3 maggio 2022

LE COMUNITÀ ENERGETICHE

Considerazioni in breve


gennai (1)

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In attesa delle scelte strategiche di Governo, un programma di sensibilizzazione “tout court” della cittadinanza, anche a livello locale, nel settore delle energie in genere sarebbe necessario, anche per acquisire tutti una maggiore capacità di confronto sull’argomento, pensando a cosa sia possibile fare in tempi relativamente brevi a fronte dell’emergenza energetica che stiamo subendo e che non accenna a diminuire e in previsione di un peggioramento proprio nei mesi estivi in cui i picchi di consumo, sovente, toccano tradizionalmente le punte dei grafici di consumo più alte. In attesa di pianificazioni concrete nel settore “Energia” si potrebbe riflettere approfonditamente sulle per lo più sconosciute Comunità Energetiche finalizzate alla autoproduzione di energia elettrica. Da un punto di vista giuridico la nascita delle comunità energetiche è recentissima, ma in Italia i primi prototipi risalgono addirittura a fine Ottocento. Si tratta spesso di cooperative sorte in località di montagna per garantirsi, attraverso la produzione locale, il necessario approvvigionamento energetico. 

Grazie alla conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019 sono state introdotte anche nel nostro Paese le “comunità energetiche rinnovabili” previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE). Ma che cos’è una comunità energetica? Con questo termine si intende un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione, l’accumulo e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

La prima comunità energetica in assoluto si può considerare la SEM – Società Elettrica in Morbegno, fondata in Valtellina nel 1897. Ancora oggi la società cooperativa produce energia elettrica attraverso otto impianti idroelettrici della potenza installata di 11 MW e rifornisce 13.000 utenti.

Valutando la tecnologia disponibile certamente migliorata rispetto ai primi impianti, nel caso di Milano si può parlare concretamente di installazioni fotovoltaiche sui tetti di qualsiasi casa (attenzione va posta all’installatore, la variabile che fa la differenza). In tal senso va considerato quanto mai necessario valutare gli aspetti economici in funzione del risparmio energetico tout court dunque di un risparmio sui costi dell’energia consumata e sul tempo di rientro degli investimenti oggi fortemente promossi dal Governo. Se i costi fossero ripartiti tra più soggetti e se gli stessi stipulassero un contratto di Comunità con il Gestore, sarebbero fortemente inferiori rispetto a chi facesse una installazione individuale, questo semplice concetto sta alla base di ogni progetto di Comunità di consumatori e/o produttori di energia.

In questo senso la Comunità Energetica intercetta diverse finalità a partire del risparmio sull’acquisto dei pannelli fotovoltaici e delle batterie poiché è una regola del mercato abbassare i costi aumentando la quantità del materiale richiesto. Si parla di accumulo poiché è oramai tramontato il concetto di produrre senza accumulo data l’aleatorietà e la non continuità della fonte energetica solare o eolica (ad esempio durante le ore di minima irradiazione solare per poi scemare completamente al calar del sole, le batterie potrebbero sopperire per un certo tempo. Ancor più aleatorio il vento estremamente incostante peraltro presente a certe velocità solo in alcune aree geografiche del Paese, dove ci siano forti delta di temperatura, tipicamente in montagna e sulla costa). Ad esempio se volessimo sfruttare un impianto micro o mini eolico a Milano, sarebbe sconveniente date le velocità medie in un anno (va considerato che il cut-in ovvero il valore minimo per produrre 1watt è sopra i 4-5m/s).

Dunque Le Comunità Energetiche possono dare un forte contributo al risparmio dell’energia e certamente alla riduzione delle emissioni di CO2 nel rispetto del Piano di Ripresa e Resilienza e del New Green Deal poiché si abbasserebbe la domanda dalla rete primaria e il tempo di produzione d’energia fossile o di prelevamento di energia dai paesi confinanti (Francia, Svizzera, Slovenia).

La Costituzione di una Comunità Energetica prevede un item burocratico ancora in fase di perfezionamento, il D.Lgs. 199/2021 ha recentemente reso meno stringenti i requisiti, stabilendo i criteri direttivi che dovrebbero entrare in vigore entro fine giugno 2022.

Persistono tuttavia diversi vincoli paesaggistici piuttosto che architettonici (ad esempio per eventuali installazioni nei centri storici, nei Borghi ecc.). Su questo tema serve una riflessione da parte delle Autorità preposte le quali dovrebbero svincolare certi parametri di valutazione d’impatto ambientale e architettonico, volgendo al bene primario, quello di ridurre i consumi e le emissioni per il bene comune che credo superi qualsiasi altro criterio, rispettando tuttavia certe modalità d’installazione e cura di dettagli particolarmente graditi anche dall’opinione pubblica. Se si facesse uno studio adeguato, probabilmente si potrebbero installare pannelli fotovoltaici anche sul Duomo di Milano (ovvia provazione). 

Va detto che il settore, dopo il 2014 ha subito un rallentamento per via del ripensamento governativo sugli incentivi di Stato, ora si scopre, improvvisamente, che l’interesse nazionale è avere quanta più autonomia energetica possibile per non dipendere da Paesi come la Russia (ma il discorso vale, mutatis mutandis, per Algeria, Egitto, Qatar eccetera). Se volessimo dare uno spunto di riflessione, a Milano si potrebbe davvero intraprendere un importante percorso su questo tema, essendo disponibile fin da subito, un enorme quantità di superfici (tetti condominiali) utilizzabili per dare vita a vere e proprie Comunità Energetiche di Entità Giuridica Pubblica (si pensi ai tantissimi palazzi di edilizia pubblica quali Aler e MM) serve capacità e visione ma soprattutto menti politiche scevre dal concetto “hic et nunc”. 

Oggi giorno con lo scambio su posto, un condominio potrebbe abbattere i costi dell’energia in modo rilevante, oltre ad accogliere senza problemi la domanda crescente dei punti di ricarica domestici per le auto elettriche che per ora gravano completamente sul sistema di distribuzione Nazionale, dunque sulla rete pubblica la quale, se domani tutti gli automobilisti decidessero di passare all’auto elettrica, non sarebbe in grado di sopperire alla domanda.

Con una campagna d’installazione di pannelli fotovoltaici massiccia si potrebbe programmare anche il rinnovo dal sistema di trasporto dell’energia a Milano, oramai vetusto e sovente soggetto a guasti anche gravi per via della longevità delle apparecchiature di controllo e distribuzione e delle sezioni dei cavi primari certamente chiamati a dover gestire un surplus di corrente fortemente in aumento negli ultimi 5 anni in cui si sono moltiplicati gli impianti di climatizzazione i quali vengono usati anche in modo scriteriato, ad esempio i grandi centri commerciali e i negozi climatizzano con le porte aperte, sono fonti energivore importanti ma anche il consumo dell’ illuminazione, basti pensare a cosa possa arrivare a consumare un nuovo grattacelo anche se dotato di tutti i dispositivi e le tecnologie in classe energetica alta e luci led senza contare i server, i pc, le stampanti, per gli uffici, le centrali di pompaggio dell’acqua sanitaria necessarie per portare acqua ai piani alti (spesso con pompe intermedie), ma anche il settore privato non scherza, gli elettrodomestici doppi, cosi tanto di moda a partire dalla doppia lavastoviglie, il doppio forno e il doppio frigorifero e le tante piacevoli elettroniche di relax e tempo libero purtroppo energivore. 

Mediamente un appartamento residenziale è passato da 3Kw a 6Kw al contatore. Una importante riflessione dovrebbe arrivare dal Comune di Milano il quale si potrebbe fare promotore di uno studio sull’argomento, certamente in linea con il programma green ARIA E CLIMA per il quale si stanno facendo piste ciclabili e progetti di forestazione oltre che di stop alla circolazione delle auto ritenute inquinanti (a tal proposito, inquina di più un SUV euro 6 a benzina che fa 100k chilometri o una classe 3 che fa 25k?). 

Il primo elemento per arrivare a una forte riduzione dei prelevamenti di energia dall’estero e a una riduzione delle emissioni inquinanti a breve termine, è il risparmio energetico senza il quale non è possibile attuare un piano d’emergenza in tempi rapidi che ci salvi da ogni possibile black-out energetico e da qualsiasi forma di ricatto.Il secondo, produrre letteralmente energia in casa, dati i tempi di realizzazione di un qualsiasi impianto di produzione d’energia di una certa entità (servono almeno 5 anni per un campo fotovoltaico, 7 per un campo eolico mentre per una mini centrale nucleare ne servirebbero 6). 

Sono statalista per acqua e energia, solo lo Stato può  fare un’importanti manovre di installazione delle centrali di produzione d’energia a favore dei cittadini senza speculare, facendo attente scelte nel breve (10/15 anni) medio e lungo termine (50/80 anni), e rapidi interventi di sdoganamento dei permessi e delle concessioni per le rinnovabili rispetto agli investimenti che potrebbero essere anche sostenuti da entità giuridiche private ma a partecipazione e controllo di maggioranza statale sul modello francese ma anche modello Milano con MM, guardando più all’utilità strategica dell’autonomia Nazionale che ad altro.

Gianluca Gennai

        Fonti:

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