5 marzo 2024

RIDURRE LE AUTO: UN OBIETTIVO TRASVERSALMENTE RIMOSSO

Ritardi e inadeguatezze italiane nel rendere sostenibile la mobilità urbana


 ta (9)

Ciò che caratterizza l’Italia rispetto al resto d’Europa in materia di traffico e mobilità sono tre fattori strutturali: un tasso di motorizzazione più elevato rispetto alla media europea, livelli di inquinamento atmosferico più elevati, e un tasso di inadeguatezza (politicamente trasversale) ad affrontare le questioni cruciali altrettanto superiore rispetto alla media continentale.

Mentre altrove si lavora per ridurre la quantità di auto circolanti, noi ci limitiamo a litigare sui limiti di velocità, come negli anni Cinquanta. Prendiamo l’ultima uscita del ministro Salvini: ha annunciato l’emanazione di un decreto per uniformare a livello nazionale i criteri autorizzativi per installare gli autovelox lungo la rete stradale. Secondo Salvini, occorre evitare l’installazione degli autovelox su strade con il limite di velocità a 50 km/h; la priorità sarebbe quella di “installarli lungo tracciati vicino a scuole, ospedali e curve pericolose”.

Gran finale salviniano: “Piazzati dalla sera alla mattina su stradoni per tassare gli automobilisti hanno poco a che fare con la sicurezza”. Sarebbe utile se qualcuno spiegasse al ministro due dati abbastanza semplici: le strade con limite di velocità al 50 km/h sono strade urbane, cittadine, dense di pedoni e biciclette, quindi maggiormente richiedenti misure di controllo dei limiti di velocità; per quanto riguarda gli “stradoni” dove, secondo il ministro, negli orari notturni non esistono problemi di sicurezza, l’Istat (ente statistico che il ministro dovrebbe conoscere) ci informa che proprio nella fascia oraria tra le ore 22 e le 6 del mattino avviene il maggior numero di incidenti gravi (quasi un terzo del totale) e col maggiore indice di mortalità in rapporto al numero di veicoli circolanti.

L’inadeguatezza italiana emerge dall’affrontare il tema della mobilità e del traffico solo in termini di riduzione e controllo della velocità delle auto. Ridurre il numero di auto rimane invece un tabù. In Italia, e in particolar modo nelle aree urbane del nord, si registrano i livelli più elevati di inquinamento atmosferico e di rischi per la salute umana; e la causa principale delle concentrazioni di micropolveri e ossidi di azoto che provocano ogni anno in Italia 80.000 decessi prematuri, secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale, è proprio il traffico veicolare. In un Paese normale un ministro si preoccuperebbe di investire nel trasporto pubblico per ridurre il traffico privato; in Italia, il ministro Salvini si preoccupa di togliere gli autovelox.

Attenzione però a non cadere nell’inutile manicheismo politico. Salvini rappresenta il bersaglio perfetto per numerosi amministratori pubblici locali e consulenti a cachet che, sul versante politicamente opposto a quello di Salvini, in materia di traffico e mobilità si limitano a vendere slogan come Salvini e che anziché agire – ognuno nel proprio ambito di competenze – per ridurre il letale inquinamento atmosferico incentivando la riduzione dell’uso del mezzo privato a vantaggio del trasporto pubblico, preferiscono dedicarsi al “marketing green”. Il motivo è semplice: le misure davvero efficaci per ridurre il traffico privato a beneficio del trasporto pubblico sono impegnative, non semplici da avviare, non garantiscono sicure rendite elettorali; molto più semplice installare un cartello “Città 30” con foto per la stampa.

Il Centro Studi per la Sostenibilità della Lund University (Svezia) ha recentemente pubblicato un importante e dettagliato studio sulla mobilità urbana: “A dozen effective interventions to reduce car use in European cities: Lessons learned from a meta-analysis and Transition Management” realizzato da Paula Kuss e Kimberly Nicholas. Attingendo alle esperienze delle città di tutta Europa, le due studiose hanno esaminato 800 casi-studio di politiche e misure avviate dalle diverse amministrazioni comunali in ambito urbano per ridurre il traffico privato. Lo studio identifica dodici misure in grado di ridurre l’uso dell’auto e rendere sostenibile la mobilità urbana.

Non vi è traccia di “Città 30” o di altre fritture d’aria: al primo posto troviamo il pedaggio urbano (efficacemente utilizzato a Londra, a differenza che a Milano); poi riduzione progressiva dell’offerta di parcheggi su strada; attivazione di ZTL; servizi specifici per la mobilità dei pendolari (incluso il car pooling); incentivi e pass gratuiti per il trasporto pubblico a beneficio di studenti e lavoratori; car sharing.

Nicholas scrive che i trasporti sono una delle principali fonti di inquinamento in Europa e queste emissioni non stanno diminuendo. “La missione dell’Ue, lanciata di recente, per avere 100 città a impatto climatico zero in Europa entro il 2030, sarà quasi impossibile da raggiungere senza ridurre il traffico automobilistico. Ridurre la dipendenza dall’auto non è solo una bella idea: è essenziale per la sopravvivenza delle persone e dei luoghi in tutto il mondo. Per raggiungere gli obiettivi di salute e clima del pianeta, le amministrazioni cittadine devono spostare le esigenze di mobilità dalle automobili ai trasporti attivi e pubblici; e, per la quota di auto che rimangono in circolazione (notare bene l’ordine di priorità, ndr) migliorarle a emissioni zero. Questa transizione deve essere rapida ed equa: i leader delle città e la società civile devono coinvolgere i cittadini per creare legittimità politica e slancio per questi cambiamenti”.

A Milano, la città più inquinata, Area B è stata finora utilizzata unicamente per spingere le persone ad acquistare automobili di classi euro superiori, e il traffico anziché diminuire continua ad aumentare. Esattamente l’opposto.

Quanto è lontana Londra. Lontana da Roma, ma anche da Milano.

Enrico Fedrighini



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Andrea VitaliCi sono a mio parere alcune inesattezze. Il tasso di motorizzazione milanese, ad esempio, è più basso (e non più alto) di altre città europee. E la causa principale dell' inquinamento atmosferico è il riscaldamento degli edifici; seguono gli allevamenti animali; segue poi il traffico veicolare. Ma questi sotto certi punti di vista sono dettagli. Il vero problema è che il modello di localizzazione degli insediamenti (frammisto) e del mondo economico (sempre più precario) rende difficilissimo se non impossibile traslare ulteriori spostamenti sulla modalità trasporto pubblico di massa (peraltro già al limite, vedi treni pendolari di Trenord con tassi di occupazione al 200%). Se uno è stato costretto (per mancanza di soldi) ad andare a vivere a Brugherio o a Zibido San Giacomo, o lavora come infermiera di notte o commessa volante per una catena di supermercati, l' uso dell' automobile è una necessità, non una scelta; e nessuna rete di trasporto pubblico assolverà la sua domanda. Non è quindi un tema di volontà o di cultura, di facili slogan o di cose che si possano facilmente cambiare, qui paghiamo le scelte del passato. E per cambiare veramente ci vorranno decenni e decenni (e forse non basterà).
    6 marzo 2024 • 08:25Rispondi
    • AdaSono d'accordo ,non sono solo le auto ad inquunare e non tutti i comuni sono collegati bene a Milano.Andrebbe fatta una politica anche di "assorbimento" delle auto con parcheggi calmierati e di scambio con il trasporto pubblico.Le auto vengono parcheggiate ovunque senza sanziini e rispetto delle regole.
      6 marzo 2024 • 12:46
  2. LorenzoMi sembra che l'articolo cada proprio nel 'manicheismo' o perbenismo politico che dichiara di disapprovare e si limita ad elencare ricette precotte e controproducenti. In Italia ci siano più auto che altrove perché vi è una maggiore distribuzione di abitanti in luoghi spesso molto mal serviti dal trasporto pubblico (come attestava il S24h già nel 2021 e come chiariva molto bene anche un Vs bell'articolo sul caso di Milano a dicembre 2023). Inoltre stando all'Agenzia Europea per l'Ambiente le principali cause dell'inquinamento dell'aria in Europa non risiedono nel traffico veicolare, ma nell'industria e nel riscaldamento (con i ns molti edifici pubblici vetusti ed energivori primi della lista). Sarebbe ora che le politiche dei trasporti fossero liberate dalle romantiche quanto elitarie utopie della città senz'auto...
    6 marzo 2024 • 09:31Rispondi
  3. FrancescoVa bene, ammettiamo che le automobili private non siano la principale causa di inquinamento a Milano (restano una delle principali cause di decesso diretto o indotto, credo, e sicuramente di traffico, oltre che di consumo e monopolio di suolo pubblico) e che il dito vada puntato contro i riscaldamenti e gli allevamenti. QUINDI? niente di cui preoccuparsi? Proposte e mozioni rispetto a queste fonti ASSODATE di inquinamento? E' anche questo un retaggio insanabile del passato su cui no possiamo fare niente? Insomma, poiché tanto siamo spacciati tanto vale rassegnarci e andarsene all'altro mondo in automobile (come nel film dei Monty Monty Python)!
    6 marzo 2024 • 19:11Rispondi
    • Andrea VitaliNo, no, nessuna rassegnazione. Riscaldamento: c'è un' ordinanza sindacale che dice ma 19°, chi controlla che sia così? Allevamento animale: è possibile ridurre le proiezioni in atmosfera mediante l' abbattimento dei liquami, vogliamo incentivarlo? E via così. L' ambiente è un sistema, bisogna intervenire su tutto.
      6 marzo 2024 • 22:14
  4. Giorgio OrigliaLa strenua difesa del modello Milano in relazione a inquinamento e traffico che trovo in quasi tutti i commenti evidenzia solo l'incapacità di ammettere che vivere in una città sommersa (anche fisicamente, il 25% degli spazi pubblici, giardini e marciapiedi compresi, occupati da auto in sosta) dalle automobili danneggia la salute di tutti: meglio dunque convincerci che la colpa è tutta degli allevamenti fuori città, del riscaldamento domestico, e che stiamo meglio che in tante altre città europee. Che ahimè è una balla. E' vero invece che la dispersione insediativa nell'hinterland, generata dalla stupidità pianificatoria degli ultimi 50 anni, rende l'uso dell'automobile indispensabile. Ma allora la soluzione è sì scoraggiare l'accesso e sosta in città con tariffe ben più salate di ora (è ridicolo che i residenti abbiano il posteggio gratis a vita), ma nel contempo creare ampi parcheggi (semi-gratuiti) nelle aree libere o dismesse alle porte di Milano, e potenziare i mezzi pubblici di collegamento.
    9 marzo 2024 • 18:35Rispondi
    • Andrea VitaliRicordo che ci sono anche i milanesi che escono dalla città, per motivi di lavoro o altro: come faranno? La rete del trasporto pubblico intercetta (e continuerà a farlo) solo alcune direttrici. Poi non capisco perché sia "ridicolo" che si possa parcheggiare gratis sotto casa: quei parcheggi sono ben stati costruiti con i nostri soldi (le tasse). E allora perché non introdurre pedaggi per chi usa i marciapiedi? È un paradosso lo so, ma concettualmente è la stessa cosa.
      9 marzo 2024 • 22:08
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


19 dicembre 2023

CLIMA, COP28 E REALTÀ MILANESE

Giorgio Origlia






10 gennaio 2023

QUESTIONI E PROBLEMI MILANESI

Fiorello Cortiana






10 gennaio 2023

UN APPELLO AI CANDIDATI

Erica Rodari



8 febbraio 2022

IL PARTITO VERDE CHE NON C’È ANCORA

Giuseppe Rosa


Ultimi commenti