14 dicembre 2019

STARTUPPERS VS HATERS: CHI ODIA PAGA

Innovazione “con un perché”


Nella mia (breve ma larga) vita ho fatto tante cose. Nessuna di cui mi sono pentito. Molte con un denominatore comune: l’innovazione. Due master (uno al Sant’Anna di Pisa e uno in California) sull’imprenditoria e l’innovazione. Un brevetto (in ingegneria meccanica mentre studiavo finanza a Padova). Due incubatori di startup (uno creato a 28 anni in Silicon Valley per conto della casa madre italiana, uno a Roma per conto di un italiano conosciuto in Silicon Valley). E poi finalmente il mio venture accelerator di startup tecnologiche, la mia “azienda che fabbrica aziende”: Nuvolab.

inguscio

Ora, dopo 10 anni passati a fare da co-pilota a centinaia di startup (di cui 14 da noi partecipate o co-fondate, 2 exit e 1 write-off) in Nuvolab, mi sembrava giunto il momento di riprendere in mano il volante con una macchina “mia”. Il tutto prima di arrivare ai 40 anni (oggi sono a 38).

Tornare ad imparare nel modo migliore: facendo startup (scalabile), visto che l’imprenditorialità non si impara sui banchi di scuola ma sul campo.

Già nel 2017, quando l’idea di cui vi parlerò è stata concepita, l’odio online mi sembrava un male da estirpare dalla nostra società. Pensando alle ripercussioni diseducative (per chi lo vedeva sui social) e psicologiche (per chi lo subiva sui social) di questo fenomeno ho pensato che laddove non arrivava il nostro sistema educativo, chiaramente fallimentare contro questi “leoni da tastiera” che girano indisturbati nella Rete, e il nostro sistema giuridico, troppo lento e costoso per imbrigliare in modo efficace questo nuovo male della Rete, lì poteva arrivare l’innovazione.

In questo caso invece che una società di servizi come Nuvolab ho preferito creare una società di prodotto (digitale e) scalabile. Perché sono quelle che preferisco e che hanno il maggiore potenziale economico. Però nel corso del tempo ho scoperto di apprezzare le aziende che oltre a fare soldi fanno del bene. Quelle che hanno un impact sociale o ambientale. Per me sono startup che non si limitano a fare innovazione ma fanno meaningful innovation, una innovazione “con un perchè” e che risolve i problemi della nostra società. Purtroppo in Italia non ne vedo tante che facciano del bene (startup “sociali”) e siano allo stesso tempo siano “fatte bene” (con un team competente e una piattaforma tecnologica solida) e che “paghino bene” (business model scalabile e redditizio).

E così, pensando che non ci può essere vera innovazione se non è “meaningful”, se non ha un significato… ho accettato la sfida!

Oggi offendere non costa nulla, è veloce e facile. La difesa, al contrario, è costosa, richiede tempo e sembra sempre inaccessibile. C’è uno “spread di giustizia” enorme tra offesa e difesa che vorremmo colmare: non è giusto che solo VIP ricchi e famosi possano tutelarsi legalmente se vengono insultati sui social. Con COP (il nome della startup che ho creato) vorrei contribuire a democratizzare l’accesso delle persone alla tutela dei propri diritti.

Nonostante l’odio online dilaghi e i mezzi per offendere siano “a portata di click” di chiunque, gli attuali strumenti di tutela legale non permettono di difendersi in modo altrettanto agevole: le azioni intraprese per canali tradizionali spesso non sono tempestive, hanno dei costi alle volte anche ingenti e, spesso, gli utenti non ne conoscono le modalità di utilizzo. Rispetto a soluzioni simili ma “analogiche” (rivolgersi al classico avvocato) i nostri tempi di reazione, costi di attivazione e complessità di utilizzo del servizio saranno di un ordine di grandezza inferiori a quelli di una soluzione tradizionale.

Le vittime di odio online grazie a Chi Odia Paga (la piattaforma gestita da COP e che trovate su www.chiodiapaga.it) potranno capire velocemente se uno specifico attacco che subiscono dagli “odiatori” della rete è effettivamente un reato e, direttamente online, con pochi click attivare in modo veloce, economico ed efficace tutte le difese legali previste dalle policy del media utilizzato dall’hater e dall’ordinamento giuridico italiano laddove ve ne sono i presupposti. Dalla semplice richiesta di rimozione degli insulti (c.d. “take down”) fino ad arrivare all’invio di diffide, esposti al questore e denunce e querele, in base alla gravità del reato commesso online dagli haters: una sorta di servizio di “denuncia as a service”.

Per realizzare COP stiamo mixando risorse di diverso tipo:

  • Capitali coraggiosi: come investitore abbiamo scelto e siamo stati scelti da Oltre Venture, l’unico fondo che fa impact investing in Italia e finanzia “il bene fatto bene”. Startup che hanno un significato sociale e ambientale e non solo economico.
  • Competenze giuridiche: il nostro advisor legale è l’avvocato Giuseppe Vaciago, uno dei massimi esperti di digital forensics in Italia, tra i primi a scriverne quasi venti anni fa, fra i primi a gestire cause che incrociavano digitale e diritto e sicuramente uno degli avvocati con maggiore esperienza sul tema reputazione online e reati penali sui social network.
  • Competenze tecniche: il nostro CTO (Chief Technical Officer) è l’ingegnere Francesco Grotta, conosciuto sul campo mentre facevamo una delle nostre prime startup e con oltre dieci anni di esperienza nel fare piattaforme tecnologiche scalabili.
  • Un team per far accadere le cose: sia l’avvocato Nicole Monte che Cristina Moscatelli (il nostro core team operativo è tutto al femminile) sono estremamente motivate e orientate all’obiettivo.

Non so se questo viaggio mi porterà a creare un nuovo “unicorno”, una startup che vale almeno 1 miliardo di dollari nonché il sogno proibito di tutti gli startupper. Ma sinceramente non mi interessa. Sto tornando ad imparare. Sto conoscendo ragazzi motivati e competenti che si stanno unendo strada facendo al nostro team e mi motivano ad osare ogni giorno di più. Sento di stare aiutando tantissime persone. Finalmente i miei genitori capiscono cosa faccio e lo apprezzano (non che creare società di intelligenza artificiale o di sviluppo software fosse meno utile ma sicuramente era meno comprensibile e “raccontabile” ai più).

Non ultimo: sono felice. E se riprendo in mano un libro recentemente scritto da un imprenditore che stimo e ammiro, Marco Trombetti ne “Il Nuovo Principe”, alla fine non è proprio questo lo scopo per cui le persone dovrebbero fare impresa? “Essere felici per un lavoro ben fatto per chi verrà dopo di noi e di cui essere orgogliosi”.

E sono sicuro che quando vedrete Chi Odia Paga in azione (oggi abbiamo solo una landing page, la piattaforma va online ad inizio 2020) mi darete ragione. E se ancora avete dubbi date un occhio al nostro video di lancio e poi ditemi se il mondo non ha bisogno di noi… e di voi. Vi aspetto dalla nostra parte. Iscrivetevi alla nostra mailing list in calce al sito e siate pronti che tra poco si comincia!

Francesco Inguscio

Nuvolab, CEO & Rainmaker



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