6 maggio 2021

SARÀ SUFFICIENTE IL PIANO NAZIONALE RIPRESA E RESILIENZA PER AFFRONTARE L’ANTROPOCENE?

L’appello del vertice dei Premi Nobel e della Presidente della Commissione europea


Sembra ieri che lo slogan “mai più come prima” risuonava come obbligo imperativo per uscire da una sindemia che coniuga pandemia con crescita delle diseguaglianze, crisi ecologica, crisi climatica e crisi dell’informazione.

longhi

Lo slogan sembra sostituito da “avanti tutta per recuperare il PIL antecovid” gestito in prima battura da un governo umano e criticabile e poi da un governo celebrato per le sue doti: eccezionali e indiscutibili. Tanto da vedere i provvedimenti della seconda versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvati praticamente senza dibattito parlamentare e con il silenzio delle città metropolitane, le più coinvolte nella sindemia e le più dimenticate nei provvedimenti. Eppure i provvedimenti riguardano scelte strategiche per i prossimi sette anni, ossia per gran parte del decennio che, secondo gli scienziati, abbiamo a disposizione per portare a termine politiche che garantiscano la permanenza dell’uomo nella biosfera.

Non una cosa da poco, dunque.

A stimolare profonde riflessioni sono gli scienziati che, allarmati dalla lentezza e dalla poca incisività delle scelte dei politici, tra il 26 ed il 28 aprile 2021 hanno organizzato il Vertice dei Premi Nobel “Our Planet, Our Future”, che si è concluso con un urgente appello all’azione (il cui testo potete scaricare qui).

Il testo è di notevole interesse, poiché mette al centro dell’analisi e dell’azione progettuale una definizione allargata di bene comune, che viene dilatata dalle storiche componenti del capitale fisico a tutte le componenti della biosfera, quindi terra+acqua+vento+clima…..

Questa sensibilità porta a definire nuovi livelli di governance, fondati sulla complessità e sulla gestione in rete ‘planetaria’ dei beni comuni.

Questa visione è fatta propria dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, la quale, nella stessa conferenza, con l’intervento “Restiamo uniti, uno sguardo al futuro”, (che diamo di seguito nella sua interezza) propone sinergie fra l’appello degli scienziati e gli strumenti della politica europea.

Un ennesimo monito per i paesi che hanno perso la memoria del “mai più come prima”, perché il futuro non sarà la prosecuzione di trend passati, ma dovremo affrontare seriamente il passaggio dall’Olocene, l’era della relativa stabilità, all’Antropocene, l’era dell’imprevedibilità dei cambiamenti, della loro scala, in sintesi degli shock di vasta portata.

Giuseppe Longhi

RESTIAMO UNITI, UNO SGUARDO AL FUTURO.

Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione europea.

(Discorso al Nobel Prize Summit: “Our Planet, Our Future”. 26-28 aprile 2021)

“Quest’anno il mondo intero si è rivolto alla scienza per capire cosa stava succedendo, cos’era questa forza invisibile che ha distrutto le nostre vite e le nostre comunità.

Ci siamo rivolti alla scienza per consigli e per soluzioni e in meno di 10 mesi dopo l’inizio della pandemia furono approvati i primi vaccini.

Se oggi abbiamo speranza è grazie a uomini e donne che hanno dedicato la vita al laboratorio, in una carriera di duro lavoro e molto spesso con pochi riconoscimenti.

Non dimenticherò quanto la comunità scientifica ci ha aiutato nei momenti più difficili di quest’anno.

Dai primi giorni della crisi mi sono incontrata regolarmente con un gruppo di scienziati presieduto dal virologo Peter Peart e lavorare con loro mi ha ricordato la frase di Rudolf Virgil, un medico del 19° secolo autore di uno studio fondamentale sulle epidemie, che ho sentito per la prima volta quando ero una studentessa di medicina in Germania: “la politica non è nient’altro che medicina su larga scala”.

Non riesco a pensare ad una migliore definizione di tutto quello che abbiamo fatto quest’anno; facendo affidamento sulla scienza abbiamo provato a mettere la politica al servizio della scienza e della sanità pubblica.

Per esempio un anno fa l’Europa ha contribuito a creare l’acceleratore contro il covid 19.

L’acceleratore funziona per lo sviluppo mondiale di vaccini, terapie e diagnostiche contro il covid 19.

Covax è parte di questa iniziativa, è una struttura globale che rende i vaccini disponibili e convenienti

a tutti i paesi a basso e medio reddito con il finanziamento dei paesi ad alto reddito.

La scienza ci dice che dobbiamo combattere il virus in tutti gli angoli del mondo e questa è la sola strategia efficace contro la pandemia, ma per questo ci vuole cooperazione internazionale.

Abbiamo bisogno della politica intesa come medicina a larga scala.

Oggi vorrei spiegarvi tre perché e i tre come i nostri governi hanno bisogno di lavorare con la scienza:

  • la prima ragione è che abbiamo bisogno della scienza per dare senso al mondo che ci circonda;

  • secondo, abbiamo bisogno di una scienza che ci guidi;

  • e terzo, abbiamo bisogno della scienza per trovare nuove soluzioni alle sfide dei nostri tempi e per alimentare innovazione per un pianeta sano.

Quindi lasciatemi iniziare con il primo punto, la scienza per dare un senso al mondo.

La pandemia ha già ucciso quasi tre milioni di persone, è difficile capire tale tragedia e quanto sia fragile la nostro vita. Ma la scienza ci mette in guardia da anni, gli scienziati ci hanno detto che la salute umana, la salute degli animali e la salute del nostro pianeta sono un unico concetto di salute.

Ora tutti vedono ciò attraverso la distruzione delle foreste, i contatti tra la fauna selvatica e gli esseri umani sono aumentati massicciamente a causa della perdita di biodiversità, le cosiddette specie tampone stanno scomparendo e nuovi agenti patogeni stanno trasmigrando con crescente intensità dagli animali agli umani. Abbiamo ignorato gli avvisi di sars, mers ed ebola, quindi dobbiamo cambiare rotta perché siamo entrati nell’era delle pandemie.

Durante questo vertice ascolteremo il prof. Johan Rockstrom che è tra quelli che hanno elaborato l’idea dei confini planetari, nove limiti che l’umanità non dovrebbe superare se non vogliamo subire conseguenze irreversibili e devastanti (ndr: i nove limiti sono: Cambiamento climatico, Perdita di biodiversità, Interferenza con i cicli del fosforo e dei nitrogeni, Riduzione dello strato dell’ozono, Acidificazione dei mari, Uso dell’acqua, Cambio d’uso della terra, Carico di aerosol nell’aria, Inquinamento chimico).

Il prof. Rockstrom, le cui ricerche siamo fieri di aver finanziato, ci sta dicendo che abbiamo superato quattro di questi nove confini (Cambiamento climatico, Perdita di biodiversità, Interferenza con i cicli del fosforo e dei nitrogeni, Riduzione dello strato dell’ozono), così dobbiamo agire subito, prima che sia troppo tardi.

E l’Europa sta agendo: su questa base abbiamo costruito il Green Deal europeo e ci siamo impegnati a tagliare almeno il 55 % delle nostre emissioni di co2 già in questo decennio e a proteggere almeno il 30 % di terra e di mare.

Ora vogliamo proporre gli stessi obbiettivi a livello globale, al prossimo vertice sulla biodiversità delle Nazioni Unite, che sarà per la biodiversità quello che fu l’accordo COP 21 di Parigi per il clima.

La scienza ci sta aiutando a dare senso a un mondo che cambia e l’Europa la sta ascoltando, e questo mi porta al secondo punto: abbiamo bisogno che la scienza guidi il nostro lavoro quotidiano.

L’Europa sta lavorando a stretto contatto con i tre panel scientifici internazionali che alimentano il tavolo dei decisori politici: IPCC per il clima, IPBS per la biodiversità e IRP per le risorse e l’economia circolare.

Le loro ricerche sono state essenziali per costruire un consenso internazionale sullo stato di salute del pianeta, ora è il momento di trovare modi di lavorare meglio insieme a queste piattaforme, perché tutto è connesso: salute, pianeta, umanità.

Quindi dobbiamo unire anche il nostro lavoro politico sul clima, sulla biodiversità e sulla circolarità per un più efficace multilateralismo guidato dalla scienza.

Il mio terzo e ultimo punto è che abbiamo bisogno della scienza per innovare e trovare soluzioni per le sfide della nostra epoca e questo significa che gli scienziati devono avere adeguate risorse per il loro lavoro. Pensiamo per esempio ai vaccini basati su mrna, oggi questa è un’idea multimiliardaria, ma non è sempre stato così. La madre dei vaccini mrna, la prof.ssa Catalin Carico, ci ha ricordato di recente come negli anni ’90 abbia avuto difficoltà a trovare i soldi per le sue ricerche, ma non si è mai arresa e con il tempo altri ricercatori si sono uniti alla sua battaglia, tra cui il team Biontec che poteva contare su diverse borse di studio dell’Unione europea.

I nostri scienziati devono avere la libertà di esplorare le frontiere della conoscenza e per questo i governi devono sostenere la scienza pura e la ricerca di base.

Questo è il fondamento del progresso umano e allo stesso tempo è anche fondamentale contribuire a portare le scoperte dal laboratorio al mercato.

Accanto alla scienza pura abbiamo bisogno della scienza transdisciplinare, che colleghi i ricercatori alle imprese, ma anche ai clienti e alla società civile. Con questo in mente abbiamo sviluppato il nuovo programma di ricerca “Horizon Europe”; il più grande programma di ricerca e innovazione transnazionale finanziato con fondi pubblici.

Con “Horizon Europe” lanceremo anche nuove missioni di innovazione che mirano a trasformare il modo in cui viviamo e il modo in cui operiamo su questo pianeta. Prevediamo cinque missioni di ricerca che saranno sviluppate con un approccio partecipativo con i cittadini:

  1. sconfiggere il cancro

  2. rendere l’Europa resiliente al clima

  3. risanare i nostri oceani e le nostre acque

  4. 100 città climaticamente neutre al 2030

  5. prendersi cura della terra

Ultimo ma non meno importante, oltre alla trasformazione tecnologica abbiamo bisogno della trasformazione culturale. Per questo dobbiamo essere molto più bravi a portare la scienza in ogni casa e in ogni comunità.

Dobbiamo investire nell’istruzione scientifica a tutti i livelli; dobbiamo aiutare i nostri figli a capire la pandemia, come è iniziata e come possiamo fermarla, con l’educazione al clima dobbiamo aiutarli a capire come funziona il nostro pianeta e come salvarlo. Una cultura scientifica diffusa in ogni scuola è l’unico antidoto contro una mentalità che vede complotti ovunque.

Quindi, le nostre democrazie hanno bisogno di scienza e di un nuovo illuminismo; è per questo che questo vertice dei premi Nobel è un’ iniziativa così importante.”.



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  1. Cristoforo BonoDecisivo l'aver riportato interamente l'intervento di Ursula
    13 maggio 2021 • 07:14Rispondi
    • Giuseppe LonghiCiao Cris, anche il doc dei premi Nobel non mi sembra male. Tutto bene?
      13 maggio 2021 • 10:37
  2. Cristoforo BonoCerto
    14 maggio 2021 • 18:49Rispondi
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