8 marzo 2022

LA CRISI UCRAINA E LA (IN)SICUREZZA ONTOLOGICA*

Implicazioni da una prospettiva finlandese


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Nell’odierno mondo in rete, eventi in aree lontane possono emergere rapidamente come problemi per la sicurezza a più strati e con ricadute multiple. Questo articolo esamina la crisi iniziata in Ucraina nel 2014, non come un incidente isolato, ma piuttosto come un profondo “punto di svolta” che ha generato un ampio impatto sulla sicurezza in Europa e oltre. I cambiamenti nell’ambito della sicurezza sono stati spesso interpretati come “ritorno alla Guerra Fredda” e sono stati considerati in termini di lettura geopolitica e militare. 

In contrasto a tale lettura questo documento sottolinea la necessità di una prospettiva più articolata in considerazione della accentuata complessità e imprevedibilità della sicurezza contemporanea. Una visione più ampia della sicurezza ci impone di concentrarci sia sui cambiamenti a scala sovranazionale così come sui processi che coinvolgono la vita quotidiana a livello nazionale e locale. Questo documento esamina questa situazione dal punto di vista della Finlandia, e sposta l’attenzione dalle tradizionali preoccupazioni geopolitiche alle questioni relative alla quotidiana sicurezza ontologica ed al confine identitario. Sostiene che i confini, sia formali che informali, sono un prisma attraverso il quale si possono comprendere, analizzare e interpretare le sfide alla sicurezza a diversi livelli e in diversi contesti. I confini sono cruciali in questa analisi, perché riflettono la complessità dell’attuale concezione della sicurezza e fanno eco ad alcune delle più grandi sfide che l’Europa contemporanea deve affrontare. 

Introduzione 

Il conflitto in Ucraina ed il cambiamento generale nella politica estera e della sicurezza della Russia indicano un punto di svolta nel dibattito sulla sicurezza in Europa. L’architettura della sicurezza paneuropea, basata sui “Principi di Helsinki” – adottati durante la Guerra Fredda, e da allora riconfermati ed ampliati – è stata severamente messa alla prova. Le azioni russe in Ucraina hanno messo in discussione i suoi principi fondamentali, che comprendono l’astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza, il rispetto dell’integrità territoriale degli Stati e l’inviolabilità dei confini. Invece di una sicurezza basata sulla cooperazione, sulle relazioni amichevoli e sull’apertura, come previsto nell’Atto finale di Helsinki dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (vedi: http://www.osce.org/helsinki-final-act), la Russia ha ripreso la strada della politica di potenza ed ha lasciato l’UE a riflettere su come reagire. 

I modi con cui la Russia ora definisce la sua sicurezza fanno sentire insicuri, se non minacciati, molti dei suoi vicini. Invece di seguire le regole sottoscritte, la Russia ha stabilito proprie regole che riflettono le sue strategie geopolitiche, sempre più assertive. Da parte dell’UE queste azioni hanno portato a diffusi proclami sul ritorno della geopolitica della Guerra Fredda, seguiti, da parte di molti, dall’accento sulla sicurezza militare e sulla difesa territoriale. Sulla questione, l’opinione comune occidentale ha condannato le azioni della Russia con l’accusa che il paese è arretrato ai modi di pensare imperiali del diciannovesimo secolo. 

Questa reazione ha i suoi meriti, ma cerca di spiegare la situazione attuale in base all’esperienza passata, che, ad un esame approfondito sembra del tutto superata. In particolare, a seguito alla crisi ucraina non riconosce che il contesto della sicurezza è diventato più instabile e complesso, di conseguenza l’approccio tradizionale, incentrato sulle pratiche politico-militari
, deve essere integrato con l’aspetto economico, le interdipendenze politiche, i mercati globalizzati, la sicurezza collettiva e multilaterale, e deve tener conto della cooperazione e dell’emergere di problemi sempre più transnazionali (ad es. Browning, 2014). 

L’impatto della crisi ucraina è un esempio di come nel mondo in rete di oggi gli eventi in aree lontane si possono rapidamente manifestare come problemi di sicurezza più ampi con molteplici strati. Questo pezzo esamina la crisi in Ucraina non come un incidente isolato, ma piuttosto come un “cambiamento di gioco” più profondo che ha avuto un ampio impatto nel contesto della sicurezza in Europa e oltre. Come ha suggerito Hyde-Price, la crisi ucraina è stata una catastrofe per l’intero sistema della sicurezza europea nel senso greco classico della parola, cioè un “ribaltamento”. 

L’annessione russa della Crimea e il successivo conflitto in corso nell’Ucraina orientale hanno ribaltato i presupposti fondamentali su cui si basava l’ordine stabilito della sicurezza europea del dopo Guerra Fredda; hanno ribaltato le precedenti aspettative che la Russia sarebbe stata un partner in un sistema di sicurezza congiunto e cooperativo ed hanno sfidato i principi di integrità territoriale e sovranità nazionale quali capisaldi dell’ordine politico europeo. 

In breve, la crisi ucraina segna una nuova era nelle relazioni tra la Russia e l’Occidente: un’era in cui non esistono regole condivise. 

Esaminando questa situazione da una prospettiva finlandese, questo articolo sposta l’attenzione dalle preoccupazioni geopolitiche tradizionali alle questioni relative alla sicurezza ontologica quotidiana e al confine come identificazione. L’attenzione non è sulla crisi ucraina in quanto tale, ma piuttosto sulle sue implicazioni. La lettura comune della situazione è stata che la vulnerabilità dell’Ucraina all’aggressione russa ha inviato un messaggio forte ad altri paesi confinanti con la Russia, come la Finlandia. Per evitare il destino dell’Ucraina e sopravvivere in assenza di regole condivise, occorre prestare urgente attenzione alla stabilità interna, alla resilienza della democrazia, alla sostenibilità dell’economia ed alla credibilità della difesa nazionale. Inoltre, ora più che mai, è richiesta agli Stati membri dell’UE unità di posizione contro la Russia, non solo per sopravvivere, ma per difendere i valori e le norme chiave su cui sono state costruite l’intera Europa e la sua sicurezza. 

In Finlandia la crisi ha provocato un ampio dibattito sul ruolo della Finlandia rispetto: alla trasformazione della politica europea, al nesso tra sicurezza interna ed esterna, alla sicurezza quotidiana, alle minacce che incidono sul funzionamento dei processi sociali e sui flussi transfrontalieri, alla stabilità sociale e politica della società finlandese in generale. In Finlandia – che condivide 1.340 km di confine terrestre con la Russia – gli elementi della sicurezza ora hanno molteplici fattori di rischio e si intrecciano con la questione del confine. Come si argomenta spesso in Finlandia, le scelte sono continuamente determinate dal confine, che la rende più vulnerabile dal punto di vista geopolitico rispetto ad altri paesi dell’Europa occidentale. In Finlandia, oltre alla maggiore presenza militare russa lungo i confini terrestri e marittimi, alle ripetute violazioni dello spazio aereo, alla guerra ibrida, agli attacchi informatici, sono aumentate l’intelligence russa e la propaganda ingannevole. Tutto ciò ha riportato la sicurezza al centro del dibattito. 

Con il crollo dell’Unione Sovietica, il vicino a cui i finlandesi si erano abituati, nel bene e nel male, improvvisamente scomparve. L’Unione Sovietica non era stata la più facile dei vicini, ma almeno potevano essere valutati, gestiti e giudicati i rischi ed i pericoli di vivere accanto a un gigante addormentato. Con il suo successore, la Federazione Russa, le regole del gioco sono cambiate e le probabilità sono diventate più difficili da stimare. Questa maggiore imprevedibilità, a differenza di una semplice minaccia, ha probabilmente risvegliato sentimenti di insicurezza, se non di paura, sicuramente di ansia. Il ruolo dei confini è stato messo in discussione, poiché riflettono l’attuale complessità della sicurezza e quindi forniscono un prisma attraverso il quale le sfide alla sicurezza possono essere analizzate e interpretate a diversi livelli. (continua a leggere)

Jussi Laine

Professore Associato al Karelian Institute of the University of Eastern Finland

* In: G. Soroka & T. Stÿpniewski (a cura di). L’Ucraina dopo Maidan: revisione delle questioni interne e regionali. Ibidem-Verlag: Stoccarda.

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