21 febbraio 2023

ATM UNA AZIENDA NON ALL’ALTEZZA DEI TEMPI

Tra scioperi e riduzione dei servizi la qualità dell'aria peggiora


Progetto senza titolo 

A Milano peggiora la qualità dell’aria, mentre si aggrava la crisi dell’azienda milanese dei trasporti. Proprio adesso che servirebbe una maggiore efficienza dell’azienda per ridurre il traffico cittadino in automobile, quindi le emissioni in atmosfera, emerge una crisi tecnico- organizzativa e finanziaria di ATM.

Le sostanze inquinanti in città sono fuorilegge da diversi giorni, ma nonostante ciò, le limitazioni alla circolazione sono partite in ritardo a causa dello sciopero dei mezzi di venerdì scorso. L’ATM era entrata in sofferenza durante il COVID con il crollo dei passeggeri trasportati e nel post pandemia è risultata incapace di dare risposte al fabbisogno di mobilità cittadino, da allora, non è più stata in grado di recuperare il traffico perso, cosa che invece sono riusciti a fare nelle maggiori aziende europee di trasporti.

Nonostante i ricchi “ristori Covid” trasferiti dallo Stato, i bonus trasporti statali per gli abbonamenti e il sostegno della cassa integrazione, l’indebolimento dell’azienda e le tensioni sindacali crescono. Lo dimostra la sorprendente massiccia adesione allo sciopero di venerdì scorso che ha visto per la prima volta anche l’adesione del cuore della Metropolitana Milanese, la centrale operativa.

Fino ad ora il Comune di Milano ha dato risposte sbagliate alla crisi e in controtendenza rispetto ad altre città europee che peggioreranno la situazione: l’aumento delle tariffe, il taglio dei servizi in superficie, in prospettiva anche in metropolitana, la chiusura della linea tranviaria Milano Limbiate (da nessuna altra parte del vecchio Continente sarebbe accaduto), ha consentito la sosta sempre più fuori controllo e non è stato avviato alcun piano integrato con l’area metropolitana, che soffoca con servizi di trasporto largamente inadeguati.

Ora esplode una dura, quanto inaspettata, conflittualità sindacale. L’ultimo sciopero era avvenuto solo 20 giorni fa.

Lo sciopero di venerdì scorso, indetto da una sigla sindacale minoritaria  con motivazioni nazionali, ha intercettato gran parte del personale scontento della gestione aziendale. Sebbene il contratto di lavoro degli autoferrotranvieri sia stato recentemente rinnovato, cosa rara nel panorama sindacale di questi tempi, le tensioni che covavano sotto le ceneri delle relazioni sindacali sono esplose.

La sigla che ha indetto lo sciopero, l’Unione Sindacale di Base (USB), non aveva mai, sino ad ora, fermato la metropolitana. Aveva provocato solo qualche disagio in superficie, Venerdì scorso ha invece visto un successo inaspettato, con l’adesione massiccia anche di molti iscritti dei sindacati confederali, di Ugl e di Orsa.

Lunga evidentemente è la lista di problemi irrisolti che rischiano di portare l’ATM su un binario morto.

Tra i motivi del disagio e della protesta dei lavoratori, c’è in primo luogo l’annoso problema della carenza dell’organico che costringe i lavoratori ad effettuare numerosissime ore di straordinario con insufficienti giornate di riposo che rendono difficile fruire le giornate di ferie.

Le carenze d’organico non possono essere coperte con nuove assunzioni, date le basse retribuzioni del salario d’ingresso e l’alto costo della vita a Milano. Pochissimi sono i giovani che vogliono entrare in quest’azienda, nonostante gli appelli di Atm ai consolati milanesi per orientare gli immigrati verso un impiego nell’azienda di trasporti.

Molti lavoratori attendono le trasformazioni dei contratti part-time a full time e di essere quindi definitivamente assunti. I temi della sicurezza stradale stanno esplodendo dopo i recenti gravi incidenti stradali che hanno coinvolto anche i mezzi pubblici, la manutenzione nei depositi non dispone del personale qualificato necessario, tutto questo in un contesto di peggioramento delle condizioni finanziarie dell’Azienda.

All’incremento dei costi dell’energia, non si è fatto fronte con una politica di risparmio energetico anche per l’assenza di un efficace energy manager, ruolo strategico per un’azienda energivora come l’Atm. Comune e Atm hanno “scoperto” gli elevati costi di gestione di cui dovranno caricarsi con l’apertura della M4.

Sullo sfondo c’è anche l’incertezza del progetto “Milano Next”, che vede la stessa Atm alleata ad A2a Smart City Spa, Hitachi Rail STS Spa, Busitalia, Commscon Italia Srl e IGPDecaux nella costituzione di un nuovo operatore del trasporto pubblico locale, progetto  fermo ormai dal 2019.

Nessun passo in avanti verso azioni essenziali, quale l’asservimento semaforico della rete tranviaria, che potrebbe aumentare la produttività la puntualità dei mezzi. Così come l’aumento del ticket in area C, fermo a 5 euro dal 2012, mentre con gli aumenti tariffari, non affatto resi obbligatori dalle norme regionali come dicono in Comune, si perderanno ancora passeggeri.

Nonostante la discussa area B, gli ingressi automobilistici nell’ottobre scorso sono aumentati di 30 mila veicoli giornalieri. Per fronteggiare le difficoltà economiche, derivanti da una gestione inefficiente, l’ATM ora vuol far cassa solo aumentando la produttività dei tramvieri, cosa impossibile se la velocità commerciale cittadina resta a 15 km/h e i salari d’ingresso restano gli stessi. Impossibile se l’azienda manterrà il suo assetto burocratico inefficiente e se non recupererà quei 20 milioni dalla sosta selvaggia persi nel 2022.

Il Comune vuol far cassa vendendo la sua quota di maggioranza (66%) di M4: una boccata d’ossigeno di circa 200 milioni che durerà ben poco, perché i problemi attuali di gestione, appesantiti da un apparato burocratico ridondante cui non si vuole mettere mano, saranno trasferiti dal nuovo gestore (in pole position c’è il fondo F2i, l’attuale azionista di minoranza di Sea) al Comune stesso, che si farà garante delle probabili future perdite di gestione derivanti dai pesanti oneri finanziari connessi alla costruzione dell’opera.

E così i problemi torneranno in capo alla prossima amministrazione comunale, che avrà ancora meno strumenti per affrontarli.

Tutto questo nella città che mantiene il primato dell’aria più inquinata in Italia, avendo infranto la normativa europea per ben 82 giorni contro i 35 permessi nel 2022. Ora è nuovamente di fronte all’emergenza smog, a cui ancora una volta sembra voler provvedere con misure tampone, non strutturali, come l’integrazione di orari e tariffe del trasporto pubblico in tutta l’area metropolitana abbandonando la visione Milano centrica..

Dario Balotta



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  1. Andrea VitaliSono giorni che l'aria di Milano è irrespirabile, ma nessuno sembra preoccuparsene più di tanto. Forse perché i Verdi sono al governo cittadino? Entrati nella stanza dei bottoni, e posto il sedere sulla famosa cadrega, guarda caso i problemi non sono più così importanti come prima. Ma non ci avevano promesso un'"aria nuova"?!? Forse solo nei proclami...
    22 febbraio 2023 • 08:46Rispondi
  2. BarbaraGli scioperi del personale ATM fanno danno solo all'utenza. Perché invece di chiudere le metropolitane quando proclamano uno sciopero non aprono i tornelli ai passeggeri. Forse così si incentiva l'azienda a fare qualcosa. Bloccando la circolazione dei mezzi si irrita solo di più la clientela già provata dagli aumenti e dal sovraffollamento dei mezzi.
    22 febbraio 2023 • 14:52Rispondi
  3. MilaniMa tanto i Lombardi, non vanno a votare. E intanto Fontana e Sala vanno tranquillamente avanti a governare
    22 febbraio 2023 • 20:39Rispondi
    • Andrea VitaliE quindi quando l'aria peggiora possiamo solo sperare nella danza della pioggia, come ai bei tempi della Moratti... D'altra parte, perché stupirsi? Sala non era forse il suo Direttore Generale? Non è cambiato niente (tranne che oltre ai ciellini ora ai posti che contano e alle sinecure varie abbiamo anche un po' di ex figiciotti)
      23 febbraio 2023 • 15:14
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