9 gennaio 2024

CRONACHE URBANISTICHE… E GIUDIZIARIE

Che aria tira?


Progetto senza titolo (21)

C’è un detto cinese, che in realtà è una maledizione: “possa tu vivere in tempi interessanti”, e per chi segue il dibattito urbanistico meneghino, questi sono senza dubbio tempi interessanti. Tutto ha origine quando il prode Tancredi annuncia una profonda revisione del PGT, quello appena nato. E il nostro assessore, novello Erode, decide di soffocarlo nella culla. Del perché ciò sia avvenuto e dei possibili contenuti di questo nuovo piano, abbiamo già parlato su queste pagine e sicuramente torneremo ad affrontare l’argomento a tempo debito.

Quello che ci interessa oggi è gettare uno sguardo distaccato e divertito sul dibattito che ne è seguito. Una serie di interviste incrociate, di botta e risposta a mezzo stampa, tra i principali attori del proscenio milanese. E sullo sfondo, ma neanche troppo, la magistratura cala il suo poker d’assi, entrando a gamba tesa in una materia che forse non padroneggia fino in fondo, creando scompiglio negli uffici comunali e nelle secrete stanze di illustri studi di architettura.

Se non sono tempi interessanti questi….

Andiamo con ordine. Non quello degli Architetti. Che però ha dato un segnale, piccolo ma significativo. Forse ci piacerebbe sentire una voce autorevole provenire pure da quella parte. 

Il 20 dicembre Regina De Albertis nel suo doppio ruolo di presidente di Assimpredil Ance e di board member di Borio Mangiarotti ci dice tramite il Corriere della Sera che i costruttori si prendono una “pausa di riflessione dal dialogo col comune”, visto che si prospettano nel nuovo PGT scelte “anacronistiche e regressive”.  Che tradotto vuol dire: non ci faranno più costruire torri, pagheremo troppi oneri e dovremo fare tanta edilizia sociale. E con l’attuale scenario dei costi di costruzione alle stelle e saturno contro, fare sviluppo immobiliare diventa insostenibile. E per dare maggiore forza alle proprie argomentazioni tira in ballo il mondo cooperativo, che sembra essere d’accordo con lei.

Il giorno dopo Tancredi risponde piccatissimo, sempre dalle pagine del principale quotidiano milanese. I costruttori “cercano di difendere una posizione”. Vogliono fare le vittime. E per di più si sono alleati con le cooperative, per fare fronte comune, contro il Comune. Questa in sintesi l’intervista a Tancredi, che afferma di essere pronto a riprendere il dialogo, ma solo se i costruttori “sono con noi, altrimenti andiamo avanti”. Da soli. Incoraggiante, no?

E le cooperative che sono state tirate per la giacchetta sia dalla De Abertis che da Tancredi? Non possono certo tacere e quindi arriva a stretto giro di posta la replica di Maggioni (a cui do ragione a priori, perché è mio amico). Il 22 dicembre il Presidente di CCL risponde “a brutto muso” (citazione del Corriere) a Tancredi, rimproverandogli di avere detto un paio di cose imprecise. E quindi spiega che bisogna distinguere tra edilizia convenzionata e edilizia sociale, che devono avere prezzi diversi e che la prima può anche finanziare la seconda, ma servono comunque contributi pubblici.

In tre giorni subito prima di Natale, quando tutti sono più buoni, si è acceso un dibattito serrato ed effervescente che non ha risparmiato nessuno. E infatti anche l’Ordine degli Architetti il 23 dicembre annuncia di sospendere il confronto col Comune con cui aveva sottoscritto un Tavolo “C’è Milano da fare” per la revisione del PGT. Di fatto l’Ordine lamenta una scarsa trasparenza da parte del comune che a quel tavolo porta concetti e slogan, ma di bozze delle norme nemmeno l’ombra. Alla faccia della partecipazione.

Che il Comune cerchi consenso e legittimazione con tavoli, tavolini e pianificazioni partecipate (ma solo di facciata) lo dice anche Lucia Tozzi sul Fatto Quotidiano dei primi di dicembre. 

Ma come dicevamo, non finisce qui. Nel pieno del dibattito irrompe la notizia che la Procura di Milano contesta il reato di abuso edilizio a progettisti privati e tecnici del Comune per la torre di via Stresa. Un nuovo caso dopo quello di Piazza Aspromonte (e si vocifera di altri casi all’orizzonte). I magistrati contestano la qualifica dell’opera e altri elementi normativi. Non è questo il luogo per fare i processi, ma confesso che sono combattuto. Da un lato sappiamo che a volte certe operazioni immobiliari vengono affrontate in modo molto facile, troppo facile (SCIA art. 23 al posto del Permesso di Costruire, per esempio, legittima ma rischiosa). Dall’altro se siamo del mestiere vediamo come la magistratura quando è chiamata a giudicare temi tecnici non sempre riesca a circoscrivere il problema e si affidi a periti che non aiutano in tal senso. E certe inchieste, che partono da esposti di privati cittadini afflitti da nimbismo acuto e che poi si risolvono in nulla, finiscono per creare danni economici non indifferenti.

Comunque puntuale è arrivata una nuova intervista a Tancredi il 3 gennaio in cui l’assessore dice cose sorprendentemente condivisibili. Perché vi sono Inchieste di tipo penale su questioni di interpretazione normativa? Non dovrebbe essere materia per la giustizia amministrativa? Il disorientamento è non solo del Comune, ma anche di noi cittadini. Può un magistrato sostituirsi ad un tecnico per decidere come va applicata una norma?

Bella domanda. Considerando che siamo solo all’inizio di gennaio penso che questo sarà un anno… interessante!

Pietro Cafiero

 



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