9 novembre 2021

GIOVE PLUVIO E LA MACCHINA PER PURIFICARE

Milano è ancora inquinata


bresci

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Noi uomini abbiamo ormai una certa esperienza di killer invisibili. Sars cov2 è il primo che di questi tempi ci viene in mente. Arrivato chissà da dove, ha creato un’emergenza planetaria, ha cambiato drasticamente le nostre vite e tante ne ha spazzate via -in Italia ad oggi più di 130.000. 

Non secondo in quanto a rilevanza numerica possiamo considerarne con attenzione anche un altro, stavolta di provenienza ben nota. Ogni anno nel nostro paese muoiono 80.000 a causa dell’aria che hanno respirato. Aria pericolosa e nociva per le immissioni derivanti dalle nostre attività di trasporto, riscaldamento, produzione industriale, allevamento intensivo, smaltimento rifiuti; attività che hanno ognuna un’incidenza variabile a seconda dei luoghi, e i cui effetti riescono molto bene a combinarsi fra loro in un mix esplosivo da un punto di vista sanitario.

Per quanto riguarda il comune di Milano i dati relativi al ruolo delle varie fonti emissive evidenziano come il traffico su strada costituisca la fonte primaria di inquinanti quali biossido di azoto, pm 10, pm 2.5, black carbon e piombo; per altre sostanze quali nichel, cadmio e arsenico il traffico è responsabile invece per il 20/30 % (Inemar 2017). Purtroppo per noi l’aria è un boomerang implacabile. Quello che vi immetti ritorna fisicamente e chimicamente al mittente. E non occuparsi di quanto ci finisce dentro obbligherà invece a occuparsi con grande dispendio di risorse delle conseguenze sulla collettività. 

Per questo esistono normative sui limiti entro cui contenere le sostanze nocive da far respirare ai cittadini ma lo sforamento di tali parametri è purtroppo sistematico. Qualche dato può aiutare a capire l’entità del fenomeno: a fronte di un numero massimo consentito di giorni di superamento del limite di micro polveri pari a 35gg l’anno, nelle nostre città di fatto si arriva a 90/100 giorni fuori legge ogni anno. Da sottolineare che il recente aggiornamento delle linee guida dell’OMS ha ridotto di molto l’entità di tale limite rispetto alle direttive europee, in quanto ormai ritenuto del tutto insufficiente a tutelare la vita delle persone.

Eppure Milano si raggiungono normalmente sforamenti di un’entità 3/4 volte superiore ai limiti europei e addirittura di 9/10 volte superiore a quelli indicati dall’OMS (!). Le prime a soffrire di questo mal d’aria sono purtroppo le giovani vite.  Nascere e crescere a Milano può rivelarsi un percorso non proprio agevole: problemi respiratori cronici anche gravi, ritardo nello sviluppo cognitivo, deficit dell’apprendimento rappresentano i rischi ormai conclamati dell’essere esposti 7 giorni su 7 all’aeresol cittadino (fortunati quelli del 5/7 che possono smaltire durante il weekend fuori città). Gli effetti infiammatori creati dall’entrata in circolo e dal deposito nell’organismo di particolato e inquinanti tanto variegati quanto micidiali lasciano poco tranquilli anche noi adulti, diminuendo l’aspettativa del numero di anni concessi da trascorrere in questo mondo.

Ma viene da chiedersi: gli studi vasti e condivisi sui danni all’organismo del mancato rispetto delle normative sull’aria sono mai stati oggetto di attenzione e reale interesse da parte dei nostri amministratori locali? Ed ora che a Milano la circolazione è congestionata perfino oltre i livelli pre-Covid (si stima un aumento del 15%) quale sarà il piano del traffico della nuova amministrazione? Quali i progetti di investimento nel trasporto di vicinanza? Come si intende gestire il pendolarismo che affatica e danneggia la città e i suoi abitanti? Come si intende rendere significativo il presidio delle strade in ottica di deterrenza alle infrazioni? E, non ultimo, come si pensa di agire per diffondere fra i cittadini la consapevolezza dei rischi che corrono, della relazione fra esposizione all’aria cattiva e malattie, di quale contributo ognuno può dare per migliorare la situazione? Il problema dell’informazione coraggiosa e della corretta comunicazione cittadino-istituzioni ci pare cruciale, il cittadino deve essere messo di fronte all’impatto delle sue azioni. Invece le informazioni arrivano spesso incomplete o fuorvianti, e ciò determina una scarsa consapevolezza del potere delle nostre scelte. 

Una disinformazione che è già in sé un ostacolo alla soluzione del problema in quanto favorisce il mantenimento di stili di vita controproducenti e ostacola l’adesione alle politiche di risanamento dell’aria. Qualche tempo fa un professionista milanese ha chiamato la nostra associazione Cittadini per l’aria onlus dichiarandosi molto contrariato. In quei giorni avevamo appena dato il via ad una campagna che mostrava in giro per la città un bel volto di bimbo con una scritta: La mia auto ha un nuovo filtro. Si chiama Francesco alludendo appunto ai danni da traffico sui piccoli organismi in crescita. La sua reazione era stata di indignazione: no, non accettava di sentirsi sotto accusa perché usava l’auto. A sentirsi in colpa per la salute di Francesco non doveva essere lui che con l’auto ci andava al lavoro ma le istituzioni che non garantiscono una mobilità alternativa efficiente. 

Che per tanti sia faticoso uscire dal solco dell’abitudine all’auto è un fatto e la reazione di questo cittadino è anche frutto di quel comune pensiero che vede primariamente fuori di sé la vera causa dell’impossibilità di cambiare. Ma se è vero che la strada della consapevolezza nessuno la può percorrere al posto nostro, è anche vero che la motivazione del singolo può essere alimentata, oltre che da un’informazione adeguata, anche dal sentirsi parte di un grande cambiamento collettivo di cui gli amministratori pubblici sono gli attori cruciali, con le loro politiche a supporto – un caso fra i tanti quello della ciclabilità che, resa capillare e sicura, fa propendere per mollare l’auto e muoversi in bici perché è più smart, agevole sano ed economico, come avviene ad esempio a Copenaghen o a Parigi. 

Milano non è certo l’unica grande città a doversi confrontare con i problemi della mobilità e dell’armonizzazione dei punti di vista dei vari “portatori di interessi”. E se guardiamo al coraggio degli amministratori di Londra, Berlino, Parigi, Barcellona e di molte altre città europee si percepisce come la loro determinazione nel trovare e negoziare soluzioni di problemi complessi sia scaturita non solo dall’esigenza della tutela della salute ma anche più in generale da una rinnovata visione della città come luogo di recupero della qualità del vivere – intesa come mobilità attiva, ampliamento e condivisione dei luoghi di incontro e relazione, contatto col verde e shopping a misura d’uomo e non di automobile. 

Quale visione e concretezza d’azione Milano saprà offrire al mosaico delle esperienze delle grandi città europee anche allo scopo di perdere finalmente il triste primato della città con più morti da inquinamento del continente? Fare in modo che i milanesi per poter respirare decentemente non debbano invocare Giove pluvio e i suoi rovesci benefici, o dotarsi per forza di apparecchi di purificazione dell’aria, sarà una prova di rilevanza storica della nuova amministrazione.

Annalisa Bresci, Cittadini per l’aria 

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  1. GianlucaQuale che sia la fonte degli 80.000 morti ANNUALI a causa dell'inquinamento, la cifra equivale o eccede i morti ANNUALI per covid 19 e i dati sull'inquinamento hanno oltre 20 anni di continuità. In comune hanno i polmoni e l'aria, insomma la vita. Colpiva nella primavera 2020 e continua a colpire la sproporzione di riflessione, dibattito, risorse e strumenti per cambiare la situazione. Non riguarda certo solo il Comune di Milano, ma da qui potrebbe partire un'azione più forte.
    10 novembre 2021 • 12:36Rispondi
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