14 novembre 2019

PARASITE

L’attacco parassitario alla ricchezza


Braga_16.11Regia di Bong Joon-ho
Con Song Kang-ho, Lee Sun-kyun, Cho Yeo-jeong, Choi Woo-shik, Park So-dam…
Genere: thriller, commedia, drammatico
Produzione: Corea del Sud, 2019
Durata: 132 minuti

Il regista sudcoreano Bong Joon-ho conquista l’Europa e non solo. Parasite ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes 2019, diventando il primo film della Corea del Sud ad aggiudicarsi il premio. La pellicola arriva finalmente nelle nostre sale dopo un successo internazionale ed incassi esorbitanti, pari a cento milioni di dollari.

Parasite è una satira sociale, una commedia, ma allo stesso tempo un thriller, un action movie. È un film cinico dal punto di vista drammaturgico. Si riconosce lo zampino, nella regia, di Bong Joon-ho, artista che conosciamo per lavori quali The Host, Memories of Murder o Snowpiercer, dove già veniva mostrata la sua esuberanza e imprevedibilità. Questa sua ultima pellicola è molto coinvolgente, è veloce e incessante, ti domina dal punto di vista spettatoriale lasciandoti esterrefatto.

Grazie alla falsificazione di alcuni documenti, Ki-woo, figlio di una famiglia povera che vive di sussidi, riesce a trovare lavoro come insegnante privato. Il suo compito è quello di far apprendere l’inglese alla figlia di una coppia ricca, i Park. Questo sarà l’inizio di eventi alquanto inaspettati, tragici ma anche molto divertenti. Al contrario delle opere precedenti, questa volta Jon-ho non utilizza né creature, né elementi soprannaturali. Ci sono solo due famiglie e l’analisi brutale di una disuguaglianza di classe nella società coreana quanto in quella internazionale.

Fin da subito ci viene sbattuta in faccia questa immagine forte di una famiglia derelitta che fa fatica a sbarcare il lunario. L’inquadratura proviene dal basso, dalla povertà massima, e prosegue verso l’alto. Ma nonostante questa condizione esistenziale deleteria, la famiglia è più unita che mai. Dalla Seul squallida, metropoli dove è stato ambientato il film, si sale per le scale e si arriva nella casa dei Park. C’è un’ascesa dove chi è povero vuole diventare ricco. Si osserva un attacco parassitario – come ci dice il titolo del film – alla ricchezza, a ciò che la famiglia di Ki-woo non ha mai avuto.

Nel film è percepibile un nono personaggio oltre agli attori delle due famiglie: la casa. Attraverso una finestra minuscola che si affaccia su un vicolo, dove un ubriaco urina sempre, si accede alla dimora del protagonista. Un sotterraneo dove entrano rumori e sporcizia, dove si lotta per cercare la connessione Wi-Fi. Al contrario, sembra che i Park non abbiamo paura di essere osservati. Dalla loro enorme vetrata che si affaccia sul giardino si intravede tutto. Il regista ha quindi una sua logistica ed è riuscito a captare il valore che hanno gli oggetti di scena facendoli diventare parte integrante della propria opera.

Tramite Ki-woo e il suo background, il regista sembra voler dirci che anche gli ultimi sono convinti di meritare il diritto alla felicità. La pellicola vuole farci riflette sul desiderio coreano di benessere e ricchezza. Ma questa ambizione non è uguale alla nostra?

Parasite è un possibile candidato agli Oscar. È stato selezionato per rappresentare la Corea del Sud nella categoria per il miglior film in lingua straniera ai premi Oscar 2020. Ce la farà?

Samuela Braga

Voto (da 1 a 10)? 9,3



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  1. JennyFilm strepitoso da guardare con attenzione la Corea non è tanto diversa dalll’Italia
    20 novembre 2019 • 09:35Rispondi
    • Samuela BragaConcordo pienamente!
      21 novembre 2019 • 16:48
  2. Franco MorgantiDevo dire che alla seconda pisciata dell 'ubriaco me ne sono andato
    21 novembre 2019 • 07:54Rispondi
  3. beniamino bragaDopo avere letto la recensione ,incuriosito sono andato a vedere il film,poi sono ritornato a rivederno 2 fiorni dopo.Grazie .
    12 gennaio 2020 • 14:27Rispondi
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