7 novembre 2023

GIULIANO BANFI

Il ricordo


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Un amico

Come è difficile parlare di un amico scomparso. L’amico di una vita poi. La commozione ti stringe il cuore.

Giuliano ed io ci conoscevamo dal 1945. Le nostre madri molto amiche erano “vedove di guerra”. La madre di Giuliano aveva perso il marito ad Auschwitz e mio padre era morto combattendo nella Resistenza. Posso dire che siamo cresciuti insieme.

Le nostre famiglie dopo la guerra avevano ripreso la loro vita sociale e non solo diventammo amici ma avevamo gli stessi amici, i figli dei loro amici. Era la Milano della borghesia intellettuale.

Abbiamo nuotato insieme all’Isola D’Elba che tanto amava, abbiamo sciato insieme, ci siamo divertiti insieme, abbiamo viaggiato insieme

La fortuna ha voluto che negli ultimi anni abitassimo a poche decine di metri uno dall’altro e così ci incontravamo anche spesso per strada.

Chicchia, sua moglie, l’ho conosciuta al ginnasio, molte mattine facevamo insieme la strada per andare al Liceo Manzoni e anche con lei è nata una forte amicizia.

Da quando si sposarono le loro cene, frequenti (la Chicchia una cuoca eccezionale), erano sempre una festa per noi, per gli amici comuni riuniti attorno al tavolo dove Giuliano esprimeva tutta la sua vitalità e l’amore per la vita e l’entusiasmo che non lo ha mai abbandonato, nemmeno negli ultimi tempi, quando un acciacco importante ad un ginocchio, di cui da tanto soffriva, lo aveva costretto ad un ulteriore ricovero in ospedale.

A stringere la nostra amicizia sono state anche le opinioni politiche, eravamo socialisti entrambi, due socialisti d’antan, lui socialista della corrente di Achilli io della corrente di Lombardi.

Tempi belli nei quali occupavamo le serate a discutere di politica, poche comunque erano le differenze di opinione.

Ammiravo la sua carriera politica che lui percorse per molti anni con impegno, grande onestà intellettuale, competenza e intelligenza.

Per  anni contribuì alla attività dell’ANED, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti per non dimenticare lui stesso suo padre e agli altri l’orrore dei campi di concentramento.

La Casa della Memoria di Milano nacque anche per il suo costante impegno.

Nella casa della Memoria tutti i suoi moltissimi amici si sono ritrovati per dargli l’ultimo saluto, commossi e grati per quello che aveva fatto per noi tutti.

Luca Beltrami Gadola

Un politico e un amministratore

Giuliano Banfi è stato prima di tutto un socialista. Lo è stato per tutta la sua vita, nella professione, così come nell’impegno politico e amministrativo. Esponente di quella Milano socialista aperta, solidale e antifascista, città simbolo del socialismo democratico italiano. È dentro questa tradizione che Giuliano Banfi ha fatto fin da giovane le sue principali scelte politiche.

La prima, forse la più importante, quella di dedicare la propria competenza professionale di architetto e urbanista non tanto alla libera professione quanto al lavoro nelle istituzioni, sia come funzionario pubblico sia come amministratore, al servizio di tutti.

Lui, come molti altri “urbanisti condotti”, impegnati a curare i mali della città, a conservarla nei suoi aspetti migliori combattendo le spinte privatistiche che sono sempre pronte a contrastare l’interesse generale e ad impoverire il tessuto urbano e sociale della città.

Per lunghi anni, fino al 2000, è stato dirigente del settore Urbanistica della Regione Lombardia. Gli anni in cui, tra l’altro, Banfi studia nuovi modelli istituzionali, per una diversa modalità di pianificazione e gestione urbanistica alla scala sovracomunale, modelli che poi prenderanno forma nella legge istitutiva dei comprensori.

Parallelamente sono gli anni in cui Giuliano Banfi è consigliere socialista della Provincia di Milano nel 1975, poi consigliere comunale di Milano dal 1980 al 1993. E quasi ininterrottamente Assessore prima al Demanio, poi all’Ecologia e poi al Commercio.

Banfi amministrò con concretezza e lungimiranza, sempre instaurando un ottimo rapporto con i funzionari dell’Amministrazione comunale, ai quali riconosceva non solo l’importanza e il valore che essi potevano meritare, ma anche la necessità di preservare questo patrimonio di conoscenza ed esperienza al servizio di tutta la comunità. Depositari della memoria storica e della continuità amministrativa.

Sono molte le cose fatte da Banfi. Tra le tante ne cito solo tre ma politicamente significative.

Come assessore al Demanio, Banfi è l’artefice del censimento del patrimonio immobiliare comunale, affinché venga preservato e non alienato. Perché venga salvaguardato e valorizzato.

Scrive Banfi nell‘introduzione ad uno di questi volumi, distinti per Zona di decentramento, demandando a loro la cura di questo patrimonio che è di proprietà di tutti i cittadini.

“L’Assessorato al Demanio – scrive Banfi – con la pubblicazione dei cataloghi per zona delle proprietà comunali, intende proseguire nella sistematizzazione della documentazione relativa al patrimonio immobiliare del Comune di Milano e alla sua divulgazione, Oltre alla pubblicazione è programmato l’aggiornamento periodico della cartografia e dei cataloghi con l’obiettivo di affinare ed integrare le informazioni contenute nelle singole schede. Determinante sarà l’apporto di informazione e conoscenze che potranno fornire i Consigli di Zona, nuovi protagonisti della gestione del patrimonio comunale. “

Banfi è in questo caso un pioniere della partecipazione democratica che ha bisogno dell’informazione pubblica per essere esercitata. Come assessore all’Ecologia, ricordo personalmente l’alta considerazione che Banfi aveva del Servizio Parchi e giardini dell’amministrazione comunale e della bella realtà di Villa Lonati, con il suo importante vivaio, e di quanto con questo servizio, non solo si potevano realizzare nuovi parchi, così come si fece, ma si poteva migliorare, estendere e sempre innovare per la qualità della vita e la bellezza della nostra città.

Infine, tante sono state le iniziative di Banfi come Assessore al Commercio per qualificare e rafforzare il commercio di vicinato. Lo ha ricordato recentemente lui stesso, quando un amico gli ha mostrato via whatsapp una autorizzazione da lui rilasciata nel 1988. Banfi risponde così: “Che meraviglia aver conservato questa autorizzazione. Comunque, le cose più importanti che credo di aver fatto riguardavano una maggiore flessibilità degli orari rispetto alla localizzazione dei singoli esercizi (vendere in Montenapoleone è diverso che alla Barona) e ho consentito che il macellaio potesse vendere il vino da accompagnare col brasato e che i fruttivendoli esponessero i loro prodotti colorati sui marciapiedi. Ciò ha scardinato la grigia omogeneità del dirigismo tutelatorio, per previlegiare invece l’intelligenza imprenditoriale dei negozianti.”

Banfi è stato in questo senso un perfetto esponente del socialismo municipale e contemporaneamente dirigente politico del Psi, militante della corrente di Riccardo Lombardi prima e di Michele Achilli dopo, per un’affermazione sempre più grande del socialismo italiano ed europeo.

Luca Beltrami Gadola e Roberto Biscardini



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