27 novembre 2020
GRANDE MILANO E PROSSIME ELEZIONI
Scommettere su una nuova “Città Metropolitana”
27 novembre 2020
Scommettere su una nuova “Città Metropolitana”
I lettori di ArcipelagoMilano sono per lo più convinti che la Città metropolitana di Milano debba essere un’istituzione forte in grado di governare l’area più complessa e attiva del Paese. Forse oggi ne è convinta anche la maggior parte dei cittadini metropolitani: sarebbe interessante fare un sondaggio. Ma le forze politiche cosa ne pensano, a pochi mesi dalle elezioni comunali e dal rinnovo della carica di sindaco di Milano che è anche sindaco della Città Metropolitana? Le posizioni non sono affatto chiare e per nulla scontate, né a livello locale, né tanto meno a livello nazionale.
Un po’ di storia (anche personale)
Nel 1995 fui nominato vicepresidente e assessore al territorio della Provincia di Milano: amministrazione di centro sinistra; presidente Tamberi.
Proposi la trasformazione della Provincia in Città Metropolitana; la legge 142 del 1990 aveva istituito le città metropolitane. Mi opposi alla costituzione della Provincia di Monza. Feci approvare dal Consiglio Provinciale il primo Piano Territoriale di Coordinamento (PTCP), sulla base della legge nazionale. Il Piano prevedeva l’estensione delle linee metropolitane oltre i confini di Milano; la riorganizzazione della grande viabilità metropolitana; centri intermodali per le merci; nodi di interscambio come poli di sviluppo insediativo, aree di tutela ambientale, quindi inedificabili, ecc.
Al programma si opponevano forze consistenti:
Il programma di governo metropolitano era invece sostenuto da una parte (minoritaria?) dei DS, primo fra tutti Valentino Ballabio, già sindaco di Cologno monzese e consigliere provinciale, che oggi scrive su ArcipelagoMilano e, molto tiepidamente, dai Verdi.
L’amministrazione Tamberi realizzò diverse opere ed obbiettivi (scuole, strade, strutture culturali, soluzione della crisi dei rifiuti, Piano territoriale del Parco Sud, ecc.) ma ovviamente non il programma di governo metropolitano.
Nel 1999 il centro sinistra perse le elezioni: le avrebbe comunque perse: era l’epoca del berlusconismo rampante.
Al di là delle contingenti posizioni politiche dei partiti, la questione di fondo è che aveva vinto la conservazione dell’assetto dei poteri (piccoli o grandi che fossero) facendo leva sui sentimenti d’ identità delle comunità locali, contro la razionalità della proposta politica di un governo forte per l’area metropolitana. Questione che si ripropone oggi con il populismo: conservazione e sentimenti di identità contro razionalità.
A differenza di trent’anni fa c’è solo una coscienza ambientale più diffusa che potrebbe oggi cogliere l’evidenza della dimensione sovracomunale della tutela ambientale.
Sala, il centro sinistra e la questione metropolitana
In questi anni Sala non si è mai occupato della Città metropolitana: è stata una scelta politica evidente. Del resto non lo hanno fatto né i partiti di maggioranza, né tanto meno quelli d’ opposizione. Oggi la CM di Milano si regge, a fatica, sul lodevole impegno gratuito di alcuni amministratori locali.
Nessun partito ha posto seriamente la questione del fallimento della legge Delrio.
Unica è stata la Lega che ha proposto, a livello nazionale, di ripristinare l’elezione diretta delle Province. Non si pensi tuttavia che la Lega sosterrebbe una riforma della Città metropolitana che tolga poteri ai comuni e alla regione. Difficilmente il centro destra sosterrebbe una riforma che privilegi la razionalità contro l’assetto dei poteri costituiti e ampiamente occupati dai suoi rappresentanti: basta vedere l’azione della regione Lombardia.
Attenzione quindi al quadro delle alleanze per le prossime elezioni e ad una coalizione che possa dare qualche speranza che la questione della Città Metropolitana venga affrontata. Continuo a pensare che se c’è qualche speranza che venga posta concretamente la questione metropolitana, è a sinistra.
Oggi si può forse contare su un’opinione pubblica più consapevole che potrebbe essere rappresentata da liste civiche (arancioni, sardine, ecc.), ma per ora non si vedono formazioni concrete. Tra le forze politiche, attente alla questione del governo metropolitano c’è forse una parte del PD e penso LEU. Il Movimento 5 stelle è difficilmente inquadrabile, ma sarebbe interessante sollecitarne la posizione in vista di una possibile alleanza a sinistra per le prossime elezioni comunali.
Una proposta programmatica per ArcipelagoMilano
ArcipelagoMilano potrebbe formulare una proposta programmatica per la città Metropolitana (CM) da sottoporre ai partiti milanesi. Propongo i seguenti punti.
Riforma istituzionale
1 – Riforma della legge nazionale con l’elezione diretta di province e città metropolitane.
2 – Abolizione della provincia di Monza e inclusione del relativo territorio nella CM di Milano.
3 – Riorganizzazione e gestione unitaria dei parchi metropolitani da parte della CM (materia da regolare con legge regionale).
Azioni concrete per il quinquennio
Riprendo la proposta di Giuseppe Santagostino a commento dell’editoriale di ArcipelagoMilano del 3 novembre “Il crollo della Città metropolitana”.
1 – riorganizzazione del servizio idrico integrato;
2 – unificazione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti;
3 – gestione (e incremento) del patrimonio edilizio residenziale pubblico;
4 – programmazione e gestione delle gare per i trasporti pubblici e completamento della tariffa unica metropolitana.
Pianificazione
1 – Formazione di un Piano Ambientale a scala metropolitana come base di verifica della pianificazione dei comuni e della stessa CM.
2 – Costituzione di un unico ufficio tecnico tra CM e comune di Milano, per la pianificazione di ambiente, territorio e trasporti
Non basterà pubblicare la proposta perché gli interessati non risponderanno. Bisognerebbe invece chiedere loro direttamente il parere, con interviste ai segretari dei partiti ma anche ai parlamentari milanesi, perché è con legge dello stato che si risolverà alla radice la questione.
Ugo Targetti
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