1 gennaio 2021

I VESTITI NUOVI DELL’IMPERATORE: IL CORAGGIO DELLE EMOZIONI

Non solo Covid ma anche la pandemia del disagio psichico


In questo saggio di Gianluca Ciuffardi e Tommaso Perissi si mette il dito in una piaga non tanto nascosta del Covid-19: il disagio psichico delle persone, un bagaglio che si porteranno appresso e che finirà col minare una parte importante del Paese.

Il coraggio delle emozioni - Meltemi Editore In questi giorni si assiste a un gran dibattito sulla sicurezza dei vaccini per il Covid e molte persone si stanno ponendo diverse domande in proposito. Senza voler entrare troppo nel merito della questione vaccini, stupisce che gli stessi dubbi non siano suscitati dagli psicofarmaci che gran parte della popolazione utilizza regolarmente per far fronte ad ansie, preoccupazioni o alterazioni dell’umore.

Nessuno sembra spaventarsi di fronte ai possibili effetti collaterali e all’abuso che di tali farmaci viene fatto, come dimostra la loro ampia diffusione a tutti i livelli, dai manager alle casalinghe, dagli studenti agli sportivi. Con finalità diverse, dal raggiungimento di una performance nel lavoro o nello studio, al fatto di voler dormire meglio, fino al seguire i consigli dell’amico o del parente che sembra averne tratto giovamento in passato.

Come accade nella storia dell’imperatore che crede di indossare bei vestiti ma che in realtà non si accorge di essere nudo, anche nel campo delle emozioni si assiste al tentativo di sopprimere quelle negative, ma si tratta soltanto di un’illusione destinata col passare del tempo a far stare ancora più male le persone che provano sofferenza e disagio.

Il libro di saggistica Il coraggio delle emozioni (ai tempi del coronavirus), edito dalla casa editrice Meltemi di Milano, affronta proprio il tema degli effetti di questa cultura del farmaco, che ormai è diventata pervasiva nella società, per andare però controcorrente: a che cosa servono veramente le emozioni negative? Perché ne abbiamo così tanta paura e non riusciamo a gestirle? Che cosa avremmo da imparare da esse? Come poter scorgere la bellezza che si cela in emozioni come la paura, la rabbia, la tristezza? Come rendere non solo accettabili, ma addirittura desiderabili le nostre piccole o grandi imperfezioni quotidiane?

A queste e a molte altre domande cerca di rispondere il manuale appena pubblicato dai due autori toscani, Gianluca Ciuffardi e Tommaso Perissi, entrambi laureati in psicologia e che da vari anni portano avanti la passione per la scrittura, sia di romanzi sia di testi di saggistica.

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Non si tratta del classico manuale di self-help, ossia di quei testi che si arrogano il diritto di spiegare come raggiungere il successo negli ambiti più disparati, dalla finanza al marketing: anzi, i due autori mettono in guardia dalla superficialità insita in opere del genere, che al massimo “sono utili per addestrare criceti”. Piuttosto, il loro è un discorso di più ampio respiro, che attraverso la citazione di molteplici opere letterarie e cinematografiche, cerca di rendere le persone maggiormente consapevoli del loro carattere e inclinazioni personali, anche a rischio di andare a infrangere i fragili equilibri di cui noi tutti ci circondiamo, pur di far credere agli altri di essere perfetti e adatti al tipo di società in cui si vive. Come l’imperatore della favola, è soltanto quando ci rendiamo conto di essere nudi che cominciamo a capire chi siamo veramente e a riscoprire i veri valori della vita, al di là delle varie finzioni quotidiane.

Il dilagarsi rapidissimo e ineffabile del contagio da Covid-19 ci ha gettato in un’emergenza epocale, nella quale, eccetto i mesi estivi e i primi due dell’anno, abbiamo vissuto giorno dopo giorno per tutto il 2020. Tutto questo ha comportato un’amplificazione della tendenza già in corso, specialmente nel nostro paese, a guardare le cose con un eccesso di semplificazione e di appiattimento sull’immediatezza di ciò che sta succedendo, trascurando spesso la visione globale dei fenomeni e dei vari aspetti che potrebbero dipanarsi in prospettiva da essi.

E’ stato chiaro infatti fin dal principio, quando all’inizio della pandemia uscì un articolo redatto dalla prestigiosa università di Harvard, che esisteva il rischio concreto del propagarsi di un’emergenza psicologica che avrebbe affiancato sottotraccia quella medica, certo meno mediatizzata e meno centrale rispetto al focus generale sulla malattia. Il coraggio delle emozioni (al tempo del coronavirus) si occupa tra le altre cose di portare l’attenzione su questo rischio, che nel frattempo si è tramutato in realtà, dato che leggiamo che le malattie psichiatriche sarebbero in questi mesi quintuplicate e che tra i minori la maggioranza presenterebbe sintomi da stress, come ad esempio la difficoltà di dormire.

La maggior parte degli studi hanno finora trovato un rapporto tra la presenza di sintomi di stress ed un aumento della mortalità anche in persone che non avevano patologie precedenti. E’ ipotizzabile quindi che lo stress estremo a cui molte persone sono state esposte in questi mesi presenterà il conto a medio-lungo termine, riteniamo dunque auspicabile che i decisori politici non sottovalutino gli effetti diretti e indiretti del Covid-19 sulla salute mentale delle persone

Purtroppo spesso non si rileva una opportuna attenzione a questi aspetti, nonostante in realtà il disagio psichico sia un fenomeno dilagante: per farsene un’idea basta considerare quanto massivo risulta l’uso di psicofarmaci nella popolazione. Coloro che sono affetti da problematiche di questo tipo rimangono soggetti fragili, cui si fatica a garantire adeguato supporto psicologico, pensiamo alla scarsità di personale predisposto per dare loro assistenza

Un’altra categoria di soggetti fragili sono i giovani, cui negli anni si è eroso il diritto a un lavoro stabile e adeguatamente remunerato, e che durante la pandemia hanno visto di fatto minato il proprio diritto allo studio: nutriamo seri dubbi sul fatto che si sia fatto davvero tutto il possibile per garantire loro la migliore esperienza didattica possibile pur nell’emergenza, poiché alcune testimonianze e dichiarazioni dei sindacati della scuola sono critiche in tal senso. Anche in quest’ottica le ricadute potrebbero essere gravi, e nonostante una recente sentenza del Tar che ha dichiarato non provato il danno psicologico derivante dalla chiusura della scuola, riteniamo che la questione sia quanto meno controversa.

Lector



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