9 gennaio 2024

FELICE BESOSTRI E L’IDEA DI UNA NUOVA MILANO

Una possibile diversa attuazione del Titolo Quinto


fel4

Sono note le battaglie giuridiche condotte da Felice Besostri verso  le sciagurate leggi elettorali che si sono succedute nella scombinata “seconda repubblica”. Meno nota la sua iniziativa parlamentare, nella legislatura 1996-2001 conclusasi con la discutibile riforma del Titolo V° della Costituzione,  mediante la presentazione di un disegno di legge tanto ragguardevole quanto dimenticato.

Da premettere che all’unica riforma costituzionale rilevante della storia repubblicana si arrivò sotto la pressione di due spinte politico-culturali diverse e contrastanti. Da un lato l’influenza della nascente Unione europea, tendente a condividere parte dei poteri degli stati sovrani contraenti (a cominciare da quello fondamentale di battere moneta). Dall’altro la pretesa, velleitaria ma impetuosa, dell’originaria lega di Bossi di imporre la secessione della cosiddetta padania, poi mitigata in subdolo federalismo ovvero “devolution”.

La prima spinta, basata sul principio di sussidiarietà verticale nonché quelli complementari di adeguatezza e differenziazione, trovò luogo nell’articolo 114 (che rovesciò l’ordine dei livelli costitutivi la Repubblica, partendo dal basso: dal Comune allo Stato passando per Province, Città metropolitane e Regioni) e 118 che sanciva i principi sopra richiamati.

La seconda spinta, evidentemente più energica tanto da trovare – a differenza della prima – immediata attuazione, si concretizzò nell’art. 117 basato sul concetto chiave di “poteri concorrenti” tra Regioni e Stato in un’ampia serie di materie (tra cui quella essenziale della “tutela della salute”). Pertanto gli art. 117 e 118 si trovano in evidente contrasto l’un l’altro: in una determinata materia o è adeguato lo Stato o è adeguata la Regione! Se insieme concorrono certo non si differenziano!

Ma la razionalità ed il principio di non contraddizione non sempre vanno d’accordo con la prassi politica, almeno da parte di un ceto dirigente dimentico dei valori di coerenza e rigore che avevano contraddistinto l’opera originale dei padri costituenti. Infatti qui, liquidato il Prodi 1, governano D’Alema, ansioso di passare alla storia con le evanescenti “bicamerali” ed Amato 2, tappabuchi buono per tutte le stagioni.

Toccò pertanto a Felice Besostri cercare di interpretare la parte buona per quanto debole della “riforma” firmando un disegno di legge controcorrente, dal titolo eloquente: “Norme speciali per la città di Milano” (*), di cui ricordo la presentazione al circolo De Amicis con la partecipazione degli altrettanto compianti Aldo Aniasi e Guido Martinotti.

I primi obbiettivi del DdL, all’art.1 sono espliciti. La legge: a) disciplina il regime giuridico speciale degli enti locali operanti nel territorio della provincia di Milano (allora comprendente pure la Monza-Brianza, ndr); b) istituisce la Città metropolitana quale unica autorità di governo, in luogo della provincia di Milano e del comune capoluogo.

Tra le funzioni spiccano: a) la pianificazione territoriale strategica dell’intero territorio, nonché la verifica di conformità degli strumenti urbanistici generali comunali al piano territoriale; b) la realizzazione e la gestione delle grandi infrastrutture localizzate nel territorio metropolitano; nonché c) dei servizi pubblici di trasporto metropolitano, anche attraverso la piena integrazione dei servizi urbani ed extraurbani.

Nella successiva legislatura il Ddl fu ripreso quasi testualmente da Antonio Pizzinato più altri nove senatori lombardi (accanto ad una proposta simile presentata dal repubblicano Del Pennino) con assai scarsa fortuna, come provai ad argomentare su queste colonne in occasione della ricandidatura di Sala. (**)

Infine un ricordo recente. Lo scorso settembre l’avvocato Besostri mi ricevette nel suo studio-biblioteca, un vero antro da cospirazione carbonara, con Beppe Boatti, Giuseppe Natale e Massimo Gatti per impostare il ricorso contro il farsesco sistema elettorale della Città metropolitana ex-legge Delrio.

Era già provato, anche per i postumi di un serio incidente automobilistico, ma lucido e combattivo come sempre, pronto a mettere acume politico e sapienza giuridica al servizio della ragione e passione socialista autentica.

Valentino Ballabio

(*) Atti del Senato, XIII legislatura, ddl n.4879

 (**) “l’idea di una  Grande Milano finita in cantina” , 10 febbraio 2021



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema








9 gennaio 2024

ADDIO FELICE BESOSTRI!

Aldo Ferrara Massari



21 novembre 2023

RICORDO DI LUIGI BERLINGUER

Rita Bramante



7 novembre 2023

GIULIANO BANFI

Luca Beltrami Gadola e Roberto Biscardini



16 maggio 2023

UN RICORDO DI LUIGI MAZZA

Gabriele Pasqui


Ultimi commenti