24 gennaio 2023

ZIA BIANCA, SCRITTRICE PER CASO

Bianca Pitzorno


bianca (2)

E’ stata precoce e insaziabile divoratrice di libri fin da piccola e appassionata dei giochi di banda, come quella da lei formata con il ruolo di Sandokan alla guida delle sue piccole amiche in Sardegna.

Bambina vivace e curiosa, a dieci anni scoprì l’Iliade e si innamorò di Achille, avvertendo subito che il “suo Omero” era quello della guerra di Troia e non quello delle navigazioni di Ulisse. Già alle elementari si era impadronita del manualetto di suo nonno dei miti greci e alla scuola media giocava alla guerra di Troia nel ruolo di Agamennone, di cui sapeva a memoria molti discorsi.

Conosceva a memoria anche le battute più celebri dei pirati della Malesia e ne rappresentava le storie più pericolose e entusiasmanti; si dedicava con passione alla lettura dei giornalini, come “Il monello”, “Tarzan” e “L’Uomo mascherato”, per strada, seduta sul marciapiede, nell’intervallo tra i giochi con le biglie o i tappi di birra, tra i giri in bicicletta, le scalate sugli alberi a rubare la frutta e l’esplorazione delle fogne con le amiche.

Alla scuola media entrò subito in conflitto con la sua professoressa di lettere, una contesa accanita perché l’insegnante credeva di dover imporre letture e idee che riteneva più giuste per l’età di Bianca: la svergognava di fronte a tutta la classe per il suo innamoramento per Achille, e non per Ettore, e la disincentivava dal continuare a leggere quell’”imbrattacarte” di Salgari, per non far fare brutta figura a Grazia Deledda.

Grazie al suo carattere improntato a determinazione e fermezza Bianca Pitzorno ha saputo trovare la sua voce di scrittrice e un suo stile originale, come racconta nel recente memoir di riflessioni sui libri che in epoche diverse sono entrati nella sua vita, l’hanno influenzata e hanno ispirato le protagoniste avventurose, audaci e ribelli dei suoi romanzi, giovani guerriere che inseguono i propri sogni e si oppongono a ingiustizie, prepotenze e condizionamenti[1].

Sarda di nascita, milanese d’adozione, Bianca ha compiuto da poco 80 anni e merita da tutti noi un augurio speciale, perché con i suoi libri ha saputo essere una “zia” per generazioni di giovani lettori e ha continuato a rivolgersi negli ultimi vent’anni a un pubblico adulto: “Uno scrittore, per chi lo legge, assomiglia a uno zio o a una zia. E’ una figura che vuole bene al nipote, che lo ama senza pensare di possederne l’anima. Zio è Paperino. Zio è Topolino. I romanzi di Jules Verne sono pieni di zii e zie. E poi lo scrittore per l’infanzia non è necessariamente un perbenista”[2], non deve vestire i panni di una madre, o di un padre, in genere troppo normativi e potenzialmente castranti.

Autrice di decine di libri, ricorda di essere diventata scrittrice per caso, cogliendo un’occasione imprevista, quando era stata assunta alla Rai e era decisa a lavorare nel mondo del cinema: “Un giorno, mentre uscivo dal bagno, il mio capo ufficio, che poi era il grande Raffaele Crovi, mi ha fermata e mi ha chiesto se me la sarei sentita di scrivere, in un mese, un romanzo per ragazzi di 120 pagine. C’era un buco in una nuova collana, così ecco che mi trovai ad accettare la sfida, provando a scrivere. Scrissi Sette Robinson su un’isola matta e da quel giorno non ho più smesso”. Era il 1973 e da allora ha pubblicato circa 50 opere di narrativa per bambini, che in Italia hanno venduto più di due milioni di copie e sono stati pubblicati anche in moltissimi altri Paesi.

Tra i consigli che si sente di dare ai lettori è di avere il coraggio di lasciare un libro a metà, perché la lettura deve essere un piacere, e di non esitare a rileggere, perché a distanza di tempo i libri riservano sempre una o molte sorprese.

Rita Bramante

[1] B. PITZORNO, Donna con libro. Autoritratto delle mie letture, Salani, 2022.

[2] In “La Repubblica”, 4/10/2015



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