtime Magazine, 4.11.2015) – un «messaggio che tutti i danzatori, gli artisti, ma in generale tutti coloro che vivono la propria vita e il proprio lavoro con passione – come me -, devono recepire e mettere in atto: rigore e disciplina, anima e cuore, dubbio, domanda e ricerca».

 

Domenico Giuseppe Muscianisi 

 

Foto di Graziella Vigo

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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