16 maggio 2023

UN CONCERTO IN VILLA

Il neonato Trio Pegaso, una meravigliosa novità    


 Copia di Copia di rification (5)

Hauskonzerte – House concert per gli anglofili – in Italia è una parola quasi misteriosa, sembra appartenere al mondo delle fiabe. Una tradizione, sostanzialmente mitteleuropea, che proprio non ci appartiene. Quando ancora non esisteva la musica registrata, il concerto in casa davanti a un pubblico di amici nelle cosiddette buone famiglie era una regola, uno dei pilastri delle relazioni sociali a Vienna come a Berlino, Praga, Budapest ma anche a Parigi e a Milano. Durante i viaggi in Italia, il giovane Mozart andava di casa in casa – molto più che nei teatri, riservati all’opera e alle rare orchestre sinfoniche – e si esibiva ospite della nobiltà locale o del clero.

Non per nulla quando è eseguita da organici composti da pochi strumenti o da uno strumento solista – e dunque quando non è lirica o sinfonica – la musica si chiama “da camera” e ciononostante purtroppo, per come si è andato organizzando il mondo musicale, oggi viene quasi sempre eseguita nei teatri e nelle grandi sale da concerto. Ci siamo ormai abituati, e non ce ne accorgiamo più, all’incongruenza e alla povertà dell’ascolto “da lontano” fino a quando non ci capita di ascoltare in un salotto, a pochi metri da noi, un pianista, un trio, un quartetto. E allora finalmente scopriamo – come mai ci era apparsa prima – la bellezza del suono e ci avviciniamo in modo assai diverso all’ascolto e alla comprensione della musica.

In questi giorni, per il dodicesimo anno consecutivo, Piano City riempirà con il suono dei pianoforti non solo le piazze e i giardini di Milano, ma soprattutto le case dotate di quel meraviglioso strumento a tastiera che a Milano sono molto di più di quanto non si immagini. A coda o verticali, da studio o da concerto, all’occorrenza ripassati da bravi accordatori, i pianoforti della città suoneranno nelle case, ricche e povere, in centro o in periferia, comunque aperte al pubblico per far provare a chiunque lo desideri l’emozione dell’ascolto ravvicinato e del contatto diretto con il musicista.

Per fortuna non occorre aspettare sempre e solo il mese di maggio che arrivi Piano City per godere di questi preziosi piaceri; in realtà benché non ne parlino le cronache e i giornali, le iniziative di “concerti in casa”, organizzati da singoli o da gruppi amanti della musica colta, sono più di quanti ce ne si aspetti.

A parte le ormai note “Dimore del Quartetto”, diventate un ciclo internazionale di concerti per questo magico organico, esistono circoli privati come quello degli “Amici della Musica di Ispra” che da 40 anni organizza concerti nelle residenze di campagna dei soci, sparse nelle belle colline fra il Lago Maggiore e i laghi di Comabbio, di Monate, di Varese. Una vera, piccola stagione musicale che va da aprile a settembre, con musicisti talvolta importanti talaltra agli esordi, scelti sempre con grande oculatezza e competenza.

Domenica scorsa, in una bella villa affacciata sul lago Maggiore, si è inaugurata la stagione di questo circolo con un concerto del quale vi racconto perché l’ho trovato un po’ speciale. Il Trio Pegaso (il nome è stato deciso all’ultimo momento perché i tre musicisti l’hanno costituito solo pochi giorni prima del concerto!) è composto da tre “stranieri”, in realtà tutti e tre italianissimi, provenienti rispettivamente dalla Romania (Stefan Coles, violinista) e dal Giappone (Issei Watanabe, violoncellista, e Chiharu Aizawa, pianista); solo Watanabe è nato e ha studiato in Italia, precisamente a Milano, mentre Coles e Aizawa sono arrivati nel nostro paese già adulti.

Stefan Coles, fondatore e direttore dell’Accademia Europea di Musica di Erba, è noto ai nostri lettori perché ne abbiamo scritto più volte in questa rubrica. Di Chiharu Aizawa sapevo che è insegnante di pianoforte nella stessa Accademia, di Issei Watanabe conoscevo giusto il nome perché molto attivo nell’area lombarda e non solo. I tre, pur conoscendosi, non avevano mai suonato in trio e noi sappiamo quanti anni occorrono per mettere insieme ed affiatare adeguatamente un gruppo di musicisti che vogliano fare musica da camera. Ma il carisma e la professionalità di Stefan Coles ha fatto il miracolo sicché con poche ore di prove i tre sono riusciti a preparare un concerto di grande impegno e di ancor più grande qualità: il Trio n. 39 in sol maggiore di Haydn e i Trii opera 1 n. 3 in do minore e opera 70 n. 1 in re maggiore di Beethoven. Un programma magnifico per alcune ragioni che cercherò di spiegare.

Innanzitutto il Trio di Haydn e il primo dei due Trii di Beethoven sono stati scritti a distanza di poche settimane uno dall’altro, nel 1795; Haydn aveva già 63 anni ed era un musicista di grande successo all’apice della carriera, mentre Beethoven ne aveva solo 25, era arrivato a Vienna da meno di tre anni, era appena all’inizio del suo percorso di compositore, ed andava a lezione di armonia (ma non di contrappunto!) proprio da Haydn.

Si può immaginare l’interesse del confronto fra le due opere, non solo per la differenza di età fra i due autori, ma ancor più perché, se l’una rappresenta l’ultima espressione del classicismo viennese, dunque austriaco, l’altra manifesta i primi segni della rivoluzione romantica che possiamo invece etichettare come tedesca. Ancor più interessante è stato il secondo confronto, fra il primo e il terzo trio di Beethoven, fra l’opera giovanile e quella dell’età matura, con in mezzo l’intero processo evolutivo del maestro di Bonn che contiene, con innumerevoli suoi capolavori, la maggior parte dei Quartetti, delle Sinfonie, dei Concerti per pianoforte e orchestra.

Il neonato Trio Pegaso ha fatto di questo concerto una lezione non solo di storia e di analisi  musicale, ma soprattutto di interpretazione, portando queste opere e le loro relazioni alla comprensione di tutti, con penetrante lucidità e una palpabile profondità di pensiero. I tre strumenti suonati in uno spazio ovviamente limitato avevano la stessa forza e sprigionavano la stessa energia di una grande orchestra sinfonica in una grande sala da concerto. Questa è la bellezza della musica da camera, questo il modo giusto per ascoltarla, questa l’intenzione con la quale è stata pensata e scritta.

C’è da augurarsi che Stefan Coles, Issei Watanabe e Chiharu Aizawa siano consapevoli di essere un Trio magnifico e si rendano conto delle straordinarie potenzialità che potranno esprimere se continueranno a suonare insieme. Non sarà un caso se Pegaso è quel “cavallo alato in cui la vitalità e la forza del cavallo, unite alla capacità di volare, ne fanno un simbolo della vita spirituale dei poeti e della loro ispirazione che si eleva indomabile, incurante di qualsiasi ostacolo terreno”. Coraggio, dunque, fatelo volare!

Paolo Viola



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