31 ottobre 2020

ORA E SEMPRE RESILIENZA!

Sarebbe la parola-chiave per uscire dalla crisi?


Ancora una volta la legislazione vigente in materia di enti locali mostra la sua inadeguatezza nella gestione delle crisi come quella che stiamo vivendo

ballabio

Ma non era la Resistenza? Quel monumento che tocca a noi italiani decidere con che pietra si dovrà costruire? Piero Calamandrei era ben consapevole che il resistere era anche un costruire, una difesa contingente necessaria per aprire una controffensiva, una prospettiva nuova e alternativa sia al fascismo sconfitto che all’antiquato regime liberale.

La resilienza invece (con un termine mutuato dalle prove tecniche metallurgiche) è la capacità di un materiale di assorbire uno o più urti senza incrinarsi e rompersi. Ovvero una dote passiva, uno stato d’inerzia riguardo al quale la resistenza evoca invece le qualità dell’azione e dell’iniziativa.

Eppure è quest’ultima definizione che imperversa nel discorso attinente la pandemia in corso, a partire dalla domanda di base: tutto tornerà come prima oppure la profondità ed estensione della crisi imporrà cambiamenti sostanziali? E in questo caso il prevedibile mutamento che segno avrà rispetto ad una situazione preesistente già gravata da seri problemi economici, sociali ed ambientali?

Domande aperte su prospettive di grande portata sulle quali non mi permetto di inferire, se non limitandomi ad una dimensione locale (ma non municipale): diciamo all’incirca l’area metropolitana ovvero quel sistema territoriale, economico e sociale che connette organicamente Milano col suo intorno più o meno immediato.

Qui si profilano due ipotesi, delineabili appunto con le nozioni di resistenza e di resilienza.

Prospettiva resiliente. La seconda ondata della travagliata pandemia, a differenza della prima che era esplosa nelle periferie della regione (dalle sponde del Po alle valli bergamasche) ha trovato finalmente la sua sede privilegiata, ovvero l’area centrale della regione. Milano e la sua cintura allargata, comprendente i residenti anagrafici ed il grosso dei “cittadini di giorno” pendolari per lavoro, studio, uso dei servizi, svago.

L’area metropolitana reale pertanto sta mostrando da un lato una maggior concentrazione degli indici di contagio e dall’altro lato una relativa omogeneità al suo interno. L’hinterland e la seconda fascia, Brianza e basso Varesotto compresi, mostrano dati equiparabili a quelli della città centrale.

Orbene la risposta politico-istituzionale qui ha mostrato con maggior evidenza limiti e incongruenze oggettive non del tutto ascrivibili a errori e carenze soggettive, pur facilmente riscontrabili, dei responsabili regionali e locali.

L’incertezza delle competenze, la frammentazione delle azioni e delle comunicazioni, la scelta obbligata di rispondere giorno per giorno alle evenienze (caso eclatante: l’improbabile ospedale in Fiera!) non hanno certo contribuito alla chiarezza e razionalità degli interventi.

I sindaci hanno appreso di essere, a loro insaputa, “autorità sanitarie locali” in base alla legge di riforma del1978 che per altro prevedeva un impianto completamente diverso: le USL (Unità Sanitarie Locali) erano costituite dai “Comuni singoli o associati” non certo da pseudo-aziende eterodirette dall’assessorato regionale tramite “manager” nominati e subordinati, come da successiva controriforma.

La reazione politico-amministrativa milanese, costretta a deviare dai binari rassicuranti del decantato “modello”, è ricorsa a pure misure di difesa, per altro spesso incoerenti e raffazzonate, col solo possibile scopo di limitare i danni e attenuare gli ammacchi. La resilienza, appunto!

Prospettiva resistente. Da costruire potendo, e volendo, contare tuttavia su solidi punti di partenza: i principi virtuosi, di derivazione europea, contenuti negli articoli 118 della vigente Costituzione (rapporti puliti di “sussidiarietà, differenziazione, adeguatezza” tra i rispettivi livelli istituzionali) e 114 (“Città Metropolitane” sovraordinate ai Comuni per le competenze attinenti ampie aree omogenee).

Scartando invece i passaggi tortuosi di cui all’art. 117 (“legislazione concorrente” tra Regioni e Stato) frutto di una scoordinata devolution di derivazione leghista, adottata nel 2001 da un disorientato centro-sinistra che per altro si è ben guardato, nel ventennio successivo, dal riproporre un razionale ed equilibrato riordino dell’assetto istituzionale e amministrativo. Salvo peggiorarlo nel 2014 con un’incongrua e inefficace “legge Delrio”!

Recuperando, se del caso, spunti e rilievi apparsi a più riprese dentro la ormai più che decennale ed originale avventura di ArcipelagoMilano.

Valentino Ballabio



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