25 ottobre 2020

IL DISCORSO DEL SINDACO

Poco di pragmatismo milanese


Per chi sono fatti i discorsi del Sindaco? In genere di tutte le autorità? Soprattutto per la stampa e dunque il loro contenuto reale in quanto programmatico è modesto. Qualche volta un elenco di buone intenzioni o poco più.

gennai

Ho letto con attenzione l’intervento del Sindaco del 26 ottobre 2020 in Giunta, pubblicato anche dai media, e non nascondo che, pur giudicandolo nell’insieme molto elegante e anche partecipato, non lo considero un intervento dal quale si possa trarre un orientamento concreto su certi argomenti che insistono sulla vita dei cittadini, ad esser sincero, lo giudico retorico, letterario, strategico. Direi da campagna elettorale.

Potrei soffermarmi punto/punto, anche in modo analitico, sugli argomenti citati, ma sono troppi per un discorso solo, sicuramente apprezzabile in un contesto Internazionale, forse più adatto a un’aula parlamentare se non europea, dove ben figurerebbe sia nei modi che nei contenuti, ma, a mio avviso, Milano pulsa nelle sue vie, dove la maggior parte dei cittadini, sono molto lontani da questa forma di espressione del verbo. Le situazioni insistono e ristagnano sui marciapiedi dei pendolari e sulle incertezze che sovrastano tutto e tutti, compreso il Sindaco.

L’intervento, definito dai media a 360 gradi, forse è troppo alto, si perdono di vista le criticità quotidiane, alle quali si fa cenno per sommi capi. Si parla del momento definendolo storico e non del momento contemporaneo milanese, evitando, per esempio, l’argomento: trasporti pubblici. Non c’è traccia di una linea d’indirizzo sia pure accennata rispetto a questo, nessun cenno sui problemi di una popolazione divisa tra chi vive in certi luoghi e chi in altri, l’una costretta a ricorrere ai mezzi pubblici, ancora assoggettati alla regola dell’80% della capienza, in concreto saturi, dunque rischiando il contagio; l’altra parte che va giro per Milano con il monopattino,felice e sorridente come un bonzo ,o in bicicletta con tanto di cestino porta girasoli, spesso corredate di bisacce cucite nelle sartorie sociali.

Non che questo rappresenti una negativa espressione del vivere, ma la discrasia è evidente. Il Sindaco non ha mai formulato azioni concrete per ridurre questo gap non solo sociale, mentre spesso ha presentato progetti edonisti di abbellimento, la dove il bello esiste già, negando di fatto quella rinascita delle periferie dove il bello architettonico resta una promessa elettorale (dalla rivista: Cultura Cattolica: Il bello suscita, suggerisce, muove, spalanca, apre nuovi mondi – Di: Giovanni Fighera – Università cattolica di Milano).

La posizione del primo cittadino, la conosciamo in parte, sappiamo dei limiti di spesa imposti dal patto di stabilità e la difficoltà nel recuperare i finanziamenti pubblici per dare concretezza ai progetti, i quali dipendono anche dalle priorità che sono a discrezione del Sindaco, per quanto si legge negli argomenti inseriti nel documento di richiesta di finanziamento all’UE, a nome di Città Metropolitana.

Nell’intervento non c’è nessun cenno di autocritica, sulle tante decisioni che a suo dire vanno incontro alla tutela della salute di tutti come il ripristino di area C e B, salvo poi annullare area B, dando prova di una sostanziale poca attendibilità sul tema. Non è forse ragionevole eliminare le limitazioni automobilistiche per tentare un rilancio dei consumi degli esercizi commerciali anche in centro città?

Cosa intende fare il Sindaco nel concreto per dare modo ai negozi di ogni categoria, di lavorare bene, almeno nelle ore di apertura? Si pensa che la gente arrivi in centro con le biciclette o il monopattino o che sia giusto mettere a rischio la salute dei cittadini di serie B sui mezzi pubblici per un giro in Piazza Duomo? Qual è la prospettiva della Giunta, che la massa critica rinunci a muoversi per evitare il contagio?

Nel discorso si parla dell’evoluzione della pandemia tenendo un basso profilo sul tema delle verità contrapposte e non si dice chiaramente cosa si pensa sull’argomento anche per dare al cittadino un indirizzo, si preferisce restare a metà, senza peso, fino al decollo verso il suo più alto pensiero: “bisogna assolutamente convivere e convivere con la pandemia significa, prima di tutto, essere in grado, razionalmente, di tenere in equilibrio le ragioni della salute e quelle dell’economia“.

Ebbene Sig. Sindaco, io credo che in questa frase si possa sintetizzare tutto il suo intervento, il resto fa da contorno e da ornamento. Lei Sig.Sindaco parla di equilibrio delle ragioni, ma le ragioni sono qualcosa di ponderabile in questo momento? Quelle ragioni di oggi, sono talmente offuscate dal concetto del bisogno da non essere tali, non c’è ragione ma paura, ci sono delle condizioni che tendono alla salute, e altre che tendono all’economia.

Il cittadino deve farsene una ragione, e Lei Sig. Sindaco, ha il dovere instituzione e morale di dire quali sono le condizioni attuabili, nel pieno rispetto delle indicazioni date dagli esperti della Sanità, quali il dover indossare la mascherina per esempio, e dalla “ratio” scientifica, alla quale Lei dovrebbe rivolgersi per capire e poi spiegare all’economia bassa (i negozianti), e a quella alta (la finanza), i perché di certe scelte come quella di autorizzare la chiusura dei ristoranti, i cinema e i teatri, o quella di imporre lo smart-working alle grandi aziende, dando un tributo essenziale per ridurre i costi e il personale. Lei dirà, ma non l’ho deciso io, è il Governo. Vero, ma non c’è da stupirsi delle proteste da parte dei cittadini e delle derive violente, davanti alla mancanza di coraggio e di presa d’atto che i problemi vanno ben oltre il visibile. Si dirà che le società evolvono e involvono, la dove le avanguardie sono superate dello studio della tradizione come scrisse J. Evola.

Dunque si evita di dire una verità, cioè che le chiusure vanno incontro a una condizione volta anche a disincentivare gli spostamenti per diminuire l’attenzione sul trasporto pubblico che non ce la fa. Il vero imputato di questa situazione, resta il veicolo individuale. Qual è il pericolo di contagio se si rispettano le regole di distanziamento? Perché si preferisce chiudere tutti gli esercizi piuttosto che aprire ai mezzi privati in area C per aumentare la capacità di spostamento in sicurezza.

Si preferisce colpire il privato cittadino, per non attaccare la politica fallimentare degli ultimi anni, che non ha fatto niente per migliorare le condizioni del trasporto di massa, anzi ha promosso le voci dei manager del taglio, vocati a ridurre quanto più possibile la spesa pubblica,abbattendo i costi tout court, compresa la sua Atm, anzi Lei, sig. Sindaco ha fatto di più, non solo ha ridotto i costi ma ha aumentato il biglietto in nome di una maggiore efficienza, forte di un giudizio leggermente positivo degli utenti milanesi, per lo più della zona 1, salvo poi affondare nelle inefficienze e nei troppi guasti di Linea 1 e 2, o nel mancato sviluppo dei vari progetti sulle reti tranviarie e nuove linee metropolitane in città, favorendone altre, la dove forse si poteva pensarci un po’meglio.

Che fine ha fatto il progetto di sviluppo della rete di superficie su rotaia? Oggi sarebbero di aiuto se fossero stati sviluppati i tanti progetti persi nei vari PUMS dal 2000 in avanti. A me pare che ci siano stati interventi di ripristino e messa a norma, fatti passare come ammodernamenti, cosa diversa in termini di sviluppo del sistema metropolitano. Si è perso molto tempo a parlare di navigli, di scali ferroviari, adesso l’emergenza del momento è il trasporto pubblico esistente, se si vuole stabilizzare un equilibrio tra salute economia e inquinamento. Dovremmo essere resi partecipi seriamente non trova Sig. Sindaco?

Il Sindaco ammette una certa criticità tra istituzioni diverse, tra fazioni politiche, tra i comuni di cerchia e le città metropolitane vs i governi Regionali se non Nazionale, elevandosi a portavoce di una “pax” tra poli opposti tra interessi diversi, come se non avesse in questo una responsabilità apicale. Ebbene Sig. Sindaco, lei per primo non attua queste soluzioni, se non sinergiche a un interesse definito da Lei pubblico, o a una strategia da agenda del domani.

Pensa davvero che le sue parole siano sostenibili?

Non è forse il gioco delle parti, anche stavolta pronto a dare al cittadino l’illusione del dialogo, ciò che non avverrà mai, neanche per la Sanità Pubblica poiché è noto quanto succeda nella politica, quando ci sia da raggiungere un obiettivo elettorale. Ci aspettiamo da Lei Sig. Sindaco, una posizione netta, schierata e non pubblicamente mediata giusto per non scontentare nessuno in odore di campagna elettorale o di tregua strategica per conseguire poltrone in Giunta.

Aggiunge una nota positiva su ATS e sul Governo Centrale, bontà sua, fortunatamente promossi con sufficienza, ma non fa cenno al Governo della Regione e alla trasformazione di Fiera Milano City in reparto Covid. Un Governo della Regione ieri distante, e oggi alleato nella guerra contro il lock-down localizzato.

Che cosa si sta facendo per gli Istituti per anziani come il Pio Albergo Trivulzio, quali misure sono state adottate da parte del Comune di Milano, fatto salvo i palliativi? Non sembra sia stata fatta una rivoluzione nei mesi estivi, né azione profonda di rinnovamento funzionale dei reparti, tanto meno assunzioni di personale specializzato in malattie infettive. Anche questo è un tema che non le compete? Non è forse vero che le sue parole possono essere utili alla causa?

Termina con il dire che ha ascoltato le opinioni di Personalità cittadine, dall’Università, all’Imprenditoria e Finanza, fino alle Associazioni rappresentative di cittadini, ma ascoltare non vuol dire poi si sia approdati all’agire nel solco delle decisioni prese in collegialità e quanto questo ascolto abbia inciso nella realizzazione delle grandi opere di ristrutturazione della città, le quali impattano anche sulle tematiche tanto care a Lei e alla sua Giunta, su tutte l’inquinamento, tanto caro al patto di Schengen, in cui Lei ben figura tra i virtuosi “premiers hommes”.

La cautela ad ogni costo che declina alla filosofia della sospensione e dell’attesa, paga quando non ci sia una criticità da affrontare subito, Lei Sig. Sindaco è diventato attendista in un momento in cui l’attendere può risultare fatale. Auspico una maggiore chiarezza su cosa voglia fare di Milano, abbandonando l’enigmatica madre della politica, la “Sibilla “tanto cara ai Gonzaga, ai quali, donò l’arte della sospensione a favore dell’attesa: forse che sì forse che no.

Gianluca Gennai



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