19 marzo 2024

IL BRUTTO GIOCO DI QUATTRO AMICI CHE SE LA SUONANO E SE LA CANTANO

I padroni della città?


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L’Inter S.p.A. non può andarsene da San Siro, non ha i soldi per fare un nuovo stadio a Rozzano, però ha bisogno di far vedere che anche Suning, il cinese dalle finanze misteriose, si farebbe il suo stadio, così che si possa vendere la squadra con il valore aggiunto del possibile stadio.

Il Milan S.p.A. fa la sceneggiata di San Donato, dove sa benissimo che ci vorranno cento anni prima di risolvere problemi urbanistici, viabilistici e normative del Parco Sud e di tutela dei beni culturali, e sa che San Siro vale molto di più di qualsiasi altra località, e quindi vorrebbe ottenere il massimo possibile nell’area di San Siro. Dall’epoca della strana vicenda del cinese senza quattrini, il Presidente dell’AC Milan spa, nonostante i “cambiamenti” nella proprietà dei titoli azionari, è sempre lo stesso ed è sempre lì. Voci o non voci, inchieste giudiziarie a parte, rimane il fatto che il fondo Elliott/RedBird non ha intenzione di investire a lungo termine, ma, visti i colloqui con gli arabi, ha voglia di riprendersi i soldi (magari con qualcosa in più).

Se fosse vera la esigenza di stare al pari con gli altri club europei, i fondi americani e cinesi si sarebbero già lanciati, almeno dal 2019, a cercarsi delle aree “vere”, a costruirsi uno stadio di loro proprietà come avviene a Siviglia, Manchester, Liverpool, Lisbona, Madrid, Barcellona, Londra, ecc. ecc.

Dopo quasi cinque anni di bugie, di inganni, di argomentazioni inconsistenti e di difese ad oltranza di un progetto basato solo sul “sacco di San Siro”, ecco che a questo punto della sceneggiata, tutte due le società per azioni accettano le “pressioni” del Sala, fanno quelle che accettano la ristrutturazione. Visto anche che, Tar o non Tar, c’è dal 2025 il vincolo della Soprintendenza sul secondo anello, e quindi il Meazza non si può demolire, accettano ma alle loro condizioni, in particolare lo Scaroni non demorde dal cercare di avere qualche edificio esterno allo stadio.  D’altra parte – dice il Sala – “le squadre debbono trovare qualcosa per guadagnare”

Fino a ieri, anche durante il “dibattito pubblico”, nessuno di loro, tanto meno il Sala, aveva prestato attenzione ai progetti di ristrutturazione. Ma ecco un progetto ex novo, portato da Forza Italia (fino a ieri sdraiata sulla linea di Scaroni per la demolizione, e oggi “convertita” sul mantenimento del Meazza) ma forse portato da qualcuno di questa sceneggiata: improvvisamente, come un esempio di prestidigitazione, ecco una bozza di progetto, che conserva il Meazza, magari con un maquillage interno, ma all’esterno costruisce un bel po’ di roba.

Tutti fulminati, tutti convertiti, dopo cinque anni: “viva San Siro, la casa dei milanesi”.

A questo punto, d’improvviso (pura combinazione, ovviamente),  agli attori della sceneggiata  (il Beppe Sala, il Paolo Scaroni, l’Alessandro Antonello) si aggiunge un quarto,   il Massimo Ferrari, amico dello Scaroni e del Sala, nonché direttore finanziario della società WeBuild che ha appena avuto cento milioni dal Comune, che, anche se non ha ancora completato la MM4, gli ha  pagato una quota di minoranza che non valeva nulla, ben prima della scadenza prevista dalla legge, il collaudo di tutta la linea metropolitana.

La società di costruzioni prende in mano il “nuovo progetto” e istruisce la pratica per fare tutti i lavori che “sono di gradimento” ai fondi americano e cinese. Il Sala deve solo “vendere” lo stadio ai fondi: anzi il Sala ha già detto “io lo offro”, a un milione all’anno, per cui per i prossimi 99 anni le due società non hanno da pagare neanche l’affitto che pagano oggi e per di più si ritrovano un bene in proprietà. Bingo!   E saranno poi le società ad affidare i lavori alla Webuild.

Et voilà, les jeux sont fait. Ovviamente i fondi non tirano fuori quattrini (ci mancherebbe altro!) perché tutte le spese devono essere remunerate con le funzioni esterne allo stadio, che gentilmente il Comune concede per chiudere l’affare. In fondo, qualcuno (chi? mi piacerebbe saperlo), all’epoca dell’approvazione del PGT, ci aveva messo dentro una Grande Funzione Urbana, un grande centro commerciale, poiché nell’area nord ovest ce ne sono appena quattro, tra i più grandi d’Europa.

Se le società non vogliono questa “offerta”, lui deve vendere (perché?)  ad altri, a quelli che da anni gli avevano proposto di gestirlo con vantaggio per il Comune, ma che il Sala non ha preso in considerazione perché lui vuole che Milan e Inter abbiano il Meazza.   E tutto questo l’ha detto su Instagram, mica in Consiglio Comunale: lui parla al popolo, mica parla a quei poveretti che non sanno come va il mondo, che è una realtà che i consiglieri comunali non arrivano a capire.

Ovviamente, dopo cinque anni, volete che il Consiglio comunale si opponga a questa brillante operazione? Il Meazza è salvo, si sistema l’esterno, con un po’ di cemento in meno del progetto originario (forse, ma comunque il Sala lo fa anche passare come sistemazione del quartiere San Siro, non è vero, ma cosa importa?). E che importa se il Comune perde ricavi e beni patrimoniali? Il Sala ha tenuto a Milano le squadre, una grande conquista!

Ci saranno sempre i soliti bastian contrari, ma tanto Forza Italia è della partita, PD, Italia Viva, Azione e Lista Sala faranno – come è accaduto in questi cinque anni – quello che vuole il Sala. Non sono mica così pazzi da votare contro e andare a casa?

C’è un solo inghippo, i tempi: nel febbraio 2026 ci sono le Olimpiadi, per cui o ci si affretta per fare i lavori tra il 2024 e il 2025, oppure si deve andare a dopo, prima comunque che scada nel 2030 la convenzione tra Comune di Milano e AC Milan spa e FC Internazionale spa.

Cosa sceglieranno i quattro amici?  Nessuno di loro si trova al bar per cambiare il mondo, come cantava Gino Paoli. Eppure, stando alle categorie di appartenenza, uno di loro almeno dovrebbe fare gli interessi generali della comunità milanese e dovrebbe usare il “noi” al posto dell’”io” del Marchese: “Io so’ io e voi non siete un c….”

 “Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al vero

ché ’l velo ora è ben tanto sottile

certo che ’l trapassar dentro è leggero”

Dante Purgatorio Canto VIII, 19-21

Luigi Corbani

 



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