20 settembre 2021

BERNARDO: I VESTITI NUOVI DELL’IMPERATORE

Favole milanesi


garzonio

Sarebbe un errore ritenere sia stata solo l’uscita di un gaffeur seriale la minaccia di Bernardo di ritirarsi se entro lunedì i partiti del centro destra non gli avessero versato 50 mila euro a sostegno della campagna elettorale. Come improprio risulterebbe prodursi in pezzi di colore sulle virtù professionali (da pediatra) e sulle inadeguatezze (da personaggio pubblico) del candidato sindaco che Salvini ha imposto a una coalizione litigiosa e questa gli presenta il conto del suo flop, mentre lui resta convinto di potersi ancora accreditare leader perché attacca la Lamorgese sui migranti.

La nuova sortita di Bernardo, il Primario aspirante primo cittadino, è sintomo di una serie di trasformazioni culturali, politiche, sociali, antropologiche, di cui la città farebbe bene a prendere coscienza. I cambiamenti, infatti, sono stati in gran parte ignorati nella corsa frenetica di Milano alle prese con record e titoli: smart, cool, sharing e new economy. Fino alla famosa uscita del New York Times in cui si affermava che l’Italia sarà anche un Paese pieno di città romantiche e belle, Roma, Firenze, Venezia, ma se c’è un “posto dove stare” questo era Milano. Qui turisti ed operatori economici di tutto il mondo avrebbero trovato il fascino del rinnovamento, un misto tra maestosa facciata del Duomo e programmi tecnologici, passeggiate sulla Darsena e all’ombra della nuova skyline nei grattacieli. Campagna elettorale e voto avrebbero dovuto essere l’occasione per svegliare la bella addormentata e far maturare la consapevolezza che occorre cambiar rotta alla luce anche del Covid.

Che la destra non sia stata capace di individuare una personalità adeguata per contendere a Sala e al centrosinistra Palazzo Marino evidenzia problemi di quello schieramento, ma anche sbandate dell’intero sistema democratico e della capacità di questo d’essere all’altezza di tempi mutati radicalmente. Qualche esempio. La campagna elettorale sin qui condotta ha rivelato in generale un consistente tasso di mediocrità nelle classi dirigenti e di insufficienza in termini di visioni generali, luoghi di elaborazione di pensieri e strategie sulla città, idee su che cosa vogliamo che essa sia, sull’umanità che dovrà abitarla e sui valori attorno a cui aggregare la convivenza, sulle concrete strutture di governo che assicurino una rappresentanza effettiva a tutte le componenti, su un’effettiva giustizia sociale. A proposito di quest’ultima si è avuta la sensazione che il welfare non appartenga neanche più al lessico della politica ambrosiana, che nasconde le sue inadeguatezze dietro gli elogi a Caritas, San Vincenzo, parrocchie, Cardinal Ferrari, Opera San Francesco, come toccasse solo al privato sociale e ai volontari farsi carico delle povertà umane e materiali.

Nel caso specifico del centrodestra poi, i gruppi attuali hanno reso ancora più evidente il “peccato originale” denunciato anni fa da Montanelli circa l’incapacità di divenire una destra europea, di identificare una visione liberale in grado di attrarre e far da competitor credibile allo schieramento opposto. Il fatto poi che le forze di questo schieramento pensino ciascuna al proprio gruppo e i candidati al possibile loro scranno (questo è il senso della protesta di Bernardo) e che qualcuna di quelle forze o leader di esse sostenga in privato (ma neanche tanto) che Sala gli va bene, sono notizie poco confortanti. Quest’ultima in particolare non lo dovrebbe essere per il Sindaco uscente, per la sua maggioranza, per i partiti che la compongono, a incominciare dal Pd. Non lo è soprattutto per la democrazia.

Se fosse vero che Sala, la sua Giunta, le scelte da questa operate van bene all’opposizione, ci troveremmo in una situazione imbarazzante; vorrebbe dire che il centrosinistra non avrebbe fatto una politica ispirata agli ideali professati, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, e su altre, come lo ius soli e lo ius culturae, avesse avuto dei ripensamenti. A qualcuno dello schieramento di governo uscente potrebbe magari anche andar bene una collusione tra schieramenti in ragione di interessi specifici, di scambi e spartizioni, di quieto vivere. Ma situazioni di confusione non fanno bene alla democrazia. In un sistema che funzioni le opposizioni sono indispensabili, meglio se agguerrite in termini di proposte alternative, di battaglie identitarie, di valori rispetto all’esecutivo.

Una Milano appiattita e conformista sarebbe irriconoscibile dal punto di vista della tradizione e tale mutazione antropologica coverebbe germi pericolosi. Vorrebbe dire che non vale poi tanto la pena lavorare e battersi per la città, magari assumersi la responsabilità di candidarsi e di battersi per l’affermazione di alcune idee-forti, per la convergenza di energie capaci di affermarle. Tale atteggiamento significherebbe abdicazione collettiva, rassegnazione, stato d’animo depressivo. Oppure, Dio non voglia (è il caso proprio di dirlo) una percezione inconscia che le scelte che contano vengono ormai fatte altrove e che contro gli interessi che le determinerebbero c’è poco da fare. Nei miti e nelle favole è sempre un personaggio “strano” che mette a nudo situazioni sgradite e imbarazzanti, fa vedere realtà scomode di fronte a cui una maggioranza acquiescente, svagata, che pensa ai fatti suoi, alle convenienze, all’utile immediato, a non avere grane e preferisce voltarsi dall’altra parte.

Che il bambino annidato nel cuore del pediatra Bernardo sia il protagonista della versione moderna della fiaba I vestiti nuovi dell’imperatore? Che ai suoi di centro-destra, a chi è in maggioranza, alla città intera manda a dire: ma cosa stiamo lì a pensare di cambiar vestito a Palazzo Marino; guardiamo a quel che c’è dentro a Milano e alla politica che sostiene di volerla governare: sono così diverse da come credevamo che fossero e non ce ne siamo neanche accorti. Per cui, amici (è il modo di chiamarsi in politica: le apparenze son salve!) tiriamo fuori un po’ di energie (i soldi nelle fiabe han valore simbolico: sono l’investimento affettivo e ideale messo da un protagonista; la cifra di 50 mila, nel nostro caso, è una buona dose) o è più onesto tornarcene a casa. E spiegare alla gente il perché del ritiro. Se ci riusciamo! Perché questa è un’altra storia, altrettanto vera. Come nelle favole!



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  1. Fausto BagnatoNon vorrei essere l' unica persona che si era illusa del cambiamento puntando su Fiorello Cortina come il Sindaco per la Milano Città Metropolitana. Con molta probabilità, non ci ha creduto neanche Lui ed oggi abbiamo perso una grande occasione.
    22 settembre 2021 • 17:43Rispondi
  2. Annalisa ferrarioTutto giustissimo. Aggiungerei però fra i punti di convergenza fra il centrodestra (esplicito) e il centrosinistra (nascosto) anche lo ius aedificandi
    22 settembre 2021 • 22:51Rispondi
    • maurizio SpadaQuesto è lo ius più pericoloso e vorrei vedere come la metteranno i Verdi che che sostengono il sindaco uscente.
      24 settembre 2021 • 09:25
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