28 settembre 2021

SALA O NON SALA

Alla ricerca di una nuova prospettiva


gennai (1)

BANNER GIOVEDI

Ho letto con grande interesse l’articolo di Oreste Pivetta ma anche di Giuseppe Ucciero circa l’assenza di possibilità al voto rispetto a Sala, uomo di tutti, dunque votabile pur con naso, occhi e orecchie tappate (ma è proprio cosi o si cela una condivisione intellettuale quasi in forma placebo) pensando che Milano non potrebbe essere troppo diversa da ora o lasciata nelle mani di un “pivello” o peggio “incompetente” e via dicendo (forse un fascista), insomma ci piace uno all’altezza di Milano, mica un “bauscia” dell’ultima ora (eppure guardiamo ai cugini francesi spesso, sempre pronti a stupire in questo).

Con quest’approccio non nego un brivido, perché in questi 5 anni “saliani” l’uomo è riuscito a fare il vuoto intorno a se grazie al successo di Expo e a trascorsi nella grande Pirelli, un tetto su Milano, non meno per grazia ricevuta dall’allora Duce d’Italia Renzi (ma solo lui fu immemore, dunque privo di sensibilità e coscienza?) e se dovesse governare per altri 5 anni, riuscirebbe a fare il vuoto Bernoulliano spinto fino a sentirci tutti orfani allo scadere del decennio dell’era “ghe pensi mi”.

No, questa facile scappatoia dalle proprie responsabilità civiche non va bene, Milano saprebbe fare anche senza Sala, Milano non è Sala, ci sono molti cittadini pronti a rimboccarsi le maniche, a sbagliare ma a non mollare, sicuramente ad ascoltare quelle voci fin oggi inascoltate semplicemente perché non allineate.

Il problema non è Sala o non Sala, è trovare il coraggio di aiutare con forza un nuovo indeterminato, il “non saputo” che potrebbe dare una nuova prospettiva. Troppo facile votare Sala per i tanti che cosi evitano di dover partecipare attivamente alla ricostruzione di una Città degna del suo nome e davvero diversa, pronta per il futuro. Chiediamoci che città lascia Sala? Quale nuova città oggi possiamo pensare grazie a Lui? Nessuna, solo cemento e sicuri ritorni grazie alle speculazioni che rendono appetibili i territori messi a disposizione dall’era industriale.

Questa stringa “ end “ porterebbe verso una ragionevole scelta diversa fin da subito, tentando una ricostruzione proprio ora prima che certe decisioni siano prese da quest’uomo del sicuro cemento, della rassicurante finanza, dell’ecologia da salotto, lontano da qualsiasi idea di ritorno al sociale, alla gente del braccio lavorativo, ai cittadini del passante, esattamente come dare un voto a Bernardo, poiché espressione di una politica di sistema, se non di regime, apparentemente illogico, quasi grottesco, pur un grande medico pediatra.

Dovremmo invece provare a guardare meglio alle liste civiche autonome, magari pensando che esse possano garantire se non altro un momento di rottura, un urlo, quel “ basta” di non continuità che darebbe un segnale forte a tutta la politica Nazionale, farebbe di Milano un vero archetipo dell’innovazione e sperimentazione politica a grandi livelli, a patto di non essere indifferenti e soprattutto abbastanza intraprendenti da proporre una Città alternativa sotto i riflettori europei se non mondiali, una Milano a guida civica con una Lista Civica giovane sia pure fatta di competenze e soprattutto con un programma che sia anche ragionevolmente attuabile e non irrazionalmente ambizioso, copiato per lo più, come quello proposto da Sala e i suoi Boys, senza innovazione né veri segnali di fumo verde.

Liste civiche autonome si pensano siano inutili voti, non é cosi, in questo caso servirebbe per ristabilire un humus capace di generare nuove forme di governance, certamente con il contributo di tutti noi. Milano Concreta ad esempio, nel momento in cui il proprio candidato politico Simone Sollazzo, ha deciso di aderire a un altro progetto politico, passando da essere in antitesi con Sala ad appoggiarne la candidatura nelle file dei verdi europei, ha cercato una condivisione mantenendo i propri principi e il proprio programma antisaliano, non ha fatto una scelta comoda di apparentamento ma ha cercato un partner con il quale condividere innanzi tutto il programma ma anche l’idea di restare autonoma anche nel caso di un ballottaggio, trovando in Milano Inizia Qui un giusto equilibrio tra i propri principi fondativi e quelli più concreti di una Lista Civica fatta di giovani, di organizzazione e di figure che forse non sono conosciute ma che sarebbero  uno strumento di cambiamento formidabile, essendo provenienti da percorsi formativi accademici e professionali in grado di dare garanzie se non altro di capacità d’approccio e di apertura mentale con l’aggiunta della grinta giovanile e soprattutto della voglia di fare qualcosa per Milano, a partire da Bryant Biavaschi, milanese, giovanissimo imprenditore, con 2 lauree ad indirizzo economico, esperienze lavorative all’esterno, ma anche Luca Vinti, da anni impegnato nelle battaglie a favore dei cittadini, uomo di quartiere, con i piedi per terra, concreto, spesso in prima linea nelle battaglie contro il malgoverno della città e il ripristino del Difensore Civico.

Tra gli altri: Massimiliano Fava, milanese, da sempre impegnato nello sport amatoriale che possa portare anche in periferia forme di partecipazione alle attività sportive senza bisogno di sborsare cifre astronomiche per fare un’attività alla base del diritto alla salute e alla sana forma del vivere fin dall’antica Grecia, liberi da ogni condizione d’inquadramento che comporti spese eccessive o un’organizzazione di un certo tipo.

Oscar Persico, uomo delle case popolari in cui vive, da sempre in prima linea per portare avanti i diritti degli ultimi, i dimenticati che vivono di sottomissioni anche di classe oltre che di mafia, non di meno impegnato nell’addestramento cinofilo inteso come un percorso di formazione anche del padrone, dunque un ampio campo di lavoro sempre e comunque a favore del miglioramento della vita del cittadino e del migliore amico dell’uomo. La Dott. Alessia di Cunto per le politiche Sociali e pari opportunità, campo in cui lavora da anni svolgendo la sua professione e altri giovani di sicuro successo personale nonostante la giovane età, ma anche attempati professionisti milanesi.

Certo si fa fatica a riflettere e soprattutto quando si arriva in cabina elettorale, allora è molto più comodo il gattopardesco voto d’attesa, quel voto che ci fa stare tranquilli almeno un altro po’, calma apparente, magari con un programma già conosciuto che potremo contrastare, criticare, forse addomesticare, con quella faccia conosciuta, quell’uomo che ha imparato ad essere impassibile e silente, distante e barricato sul quel: “io vado avanti” che piace alla borghesia ma anche all’intellighenzia, dunque rassicurante anche nel caso della mandragora per tutti, insomma meglio un nemico comodo che un imprevisto risveglio in una Milano diversa.

Gianluca Gennai



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