9 gennaio 2024

ADDIO FELICE BESOSTRI!

Milano perde una delle sue menti migliori


Progetto senza titolo (12)

Ci ha lasciato l’Hombre Vertical del Socialismo italiano ed Europeo, Giurista, esperto di pubbliche amministrazioni, diritti umani e protezione delle lingue regionali e minoritarie. Ma il suo nome verrà ricordato alle prossime generazioni di politici come colui che da solo osò porsi contro il mainstream, fino a portare alla Consulta la sua protesta contro le leggi elettorali inique che ci hanno privato, e tuttora ci privano, di qualsivoglia rappresentatività. 

La sua carriera, scientifica e politica, nasce da lontano, a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, nella Milano ancora nenniana e aniasiana che si avvia a diventare craxiana. Felice non farà mai sostanziali differenze correntizie. Io gli dicevo che esisteva nel partito una corrente besostriana e lui colto in contropiede mi chiedeva “ Ah sì e quanti siamo?”. Gli rispondevo sempre “Noi due”! In realtà la sua politica era il dialogo con tutti, nessuno escluso, anche quando lo invitai a far parte di “Per la sinistra” che avevo contribuito a far crescere da una costola di RC, nel 2007.

La sua carriera e la sua vita nascono da un perimetro che trova i suoi lati in via Freguglia, essendo sin da giovane un brillante avvocato amministrativista, via Conservatorio, dalla Facoltà di Scienze Politiche, dove è stato Adjunct Professor di Diritto Pubblico Comparato e di Relazioni Internazionali. 

Entrato giovanissimo nel PSI milanese, militante intelligente e colto, non ha difficoltà a farsi notare nel partito. Diventa così Consigliere della Zona Città Studi Argonne, Sindaco di Borgo San Giovanni (1983-1988), componente del Comitato Tecnico Legislativo della Regione Lombardia e del Comitato di esperti per la riforma dello Statuto della Regione e del Regolamento dell’Assemblea regionale, Presidente dei Comitati Regionali di Controllo di Milano e della Regione Lombardia (1976-1987).

 Dopo il 1992, con una sofferta crisi politica vissuta sulla pelle interamente tatuata di socialismo, avviene quello che poi mi raccontò. “Nel 1996 nessuno voleva il Collegio di Lorenteggio, lo davano per perdente, andai io e vinsi il seggio al Senato”. Così Felice si ritrovò a Roma, insieme a Lui Cesare Salvi, capogruppo, Giangiacomo Migone, poi Presidente Comm. Esteri e soprattutto Massimo Villone, costituzionalista di spicco e suo fraterno amico. E il suo palcoscenico fu subito la I Commissione Affari Costituzionali. 

Ma lo sguardo andò subito in Europa da componente l’Assemblea del Consiglio d’Europa e da Unico relatore per l’attuazione del diritto comunitario europeo. In quegli anni stringe rapporti fortissimi con il COPI di Zurigo, diretto da Andrea Ermano esponente di spicco della Federazione Socialista Italiana in Svizzera. 

Di quegli anni, mi colpì la sua lungimiranza verso l’Europa. Gli italiani, si sa, sono allergici alla politica estera ma lui capì sin dai tempi nenniani quanto fosse importante avere contatti con i socialisti europei e soprattutto da studioso, la conoscenza delle lingue e così un giorno mi telefonò e mi disse che doveva studiare il croato. Poi tra i nostri amici arrivarono, oltre quelli del COPI di Zurigo anche i socialisti di Baron Crespo. Lungimirante verso altre realtà politiche e mai omologato, non escludeva nessuno dal dialogo, da Rinascimento Socialista, Rinnovamento socialista a Socialismo XXI. Insomma aveva come unico strumento il dialogo, serrato, incondizionato e aperto, specie con i Circoli Rosselli, Turati, e le Fondazioni Nenni, Matteotti, Querci etc.

Verrà ricordato come un politico capace di incarnare etica e dottrina, strenuo difensore della libertà senza la quale non c’è giustizia. Lo dimostrò in Senato sul finire della XIII Legislatura quando fu relatore della legge 482/99 sul riconoscimento e sostegno delle minoranze linguistiche del nostro paese, l’inizio di una lotta travagliata per affermare il diritto costituzionale di rappresentanza. Che non è solo quella politica o elettorale ma quella che incarna il diritto ad una società paritaria, eguale e multiculturale. 

Fu attraverso quella legge che prendemmo atto e cercammo di sanare le disparità delle minoranze ladine o slovene o di quelle collocate dalla storia in Regioni a Statuto ordinario, come gli albanofoni di Calabria, i grecanici del Salento o gli occitani delle valli piemontesi. Ricordo sempre l’esempio più emblematico da lui citato, in una proiezione europea quanto mai attuale, circa la massima discriminazione delle minoranze linguistiche tra di loro e le liste espressione di minoranze politiche.

Infatti l’acme fu raggiunto proprio e, paradossalmente, con la legge per l’elezione dei membri del Parlamento Europeo spettanti all’Italia, L. 18/1979, perché le uniche minoranze linguistiche tutelate sono la francese della Val d’Aosta, la tedesca della Provincia di Bolzano e la slovena della Regione Friuli–Venezia e le minoranze politiche sono state eliminate con l’introduzione, con la legge n. 10/2009, di una soglia di accesso del 4%, superiore a quella prevista per il Parlamento bicamerale italiano dalla legge n. 165/2017. 

Questi passaggi legislativi fanno capire meglio il suo filo logico: dalla difesa delle minoranze alla tutela strenua della Costituzione.  Un lavorìo politico, controcorrente e contro le correnti, che non ha giovato alla sua carriera politica ma che lo ha consacrato come Defensor unicus degli artt. 2 e 3 Cost. e non solo. Fino ad arrivare al nonsense di un Parlamento, ridotto in media del 36.50% dei suoi componenti dalla legge cost. n. 1/2020, ma, si badi bene, salvo l’eccezione al Senato della Regione Trentino–Alto Adige/Südtirol cui, in virtù dell’art. 116 Cost., e non per l’art. 131 Cost., sono stati attribuiti 3 senatori della Repubblica, a ciascuna delle due Province autonome di Trento e Bolzano, che pure non sono parti costitutive della Repubblica ai sensi dell’art. 114 Cost., ma della Regione.

La logica besostriana porta a considerare le deforme sulle leggi elettorali quasi una sorta di grimaldello per l’ultimo affondo anticostituzionale: la legge sul premierato considerata dal PdCM pro tempore la “Madre di tutte le Riforme”, utilizzando il grimaldello della “incoerenza tra i due termini “rappresentatività” e “governabilità”. Come dire, dalle leggi elettorali incostituzionali al vero smantellamento dell’impianto democratico costituzionale il passo è breve. 

Questa intesa attività, in proiezione nazionale ed Europea, non gli ha impedito di staccare l’occhio critico dalla nostra Milano. Si mobilitò con altri per la protezione del Tempio calcistico il “Meazza”, ma soprattutto lo angustiava lo scempio di una città trasformata da fonte di produttività a capitale di un terziario spesso iniquo. Negli ultimi mesi con il suo inesauribile entusiasmo, ha favorito, con entusiasta adesione, la nascita del Centro Studi Caldara per iniziativa di alcuni Amministratori della Città metropolitana, quali Giuliano Pisapia, Franco D’Alfonso e altre personalità della Cultura che si propongono l’ambizioso progetto di ridare smalto culturale, una sorta di new wave, attraverso le sue migliori risorse, non solo a Milano ma iscrivendosi in un panorama allargato ai confini nazionali ed europei.

Hombre Vertical y Socialista, dal ragionamento articolato e mai privo di teoretico rafforzamento: iniziava con la legge elettorale per affondare il coltello nella ferita profonda dei diritti negati. Si compiaceva quando lo definivo anche nel privato, “il Pilastro del Socialismo”, definizione che tutto sommato non solo non gli dispiaceva ma che evocava una tacita malcelata approvazione. 

Il testimone che ci lascia ha nel suo interno molte irrisolte questioni, in specie una legge elettorale che è frutto della negazione dei diritti e di una non ancora definita “questione delle minoranze”. Come se Felice, alla maniera di Piero Calamandrei, ci avesse detto “Compagni, la Costituzione è la “Charta” più bella che abbiamo, ma non siamo riusciti a interpretarla nella sua compiutezza né tanto meno ad applicarla interamente ed è rimasta, per certi versi, un pezzo di carta”. 

Aldo Ferrara Massari, 

Professore Universitario f.r., 

Circolo e Centro Studi “Emilio Caldara”, Milano



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