3 giugno 2020

FAVOLACCE

Dentro la desolazione del quotidiano


canonico DEFRegia: Fabio D’Innocenzo, Damiano D’Innocenzo
Sceneggiatura: Fabio D’Innocenzo, Damiano D’Innocenzo
Fotografia: Paolo Carnera; montaggio: Esmeralda Calabria; musiche: Sparkle in Grey
Interpreti: Elio Germano, Barbara Chichiarelli, Gabriel Montesi, Max Malatesta, Ileana D’Ambra
Produzione: Pepito Produzioni, Rai Cinema, Vision Distribution, Amka Films Productions, RSI (Italia, Svizzera)
Durata: 98 minuti
Orso d’argento per la miglior sceneggiatura alla 70esima edizione del Festival di Berlino

Nel suo celebre “Caro Diario”, durante una delle sue escursioni in vespa nei sobborghi romani, Nanni Moretti si ferma davanti a un uomo seduto su un muretto e gli dice: “Spinaceto pensavo peggio, non è per niente male!

Paradossalmente, anche nel film dei fratelli D’Innocenzo è il ritrovamento di un diario a dare inizio alla narrazione delle vicende dei nuclei familiari che “vivono” il quartiere di Spinaceto nell’asfissiante calura estiva. Fin da subito, lo spettatore viene messo in guardia sull’affidabilità di questa narrazione: l’espediente del diario lascia presagire una storia già scritta ma allo stesso tempo incompleta, oltre al fatto che la voce narrante (anch’essa ambigua) di colui che avrebbe trovato il diario afferma fin da subito che questa storia “è ispirata a una storia vera, la storia vera è ispirata a una storia falsa e la storia falsa non è molto ispirata”.

In Favolacce è il quartiere di Spinaceto ad essere teatro di una grottesca favola nera costellata di miseria, più morale che materiale. Il quartiere, seppur popolare e periferico, non ha la fatiscenza ostiense messa in mostra da altri film – come quella fantasmagorica del Dogman di Garrone (cui i D’Innocenzo hanno collaborato nella stesura del soggetto) o neorealista del Non essere cattivo di Caligari -; qui invece siamo dalle parti di Wisteria Lane, il quartiere immaginario della serie tv Desperate Housewives: dentro le villette piccolo borghesi, con tanto di giardino ben curato e piscina gonfiabile, si nascondono segreti, invidie meschine e un profondo disagio esistenziale.

Se da un lato abbiamo genitori nevrastenici e immaturi pronti a scaricare sugli altri le ragioni del proprio malessere, dall’altro ci sono i loro figli, nichilisti compiuti, completamente assuefatti già in età prepuberale all’apatia e alle vessazioni fisiche e psicologiche perpetrate dai loro genitori. Continuano infatti a vivere la propria realtà in modo trasognato e disilluso anche quando, affacciandosi all’adolescenza, sperimentano le prime turbe erotiche; nessuno riesce ad entrare realmente in contatto con l’altro: in loro è come se prevalesse la desolazione della dimensione onirica in cui sono immersi e da cui non sembra esserci scampo. Inoltre, quando hanno la possibilità di organizzarsi e lavorare insieme ad un progetto scolastico, utilizzeranno il loro ingegno non per proiettarsi verso la vita, sperimentare i propri talenti e capire chi vorranno diventare da grandi, ma piuttosto per provare ad anticipare la morte, con aberrante razionalità.

La tensione in Favolacce è costante, permea di sé l’intero film. Non deriva da situazioni puramente orrorifiche, ma da una quotidianità che nasconde risvolti inquietanti di un malessere realistico: nel film si ha la perenne sensazione che qualcosa di brutto stia per accadere, che si tratti di far visita a un professore per prendere ripetizioni o di fare un bagno notturno in una piscina gonfiabile. Di certo le scelte stilistiche, il crudo cinismo dei fatti resi in uno stile surreale non possono non lasciare attoniti, come se i titoli di coda sullo schermo ci svegliassero da un inquietante miraggio.

Giuseppe Canonico

Il film sarà disponibile in streaming dall’11 maggio su SkyPrimafila, TIMVISION, CHILI, Google Play



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