13 marzo 2020

GESTIRE IL TERRITORIO DOPO IL CORONAVIRUS

Non dimenticare la sfida ambientale


PER COMINCIARE: Ricominciare… ma da dove? Il modello economico e sociale della nostra società sta mostrando, da tempo ma in modo ancora più evidente durante quest’epidemia, tutti i suoi insanabili problemi. Forse, più che riprendere da dove eravamo partiti, bisognerebbe cominciare daccapo: per l’ambiente, per la sanità, per tutti.

cortiana

La condizione di sospensione del tempo, insieme alla preoccupazione per il contagio, sono la cifra del quotidiano di ognuno di noi, ma la crisi non è un sinonimo di catastrofe bensì la condizione per il cambiamento. Pensare a come Milano deve ripartire è da previdenti. Pensare di ripristinare e riproporre un Modello Milano legato alla massimizzazione a breve, legata sostanzialmente al mercato immobiliare internazionale e alle sedi di rappresentanza delle Corporation, sarebbe irresponsabile.

Affidare questo compito ad un Comitato di Salute Pubblica sarebbe una ulteriore preoccupante dimostrazione di esautoramento delle istanze rappresentative della democrazia repubblicana. Lasciando ai futuri bilanci pubblici il compito e l’affanno di ripianare i buchi della svendita delle aree pubbliche coinvolte.

L’emergenza Coronavirus come occasione per il cambiamento, quale?

Quando Lisbona, nel 1755, fu distrutta dal terremoto la corte si ritirò nell’interno e affidò ad un plenipotenziario la ricostruzione, la quale avvenne in funzione delle corporazioni produttive e delle strutture amministrative, finanziarie e commerciali, ad esse dedicate.  Qui, nella alterazione sociale ed economica prodotta dal Coronavirus, i fondi internazionali a composizione sconosciuta e gli attori locali interessati ad una velleitaria crescita quantitativa illimitata della città, pensano di riproporre il sindaco come amministratore delegato.

Ci sarà tempo e dispiegamento mediatico per proporre il packaging della amministrazione amica dell’ambiente, che fa festa a Greta ed ai suoi coetanei durante i Fridays For Future. È il contenuto del pacco che ne rivela la contraffazione: i dati ISPRA-SNPA 2017 ci dicono che la Lombardia detiene il primato nazionale della quantità di suolo coperto artificialmente con oltre 310 Mila ettari.

Le aree già altamente compromesse hanno una cementificazione dieci volte più alta di quelle meno alterate, qui è Milano ad avere il record con 10.439 ettari. Agli oltre 1.200.000 mq dello spazio pubblico degli ex scali FS si devono sommare quelli relativi ai progetti immobiliari che interessano altre parti del capoluogo e della prima cintura metropolitana.

Area Expo, 510.00mq di spl-superficie lorda di pavimento su 1.100.00 mq, Città della Salute a SS Giovanni, 90.000mq spl su 1.400.000mq, Porta Nuova 229.000, mq spl su 340.000 mq, City Life, 289.000 mq spl su 255.000mq, Santa Giulia, 628.000 mq spl su 1.200.000 mq, Piazza d’Armi, 270.000 mq spl su 416.000 mq. Nonché l’ex Gasometro e l’area dello stadio di San Siro. Il totale supera i 3.000.000 di mq di territorio interessato.

Non a caso il Presidente di Confcommercio Sangalli ha immediatamente aderito a questa proposta, vedendone l’analogia con quanto fatto per l’Expo. Poi ci sono anche le Olimpiadi… Tutto è in chiave di straordinarietà, di emergenza, di commissariamento delle normali procedure di confronto, per cui le sedi istituzionali legittimate riducono la loro funzione deliberativa ad una presa d’atto.

Insomma, qualcosa si è dovuto fermare a Milano, occorre ripartire da dove eravamo restati, cioè dalla svendita di un bene pubblico strategicamente localizzato, come gli ex Scali FS, da combinare con le operazioni fondiario-immobiliari legate alle Olimpiadi, ad esempio.

Chi ha sollevato delle critiche sull’esortazione “Milano non si ferma” con aperitivi sui Navigli, mentre era già acclarata la necessità di ridurre le occasioni di contagio, così come sulle azioni politiche che traducono il Modello Milano, viene immediatamente accusato di “indebolire una figura di equilibrio essenziale come quella del sindaco”. Insieme a quella per il contagio, la preoccupazione diffusa nelle amministrazioni è quella per le prossime scadenze elettorali.

Da giorni stiamo assistendo alla strumentalizzazione, “anti Governo di Roma”, dei rilievi fatti dalla Protezione Civile centrale all’allestimento di un ospedale nei padiglioni della Fiera a MilanoCity, ciò ad opera di esponenti del centrodestra regionale e di zelanti giornalisti del populismo come Porro. Ma una volta trovati i respiratori sarà necessario trovare gli anestesisti, ad esempio. Tutto ciò mentre il nuovo ospedale già operativo a Vimercate è sottoutilizzato, mentre quello preesistente, dismesso da due anni, sarebbe assolutamente ripristinabile per finalizzarlo ad occuparsi di Coronavirus.

Vimercate, comune limitrofo alla Città Metropolitana, il cui Consiglio così come la Conferenza dei sindaci non sono stati convocati, neanche virtualmente, neanche in questa occasione. Figuriamoci sugli ex scali, sulle Olimpiadi, o sui capannoni dei rifiuti che per un anno hanno preso fuoco a Milano e in tutta la cerchia metropolitana, piuttosto che con la necessità di una prospettiva sostenibile per la Città Metropolitana a metà del secolo, quando le Nazioni Unite prevedono che il 70% della popolazione mondiale vivrà inurbata.

Non si capisce ancora che ci sono tutti i segni di crisi della sostenibilità del Sistema Terra: crisi ambientali, crisi sociali/migrazioni massive strutturali, crisi economiche, crisi sanitarie cicliche a cadenzamento frequente. Occorrono un nuovo paradigma e un nuovo approccio, la questione sanitaria e quella ambientale, con le filiere alimentare ed energetica che le coinvolgono immediatamente, devono essere costitutive di un nuovo modello economico di rilancio.

Non è possibile pensare ad un risanamento economico interno allo stesso modello energivoro di crescita illimitata, con tutta la deriva finanziaria conseguente, con i suoi presunti valori nominali.
Quindi investimento in innovazione per la sostenibilità energetica dei processi produttivi e di mobilità. Qualità certificata della filiera agroalimentare. Investimento nella ricerca pubblica e sgravi fiscali per quella privata con condivisione dei risultati per la ricerca che gode di finanziamento pubblico. Innovazione dei materiali edili per il risparmio energetico. Riduzione Risparmio Riuso Riciclo per i rifiuti/materie seconde. Organizzazione non emergenziale dei servizi e della responsabilità sociosanitaria…

La crisi ambientale/sanitaria interessa la mappa della globalizzazione combinandosi con la questione della crisi dell’istituto della democrazia. Con le modalità sofisticate della alterazione e della induzione digitale, nei modi spicci dei reazionari sovranisti, piuttosto che in quelli più articolati delle riforme costituzionali per la riduzione della rappresentanza, l’istituto della democrazia vive una crisi profonda.

Così, come politiche della sostenibilità devono essere accompagnate dalla modificazione dei costumi e dei consumi individuali per avere efficacia, anche una politica di rilancio della ricerca e della sanità pubbliche devono vedere comportamenti consapevoli dei singoli cittadini perché il sistema regga. Anche per la politica democratica efficacia ed efficienza delle istituzioni si devono accompagnare ad istituti e attitudini per la partecipazione informata al processo deliberativo e l’esercizio della cittadinanza attiva.

Non è detto che una volta passato il Coronavirus, con le sue preoccupazioni e i suoi danni molteplici, i cittadini vogliano dimenticare il tutto e ricominciare come prima di affacciarsi a balconi e finestre per applaudire o cantare insieme o partecipare a raccolte di fondi per il volontariato. Ricominciare, senza preoccuparsi dei tagli agli ospedali, del mancato finanziamento della ricerca, della qualità dell’aria che respirano, dell’acqua che bevono, del cibo nel piatto, del verde che vedono sacrificare.

Fiorello Cortiana



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