14 novembre 2019

PROGRAMMI STIMOLANTI

In Sala Greppi a Bergamo e alla Triennale


La settimana appena trascorsa due concerti un po’ fuori del comune hanno stimolato l’interesse degli ascoltatori più attenti e curiosi con programmi particolarmente intelligenti: il primo alla Sala Greppi di Bergamo, il secondo al Teatro della Triennale a Milano. Sala Greppi è uno dei miracoli italiani. E’ un piccolo spazio teatrale, privato, di quattrocento posti, di cui ci eravamo già occupati nel 2010 su questo giornale in occasione di un ottimo concerto bachiano di Gianluca Luisi. Il miracolo è quello di riuscire a mettere insieme da quasi quarant’anni una stagione di musica da camera di tutto rispetto: quest’anno sono stati ospiti di Sala Greppi e del suo dinamico direttore artistico Stefano Lania, il Trio di Parma, il Quartetto di Cremona, Andrea Lucchesini, Mario Brunello (solo per citarne alcuni) mentre l’altra sera vi abbiamo ascoltato il duo pianistico formato da Monica Leone e Michele Campanella.

Viola_19.11

La cosa che più ha sorpreso del concerto Leone-Campanella non è tanto la qualità – ancorché eccelsa – della prestazione offerta da questa famosa coppia di musicisti, quanto l’interesse e la originalità del programma che, nella prima parte, prevedeva la Fuga a tre soggetti dall’Arte della Fuga di Johann Sebastian Bach (BWV 1080) seguita dalla Fantasia Contrappuntistica per due pianoforti di Ferruccio Busoni (BV 256b). Nella seconda parte la Sonata in fa minore per due pianoforti di Brahms, eseguita peraltro in modo esemplare, rientrava per così dire nella normalità – benché di ascolto non frequente – e pertanto su di essa non abbiamo motivo di soffermarci.

Per quanto concerne invece l’accoppiata Bach-Busoni, è noto come essa abbia rappresentato nella storia della musica un forte e curioso segno di intimità, una sorta di filo conduttore fra l’inizio del settecento e l’inizio del novecento (nell’anno 1700 Bach aveva 15 anni e nel 1900 Busoni ne compiva 34) cioè nell’arco dei due secoli che nell’immaginario collettivo contengono l’intero patrimonio della musica oggi propriamente chiamata “classica”. (Fra le opere che legano Busoni a Bach non possiamo dimenticare quel capolavoro assoluto della Ciaccona che conclude la seconda Partita in re minore per violino solo di Bach, che è stata magistralmente trascritta per pianoforte da Busoni, e della quale ci resta la memorabile esecuzione registrata da Arturo Benedetti Michelangeli). Il programma costruito da Leone e Campanella ha rivelato un’altra prova dello stretto legame fra Bach e Busoni, perché molto intelligentemente i due pianisti hanno fatto trascrivere la Fuga di Bach per due pianoforti e l’hanno eseguita senza soluzione di continuità come introduzione alla Fantasia di Busoni.

Il senso di questa operazione è facilmente spiegabile: poiché l’Arte della Fuga una delle ultime opere del Kantor (anni 1747/49), che insieme all’Offerta Musicale rappresenta una sorta di trattato della polifonia contrappuntistica – è rimasta incompiuta, Busoni ha pensato con la sua Fantasia di proporne una possibile conclusione (anche se poi, come dice lo stesso titolo dell’opera, si è allargato ed allontanato dal rigore bachiano). L’opera di Bach consiste in una raccolta di fughe e canoni a più voci senza alcuna indicazione circa gli strumenti su cui eseguirli, per cui sono più che legittimi i due pianoforti adottati sia da Busoni che dal duo pianistico che enfatizzano la struttura polifonica e si rapportano alle tastiere e alla pedaliera dell’organo, strumento principe di Bach. E poiché i temi su cui Busoni ha costruito la Fantasia Contrappuntistica sono esattamente i tre soggetti della Fuga di Bach, questa non solo si presta perfettamente ad introdurre la Fantasia ma ne anticipa e ne svela la struttura. Come ciliegina sulla torta, nella conclusione della Fantasia Busoni introduce il tema fondativo dell’Arte della Fuga (un tema di 12 note che sembrano profetiche rispetto alla serie dodecafonica) dando così prova della sintesi di cui era capace nel lavorare sul materiale bachiano.

Tre quarti d’ora di concentrazione e di riflessione sulla musica, sul suo significato, sui doni di cui essa è portatrice, ma forse ancora di più sul valore assoluto che permane nei secoli e può venirne arricchito da chi, come Busoni con Bach, ci si avvicina con perizia e nei modi appropriati; ma anche da chi, come il duo Leone-Campanella, impegna la propria vita a far rivivere quei valori e ad offrirli a quanti, come noi, non potrebbero altrimenti goderli.

L’altro programma non meno intrigante è stato proposto domenica sera alla Triennale dagli organizzatori di Book City a conclusione della gigantesca operazione che per tre giorni ha felicemente invaso Milano: una contaminazione fra letteratura e musica, fra parole e note, fra scrivere e suonare, fra leggere ed ascoltare, annoverabile fra le “convivenze” cui era dedicato il weekend fra i libri.

Protagonisti della serata sono stati l’attrice Anna Nogara, che ha letto con sottile ironia “Un concerto di 120 professori” dall’Adalgisa di Gadda, la mezzosoprano Adriana di Paola, che con la sua bella e calda voce profonda ha cantato tre Lieder di Schubert su testi di Goethe orchestrati da Max Reger e da Richard Strauss, ma soprattutto la giovanissima – non giovanile! – orchestra LaFil-Filarmonica di Milano (di cui abbiamo recentemente parlato a proposito della sua Maratona Brahms al Conservatorio) che ha concluso la serata con la Seconda Sinfonia di Beethoven assai ben diretta dal giovane italo-argentino Marco Seco.

Ciò che più ha impressionato dei due concerti, di Bergamo e di Milano, è stata l’energia e la vitalità che promanava dal palcoscenico: da una parte Monica Leone e Michele Campanella, partners nella musica e nella vita, antidivi per eccellenza, palpabilmente animati da un profondo anelito verso la ricerca e la trasmissione di nuove emozioni; dall’altra i giovani e i maestri dell’orchestra filarmonica che sprigionavano la gioia del suonare insieme e l’entusiasmo nel condividere le proprie esperienze e competenze musicali con quelle di un’attrice e di una cantante. Un’armonia, un impegno, una serietà paradossalmente all’opposto della visione che abbiamo della nostra società, così come oggi ci viene trasmessa dalle cronache quotidiane.

Paolo Viola



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Marialuisa FumagalliInteressanti e concisi articoli musicali che riguardano piccole e pregevoli realtà nel mondo della musica.A Bergamo oltre alla sala Greppi esiste la Società del Quartetto di antica data che con grande fatica (poche sovvenzioni ) cerca di portare avanti il compito conoscenza musicale,cercando nuovi talenti .
    2 ottobre 2020 • 09:20Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


9 aprile 2024

VIDEOCLIP: LA MUSICA COME PRODOTTO AUDIOVISIVO

Tommaso Lupi Papi Salonia






20 febbraio 2024

SANREMO 2024: IL FESTIVAL CHE PUNTA SUI GIOVANI

Tommaso Lupi Papi Salonia



20 febbraio 2024

FINALMENTE

Paolo Viola



6 febbraio 2024

QUANTA MUSICA A MILANO!

Paolo Viola



23 gennaio 2024

MITSUKO UCHIDA E BEETHOVEN

Paolo Viola


Ultimi commenti