12 dicembre 2019

LA CORSIA DELLA MEMORIA

Come Renzo Dionigi si è visto vivere


Bellon_16.12Un anziano che non abbia nulla da dire ai giovani può chiudere bottega… È una pericolosa illusione credere che la realtà che ognuno ha vissuto sia unica, ma è giusto che le successive generazioni ne abbiano conoscenza”: Renzo Dionigi oggi ha quasi 80 anni, una splendida carriera da chirurgo e professore emerito di Chirurgia Generale, tra Milano, Pavia, Cincinnati. E infine Varese, dove è stato Rettore dell’Università Insubria dal 1998 al 2012.

Con La Corsia della memoria (Interlinea Edizioni, 2019, pp. 410) fa ordine nella sua mente, partendo da quei ricordi giovanili che persistono in modo vivo, come la cerimonia della sua cresima, quando il cardinale Schuster gli unge la fronte e gli dà il rituale buffetto sulla guancia destra nella chiesa di San Giovanni in Laterano a Milano, e quando lo zio Ezio, al termine della cerimonia, gli offre un gelato al bar Basso nella vicina via Plinio.

Un libro che fa riflettere, soprattutto in questi ultimi giorni dell’anno in cui ognuno di noi tende a chiudere il bilancio. Tutt’altro che economico, il bilancio di Dionigi. Nel fugit inexorabile tempus, il chirurgo si cimenta in un’avventura autobiografica. A settantadue anni il suo pensionamento, quando mani e cervello sono ancora capaci di compiere il loro dovere. Il giorno prima del suo definitivo abbandono è impegnato in una duodenocefalopancreasectomia, uno di quegli interventi che richiedono un certo impegno.

Ma l’anagrafe è inesorabile, segna una deadline dalla quale non si può scappare. Rimane una via di fuga che richiama la parte più umanistica, quella parte che andrebbe maggiormente incrementata in una società a sviluppo industriale avanzato dominata da una cultura di tipo scientifico-tecnico. Perchè, come dice Dionigi, “una società dove prevalga una monocultura tecnologica sarà priva di reattività morale di fronte a qualunque prevaricazione, forse incapace di distinguere con chiarezza il limite tra la propria indipendenza e la schiavitù.

Così – dopo decine di libri, centinaia di articoli scientifici, di storia dell’arte, di storia della chirurgia pavese e milanese, e storia medioevale – la sua penna diventa il bisturi che incide le pagine della sua vita, caratterizzata da un’indomabile passione per la ricerca e dal desiderio di approfondire temi ignoti. E lo fa non da pensionato che si ritira in riva al mare, anche se per quattro mesi all’anno ammira l’oceano dal balcone dell’appartamento di Boston, ma prevalentemente da casa, in un piccolo studio, su un tavolo pieno di tracce degli ultimi venticinque anni della sua attività chirurgica e accademica.

Tutto inizia da una chiamata, nel 1968. “Dionigiiiiiii, devi andare in America”. E’ la voce del suo maestro Massimo Campani del Politecnico San Matteo di Pavia che lo vuole mandare all’Università di Cincinnati, con una fellowship sui trapianti. Proprio in quella Cincinnati definita da Winston Churchill la più bella città dell’entroterra americano, ma non da Dionigi, forse perché vive sulla collina meno prestigiosa e signorile tra le sette. Una città situata nell’ovest americano, caldo di proteste giovanili che si schierano contro la guerra del Vietnam, legandosi alla battaglia per i diritti civili e alle filosofie che rifiutano i principi della società del capitale.

Da Cincinnati in poi è solo un crescendo, dove la bravura prende sempre il sopravvento sulla fortuna. E due grandi maestri segnano il suo percorso: Campani a Pavia e Wesley Alexander a Cincinnati. L’attività chirurgica lo ha talmente coinvolto che le immagini e i suoni della sala operatoria gli ricompaiono insistentemente nei sogni. Ora, quanto tanta della sua vita rappresenta il passato, Dionigi è diventato un chirurgo “onironauta” che opera di notte, durante il sonno. Nei suoi sogni, i 18.000 interventi in oncologia maggiore e trapianti, ma anche i tanti anni di Pavia che Dionigi ricorda con nostalgia per aver avuto l’opportunità di incontrare maestri e allievi dotati di lealtà, onestà intellettuale, senso del dovere, gusto del lavoro.

Tra queste qualità, ne aggiunge un’altra, l’educazione, che nella nostra società è diventata tanto rara.

Cristina Bellon



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  1. beniamino bragaComplimenti è un articolo scritto bene,su una leggenda della chirurgia.Fabio
    12 gennaio 2020 • 15:00Rispondi
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