8 gennaio 2020

I DUE PAPI

L'eccezionalità storica di due vescovi al soglio pontificio


BorsottiRegia di Fernando Meirelles
Con Anthony Hopkins e Jonathan Pryce.
Genere : drammatico, biografico
Produzione : Netflix, 2019

L’impegno produttivo di Netflix , che negli anni ha fatto buona parte delle sue fortune, questa volta ci regala una pellicola “ ispirata a fatti reali ”, mettendo in scena l’incontro-scontro tra due uomini al vertice del ministero petrino. Con essi prende corpo la frattura che attraversa la Chiesa cattolica, tra progresso e tradizione, apertura e dogma, all’ombra degli scandali sessuali ed economici del tempo. Un terreno non facile, narrativamente parlando, che il regista Fernando Meirelles (City of God) e lo sceneggiatore Anthony McCarten (La teoria del tutto) mostrano di saper affrontare efficacemente e non senza astuzie sceniche.

Papa Benedetto XVI convoca a Roma l’allora cardinale Bergoglio, siamo nel 2013. L’intenzione è quella di confrontarsi con il suo più aspro critico, mettendolo a parte della decisione di dimettersi dalla carica di Pontefice romano. Ne nasce un sodalizio costruito sull’intimità del dialogo, dove senso di colpa e fede, al netto di visioni contrapposte ed irriducibili, si risolveranno nella storica formula di due Papi.

Si potrebbe asserire che il film conceda molto al romanzato, trovando il suo vero punto di forza nella solidità dei personaggi e nella misura d’eccellenza degli interpreti. Anthony Hopkins (Il silenzio degli innocenti) e Jonathan Pryce (Brazil), sulla base della già sorprendente somiglianza somatica, curano nel dettaglio la voce e lo “spirito”, sarebbe il caso di dire, di chi interpretano. Da un lato Sir Hopkins fa di Ratzinger l’intellettuale e il teologo che è, usando un approccio teatrale che restituisce la crisi profonda che lo attraversa ; dall’altro Pryce, con naturalezza , mette in scena il cambiamento del sudamericano Bergoglio, così lontano dalle logiche Vaticane e pieno di senso di colpa per l’Argentina della Junta militare.

Dunque, la materia delle confessioni dei due Papi, momento apicale del film, è anche il più politicamente delicato, e per questo foriero di non poche critiche al regista, ritenuto da taluni troppo conciliante.

Ma occuparsi di sentenze “sbilanciava il film” – afferma Meirelles – “che sarebbe divenuto sui peccati della Chiesa, mentre voleva essere sui due personaggi, sul loro rapporto, sul perdono e la riconciliazione. Sarebbe stato un buon film, ma non il nostro film.”

Il cineasta preferisce chiaramente la sostanza cinematografica alla deriva scandalistica. Lo fa curando le scenografie maestose e l’immagine, con l’uso degli ambienti e delle musiche per sottolineare i sentimenti, gli stessi che finiscono per catturare il pubblico. Un cinema che ha poco dell’impianto commerciale a cui farebbe subito pensare Netflix e che, difatti, incassa 4 nomination ai Golden Globe 2020.

Andrea Borsotti

 

Voto (da 1 a 10) : 7



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