3 maggio 2022

ONORE A MICHELE MICHELINO, COMBATTENTE CONTRO LE MORTI SUL LAVORO

“A condizione di morte non si lavora”


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Sesto San Giovanni, Via Carducci, angolo via Granelli. Di fronte alla lapide dedicata ai morti sul lavoro per oltre vent’anni il 30 aprile l’annuale manifestazione è stata organizzata da Michele Michelino. Quest’anno, 30 aprile 2022, la manifestazione è presieduta da Daniela Trollio, compagna di tutta la vita e di tutte le lotte di Michele, morto all’ospedale di Niguarda il 21 aprile. Tante compagne e tanti compagni con lei, siamo qui ad ascoltarla.  Daniela ci parla di Michele, interrompe il suo racconto, porge il microfono a chi vuole parlare, poi riprende.  

Michele, nato nel 1949, a 16 anni alla Pirelli Bicocca, Reparto Cavi, l’inizio di un cammino “per costruire verità” contro i ricatti del padrone. Dal 1966 al 1974 qui ha lavorato, qui ha imparato e ha insegnato che “a condizione di morte non si lavora”. Dal 1976 al 1997 è stato operaio alla Breda Fucine, Reparto Forgia, le condizioni di lavoro più dure. La costituzione del Comitato di Fabbrica e le sue esperienze di lotta hanno reso possibile tutelare gli operai malati di tumore quando, negli anni Novanta, le sette grandi fabbriche di Sesto San Giovanni sono state chiuse: Nessuno della Breda fu licenziato perché occupammo con le taniche di benzina per tre giorni il municipio e i malati di tumore furono i primi a essere assunti”, ricorda Daniela. “Michele pensava che l’unica cosa che ci serve è l’unità, che bisogna prenderne coscienza, andare oltre l’idea che ciascuno ha il suo orticello da coltivare, se vogliamo rovesciare questo sistema barbaro di capitalismo”. 

Prende la parola Luciano Orio: “Parlo di morti sul lavoro e di Michele, parlo di Michele e di morti sul lavoro, in lui si identifica la lotta contro le morti sul lavoro. Ognuno però può dire l’unicità e la capacità di Michele. Io propongo una mia percezione di lui, come faceva lui la lotta di classe. Penso a lui come a un artista, il più grande artista della linea di massa, teoria e pratica: andare alle masse, ricavarne i dati, le notizie su cui fondare il lavoro di elaborazione di un piano, tornare alle masse”. La lezione di Luciano Orio richiama i miei anni giovani, quando, nei primi anni Cinquanta, nel Partito Comunista Italiano, Federazione di Genova, ho imparato il lavoro politico di massa.

Riprende Daniela: “Negli anni Settanta Michele non ha partecipato allo sciopero indetto contro il terrorismo. “E’ rimasto in fabbrica con altri due compagni. Minacciato dai sindacati, isolato dal PCI. Come è riuscito a superare questo isolamento? Ha studiato le buste paga, ha scritto un documento sulla lettura delle buste paga. I delegati non davano spiegazioni, o ne davano poche. Così ha potuto riprendere la sua lotta, riconquistando la sua relazione con i compagni di lavoro.  

Michele la sua lotta la racconta in un suo articolo del 31 agosto 2020.  Chiediamo salute, vogliamo giustizia.” La battaglia degli operai di Sesto San Giovanni 23 anni dopo. Nell’articolo Michele riporta l’intervento di Giambattista Tagarelli – uno dei fondatori del Comitato – pronunciato nel corso del convegno “Quando il lavoro uccide”, organizzato dal Comitato al Teatro Elena di Sesto San Giovanni il 13 dicembre del 1997 (allegato 1).

Il metodo dell’inchiesta, ricorda Daniela. “Chi non fa inchieste non ha diritto di parola”, mentre scrivo penso al tempo in cui la Cina era vicina e lo slogan sull’inchiesta era la nostra giaculatoria più ripetuta con sincero convincimento, sulla traccia dell’insegnamento di Mao. Cerco sullo scaffale il libretto rosso, Citazioni dalle opere del Presidente Mao Tse-Tung, stampato nella Repubblica Popolare Cinese, prima edizione 1967, ristampa 1968. Cap. XXIII, Inchieste e ricerche, pag. 243. Le opere di Mao sono su un ripiano in alto, ora per me non è agevole raggiungerle. A portata di mano tengo le opere di Lu Hsün e una bella edizione delle 18 poesie di Mao, Diecimila fiumi e mille montagne, Editori Riuniti, 1958. 

“L’armata rossa non teme la difficile lunga marcia,

diecimila fiumi e mille montagne: solo una cosa da nulla […]

Michele le inchieste le faceva. 

Prende la parola Visconte Grisi. Parla della centralità della lotta di classe operaia, della centralità operaia, del CUB della Pirelli Bicocca, organismo autonomo di unità fra operai e tecnici, studenti, dell’elaborazione del Sessantotto che porta a una nuova essenziale conoscenza: la scienza non è neutrale. Dice: “Io, studente, quando ho fatto 2 mesi di tirocinio al Policlinico di Roma, ho visto i ricoverati per asbestosi: era nota, notissima”. Cita la legge n. 257/1992. Con questa legge “l’Italia mette al bando tutti i prodotti contenenti amianto, vietando l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e di prodotti contenenti amianto, secondo un programma di dismissione il cui termine ultimo è fissato al 28 aprile 1994”. 

Anche nelle case popolari c’è amianto, a Milano, in Italia. A me è successo di averlo scoperto nelle tubazioni dell’impianto di riscaldamento che corrono sotto il soffitto della cantina nel caseggiato di Via degli Etruschi 1, nel quartiere ALER Calvairate.  In questo caseggiato aveva sede il Comitato degli Inquilini che ho costituito oltre quarant’anni fa con alcune inquiline e dove per oltre trent’anni ho passato le mie giornate. Mi aveva allertata un’inquilina che proveniva da Brindisi e aveva esperienza di amianto, si era ammalata, si era curata ed era guarita. Era venuto Fulvio Aurora a verificare: sì, era amianto. Mai in precedenza gli inquilini ne erano stati informati dai dirigenti dell’Istituto Autonomo Case Popolari di Milano – IACPM, successivamente Azienda Lombarda Edilizia Residenziale Milano – ALER MILANO. La bonifica è stata fatta nel caseggiato di Via degli Etruschi 1 con gli interventi del Contratto di Quartiere. Quali altri interventi nelle case popolari, a Milano, in Italia, in base alla legge 257/1992? Lo chiediamo ai Sindacati Inquilini e agli altri Sindacati competenti. Lo chiediamo a CGIL-CISL-UIL. 

Nel suo discorso Visconte traccia uno scenario, le sue parole sull’azione di Michele scandiscono concezioni, luoghi di lavoro, nomi di protagonisti della lotta per la salute: Breda Fucine, Montedison di Castellanza, soggettività operaia, Giulio Maccacaro, e infine il Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio. Oggi, Visconte conclude, è morto un operaio a Gorgonzola.

Sì, ai capannoni dell’Elettromeccanica Bonato di via Rosa Luxemburg a Gorgonzola, il 30 aprile mattina è morto Rosario Frisina. Vediamo come Repubblica ne dà notizia, come apprendiamo da un quotidiano che un uomo è uscito di casa per andare al lavoro e non è tornato a casa, alla sua famiglia (allegato 2).

Riprende il suo racconto Daniela: gli anni Settanta, il Partito Comunista Marxista-Leninista, il pensiero di Michele per un agire non settario, il rapporto con Medicina Democratica, con l’Associazione ex Esposti all’amianto, la casa a Sesto San Giovanni. Michele costituisce la “Rete Tanta Salute a Tutti”, cerca di unire i Comitati di Milano e di Sesto San Giovanni contro la privatizzazione della Sanità: “La Sanità non è un’azienda, la salute non è una merce”. Un accenno alla storia di Cascina Novella, con un sorriso (allegato 3).

Un grande striscione dietro la lapide ai morti sul lavoro, con le foto dei volti dei morti nella strage di Viareggio. Prende la parola Daniela Rombi, madre di Emanuela: “Michele ci ha insegnato che cosa è la lotta, la resistenza all’ingiustizia.  Non è vero che la legge è uguale per tutti. Ci siamo trovati nei tribunali, dopo 13 anni siamo all’appello bis della sentenza di cassazione. Tre reati prescritti. Era l’occasione per incrinare quel sistema, ma non hanno voluto coglierla. Abbiamo combattuto per 12 anni, 200 udienze. A Roma siamo stati fermati. Non abbiamo accettato i soldi dell’assicurazione. Michele ci ha insegnato a fare ricorso alla Corte Europea di Strasburgo. Michele e Daniela sono venuti da noi nell’anniversario della morte dei nostri cari” (allegato 4).

Concetto Liuzzo prende la parola: Michele, sempre attivo, mai una cosa personale, aiutare sempre gli altri, lotte dappertutto, insostituibile. 

Marco De Guio, Unione Inquilini di Sesto San Giovanni: Michele è sempre stato vicino alle nostre lotte. La lotta paga. Abbiamo infine ottenuto il riconoscimento del diritto alla casa per i senza casa.  

Parla brevemente Ivana, la Rossa, con i suoi capelli che fiammeggiano: “Sono arrivata a Sesto dalla Iugoslavia a causa della guerra, ho trovato da Michele accoglienza e solidarietà”. 

A questo punto, verso la conclusione, penso che una nota manca in tutto ciò che di Michele è stato detto: il suo impegno per la pace. Prendo la parola e informo, io, genovese, sulla lotta del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova – CALP, il loro rifiuto di imbarcare armi dirette all’Arabia Saudita per la guerra contro lo Yemen, dal 2019, la lotta attuale: no armi per la guerra in Ucraina. Pronuncio la parola proibita: Nato, strumento di guerra.

Così termina la nostra celebrazione del 30 aprile per Michele Michelino.  Daniela riprende il microfono e la sua voce risuona alta: Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia. E’ la variante operaia, come dice José Nivoi, portavoce del CALP. 

La banda degli Ottoni, che ci ha accompagnati dall’inizio con la sua musica, ora suona e canta: Ti lamenti, ma che ti lamenti, piglia nu bastone e tira fuori li denti. 

Franca Caffa

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  1. Marco NoliGrazie Franca. Qui a Roma ricominciano con un bell'inceneritore. Vivi non gli piacciamo, non gli siamo mai piaciuti. La storia di Michele ci dice coma si fa.
    4 maggio 2022 • 09:22Rispondi
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