31 maggio 2022

IL MERITO. IL LAVORO

Aiutare a Fiorire & Rischiare. Serve un vantaggio fiscale per le Reti (sistemi di relazioni libere, scelte)


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Dare spazio a chi se lo merita: è lo slogan più democratico e la paura degli autocrati che temono d’essere scalzati dai giovani, dalle donne, dai migliori. Questi, cosa vogliono? Spazio orizzontale (cambiare) e verticale (potere). Ora, qual è lo stato del “Merito”, della Mobilità sociale, nel confronto europeo? L’Università Cattolica di Milano dice che siamo all’ultimo posto. In testa Finlandia (che ha una premier di 36 anni!), Svezia e Danimarca. Più brava di noi anche la Spagna. E quali sono le nostre aree di crescita? Queste:

  1. Il sistema educativo. Vecchia storia. Darei la parola a Umberto Galimberti e metterei in mobilità o assistenza (licenzierei) chi insegna senza amore. Servono Istituti scolastici con piena autonomia e responsabilità, dice il milanese Giovanni Cominelli. Che verifichino la “vocazione”, assumano e premino il “merito” degli insegnanti.
  2. Le pari opportunità. Non esistono. Il 23% dei giovani non studia e non lavora. Un familismo mortifero impedisce la fioritura di figli e nipoti. E le Istituzioni? Quasi assenti.
  3. Attrarre talenti. Siamo scarsi (Enti e imprese) nell’attirare collaboratori, dipendenti e autonomi, e nel soddisfarli. È il rischio più alto per imprese e sistemi. Ci sono progetti.

Qui l’Europa può fare contaminazione positiva: dare voce alle idee e pratiche migliori, a chi s’impegna, nei diversi ambiti. È il nostro punto di forza ed è concorrenza solidale, conflitto rispettoso, nel merito delle cose. È vera amicizia. Anche l’Italia, beninteso, ha eccellenze da vantare: in tante PMI ed Enti esemplari, nel food, nella meccanica di precisione, nel turismo d’arte, nel volontariato. Siamo un Paese straordinario che deve innovare per ben conservare e competere. Vedo in stretta relazione i nostri tre punti deboli.

Insegnare con amore (a) significa innanzitutto Orientare: avere presente, essere in relazione con il mondo (di cosa avrà bisogno?) e comprendere il prezioso bene che si va educando. Orientarlo a formarsi con riferimento al mondo; certo, a partire da desideri e punti di forza. Pensarci. Rivalutare, ad esempio, la manualità, la mano, diceva Giulio Giorello. E mostrare possibilità come “chance”, alla Dahrendorf: occasioni, aiuto, impegno e rischio personali; nulla di scontato. Educare come aiutare a Fiorire & Rischiare. Fondamentale.

Pari opportunità (b), allora, non potrà significare diritto come attesa passiva o aggressiva (“Mi devi!”) ma accompagnamento, formazione, consapevolezza: dove e come posso crescere? Non banalizzo il diritto. È patto sociale (di Sicurezza) decisivo, ma deve farsi Libertà e sostanza. Se no, è forma stantia, conservazione. Il diritto è base e strumento per vedere bene e muovere oltre: entrare nel merito di ciò che vale, delle attività e dei loro frutti. Rispettare il lavoro è liberarlo, non ingabbiarlo nel diritto, non rimanere sul formale: le ore lavorate, la presenza, il contratto e il compito. C’è ben altro oltre agli aspetti formali, come sa bene chi immagina, intraprende e rischia. In questo senso il diritto, sia individuale sia collettivo, è lì per essere superato. Per farsi partecipazione, sostanza.

E per attrare talenti (c)? Devi avere un sogno, e dimostrarti capace di soddisfare i collaboratori. Quelli che hai. Chiamarli a testimoniare. Non promesse e vagheggi. È il primo rischio delle attività organizzate ed è una valanga. Le imprese lo sanno, mentre gli Enti sono indietro; ci devono pensare. “Esselunga” a Pioltello (Milano, Contado) farà un quartier generale – ha detto Marina Caprotti al Corriere della sera, 26 c.m. – che mostri “la centralità delle nostre persone, che rappresentano il motore della crescita e della capacità di innovare della nostra azienda”. Certo, c’è una dinamica da rivitalizzare negli Enti e nelle Imprese: occorre abilitare i protagonisti (chance!), sapendo che “il protagonismo non è mai una concessione. Si conquista.” (Cristina Tajani, Città prossime, Guerini e Associati, 2021, p. 118). E la questione delle retribuzioni (ferme qui da 30anni e cresciute in Europa del 30%!) è anche conseguenza dello stallo di protagonismo (cioè di sana produttività) del lavoro.

Come i bravi architetti amano le periferie e innovano le città (Renzo piano: rammendare le periferie. Mario Cucinella: sconfiggere l’idea di periferia), così la Politica deve amare e innovare l’intrapresa e il lavoro (i nostri diversi ruoli e modi di essere attivi). La scienza consente di sconfiggere il lavoro come periferia, come fatica, sia con l’introduzione di macchine e intelligenza artificiale (si elimina il lavoro ripetitivo), sia con la latente e snobbata valorizzazione degli aspetti relazionali, interpretativi, creativi (in tempo reale) nelle attività.

Rammendare l’Impresa e il Lavoro significa intrecciare nuovi fili, tracciare sentieri, oltre i diritti, le tutele (la statica, il controllo: l’esclusione); oltre le separazioni e gli attriti del ‘900. Dare spazio al “Lavoro dello Spirito”, motore scientifico d’innovazione e crescita sostenibili. Per inciso: solo questo lavoro (che in Risk management chiamo Contemplativo) consente di reggere i Rischi in cui siamo! E il Lavoro dello Spirito non mira certo alla libertà frustrante del tempo libero (fare quello che mi pare e piace). Questa periferia delle attività che è il lavoro, va negata come periferia: posta in Rete nel sistema che intraprende. Per relazioni responsabili che utilizzino al meglio le competenze. Diamo un vantaggio fiscale alle Reti!

Qui mi pare sarebbero venuti a parare sindacalisti sottili del secolo scorso come Bruno Trentin, comunista della Cgil (“La libertà viene prima”), Pierre Carniti, cattolico socialista della Cisl (“Osare più democrazia”) e Giorgio Benvenuto, socialista della Uil (“Essere cittadini”). Erano i leader (foto a lato) della Federazione Lavoratori Metalmeccanici – FLM negli anni ‘70.

E qui mira il Governo Draghi con l’investimento di 5 miliardi del Pnrr sui Centri per l’impiego e le Politiche attive del lavoro: creare forti Enti dedicati di collaborazione e soluzione di problemi e crisi produttive o di relazione. Dialogo, anticipazione. Enti in cui siano coinvolte le parti sociali, con i competenti pubblici e privati. Il ministro Orlando invita la Lombardia e Milano a renderli “parti attive rispetto a obiettivi, controlli, risultati”, in accordo con gli Enti locali periferici. Governance! È indicazione europea e nostro ritardo stellare.

Così, matureranno nuovi Diritti e un nuovo tipo di Conflitto: produttivo, di contenuto, di sostanza; un lavoro che concorre. Nel milanese si stanno mettendo le fondamenta con patti territoriali (nel comune di Milano, nella Martesana, nel Legnanese). Rammendare, curare le periferie, i lavori, per la buona salute e la tenuta dei sistemi. E garantire redditi e pensioni; sradicare il precariato senza prospettive (il sale che irrigidisce il lavoratore), precisa per parte sua Massimo Bonini – Cgil di Milano. E ha ragione: quando sei laureato e i lavoretti, le 10 ore al giorno di fatto, i sabati disponibili, durano tre, cinque, dieci anni (“E pedala!”), è ingiustizia anticostituzionale. Checché ne dicano i soloni.

Le risorse per farlo ci sono, abbondanti. È questione di idee, progetti, fiducia. Serve sguardo lungo e coraggio. Equivale a dare spazio al Merito, alla Mobilità sociale, e tenere alte al vento le bandiere della Libertà e della Democrazia. Perché, conquistare la Pace (comunque intesa) implica cambiare noi, alla radice. Non basta cambiare in superficie. Se non qui, su cosa merita investire con scienza e orgoglio?

Francesco Bizzotto 

Ex presidente di AFOL Nord Milano



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